Peaky Blinders è una di quelle serie TV poco conosciute che varrebbe la pena di scoprire. Prodotto da BBC Two e da noi disponibile su Netflix, lo show è arrivato alla terza stagione (ancora inedita in Italia) ed è capace di tenere incollati allo schermo, offrendo un livello qualitativo assolutamente ragguardevole.
Le vicende narrate nella serie iniziano nel 1919, sullo sfondo cupo di una Birmingham, sporca, desolata e violenta, con la guerra appena finita ma ancora presente, che segna i volti e la mente di chi è tornato dal fronte e di chi invece, un ritorno, lo ha atteso. Anche Tommy Shelby (Cillian Murphy) è tornato dalla guerra per stabilirsi nuovamente nel malfamato quartiere di Small Heat e riprendere le operazioni criminali, portate avanti in loro assenza dalla zia Polly (Helen McCrory), assieme ad un nutrito gruppo di scagnozzi, piccoli criminali, allevatori di cavalli e clan di gitani imparentati con gli Shelby, che compongono la gang dei Peaky Blinders. La gang finisce nel mirino del detective di Belfast Chester Campbell (Sam Neill), che è stato mandato a ripulire la città dal peccato e per recuperare delle armi evitando che finiscano nelle mani dell’ IRA.
Mentre nella prima stagione vedrete i Peaky Blinders tentare di rafforzare il loro potere nella natia Birmingham, nella seconda, ambientata nel 1921, a due anni dalla prima stagione, Tommy e la sua cricca punteranno ad annettere al loro dominio anche Londra, attraverso contatti e scontri con la malavita della città. Nella terza stagione – non anticipiamo nulla – gli Shelby saranno sottoposti a una serie di avversità e sfide ancora più impegnative.
Peaky Blinders, che è nata dalla mente di Steven Knight, attinge da fatti di cronaca dell’epoca, ‘romanzando’ le vicende che nella realtà hanno visto per protagonisti i membri di una gang di Birmingham che pare abbia tenuto in pugno la città all’inizio del 20esimo secolo; i Peaky Blinders, appunto. La leggenda vuole che il nome derivi dal fatto che i membri della suddetta gang avessero l’abitudine di cucire delle lamette nella visiera dei loro cappeli (“peak”) usandoli poi come armi, per sfregiare i loro nemici durante gli scontri. Assieme ai riferimenti di cronaca e agli eventi storici, troviamo il romanzo, le storie d’amore, gli intrighi e i legami familiari, tessuti in una trama coinvolgente, piena di dettagli, capace di trascinare lo spettatore dentro al racconto: tra accordi illeciti, risse, scioperi operai, fabbriche fumose, corse di cavalli e scazzottate, si viene catapultati in gangster drama per nulla leggero, che diventa anzi più violento ed emotivamente coinvolgente con il susseguirsi delle stagioni (ognuna composta da sei episodi). Peaky Blinders è un prodotto esteticamente e tecnicamente ben costruito, ma c’è da dire che il pilot della prima stagione, uscito nel 2013, al momento della messa in onda ricevette alcune critiche negative sul ritmo narrativo, ritenuto troppo lento. Sin dalla prima scena, però, non si può non notare la fotografia mozzafiato e la colonna sonora, anacronistica ma in linea con il tono noir (Nick Cave and the Bad Seeds in sigla di apertura, tanto per citare qualche nome). Serie così belle si vedono raramente ed è un peccato che, almeno in Italia, la serie non abbia il riconoscimento che merita. La BBC Two ha da poco confermato l’uscita della quarta e della quinta stagione, rispettivamente nel 2017 e nel 2018, perciò avete tutto il tempo per recuperate questo gioiellino.
Peaky Blinders, un invito alla visione
Di Angela Cori
Un invito a scoprire l'ottimo gangster drama inglese con Cillian Murphy e Sam Neill, disponibile su Netflix.