Bisogna ammetterlo, i francesi sono bravi a realizzare commedie: da Giù al Nord a Quasi Amici passando per Emotivi Anonimi e Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, i transalpini, negli ultimi anni, sfornano di continuo pellicole comiche di qualità che sbancano i botteghini nazionali e riscuotono anche grande successo internazionale per la loro straordinaria capacità di toccare tematiche sociali importanti trattandole con grande leggerezza e classe, senza mai scadere nel volgare; non fa eccezione a questo filone Torno da mia madre, il nuovo film di Eric Lavaine già campione di incassi in Francia che uscirà in Italia il 25 agosto, distribuito da Officine UBU, e che tratta il fenomeno della cosiddetta “generazione boomerang”, ovvero coloro che sono costretti a tornare a vivere dai propri genitori dopo aver perso il lavoro.
Il film comincia con uno split screen che ci introduce Stéphanie (Alexandra Lamy), una donna di 40 anni che, per colpa del fallimento del suo studio da architetto, si ritrova senza un’occupazione con un figlio a carico e questo non le lascia altra scelta che ritornare a casa della madre Jacqueline (Josiane Balasko); la donna accoglie la figlia a braccia aperte ma la convivenza non sarà semplicissima tra le due per le singolari abitudini di Jacqueline che nascondono, in realtà, un grande segreto. Quando però tutta la famiglia si riunisce a cena, ecco che comincia la battaglia tra Stéphanie e i suoi fratelli, che non vedono di buon occhio il ritorno della sorella: qui infatti invidie e regolamenti di conti affioreranno ferocemente, mettendo così a repentaglio l’armonia familiare.
Il tema della “generazione boomerang”, in un paese in crisi come la Francia, è un argomento molto sensibile (si calcola che siano coinvolti circa 410.000 Francesi adulti) e realizzarci sopra una commedia poteva trasformarsi in un’arma a doppio taglio ma la pellicola di Lavaine riesce nell’intento di far ridere senza mai banalizzare un problema che, soprattutto nei paesi del Sud Europa, sta assumendo proporzioni davvero preoccupanti. Il film è diviso in due parti: la prima parte, quella del ritorno a casa, è una vera e propria dramedy (non pochi sono infatti i momenti malinconici della protagonista) mentre la seconda ha gli stilemi tipici della classica commedia degli equivoci; la regia di Lavaine è pulita, fluida ed estremamente essenziale, con una predilezione per i colori caldi (il film è ambientato nel sud della Francia) e un’impostazione, soprattutto nella seconda parte, molto teatrale (il regista ammette che questo film poteva essere tranquillamente una pièce di teatro). La vera forza trainante del film però sono le due protagoniste, Alexandra Lamy e soprattutto Josiane Balansko: l’attrice sessantaseienne è la vera protagonista del film grazie alla sua straordinaria vitalità (non è un caso che le scene migliori abbiano la Balansko al centro della scena) e alla grande intesa con la Lamy , che non sfigura accanto alla sua esperta collega (brava sia quando usa il registro comico che quello più drammatico).
La seconda parte, compreso il finale, perde l’intento iniziale di fare critica sociale, prediligendo soluzioni più classiche e convenzionali del genere ma, nonostante ciò, il film non perde di ritmo e mantiene intatta la sua capacità di intrattenere lo spettatore, che uscirà dalla sala soddisfatto dopo la visione di questa leggera e piacevole pellicola.
Torno da mia madre, la recensione in anteprima
Abbiamo visto in anteprima la commedia campione di incassi in Francia che uscirà nelle sale italiane il 25 agosto. Ecco cosa ne pensiamo.