Venerdì 2 Settembre; mezzogiorno e caldo torrido. In sala stampa ci sono non più di venticinque persone, accorse per sentire parlare due uomini che, prima di essere artisti, sono amanti viscerali del cinema.
Dario Argento e Nicholas Windin Refn ci hanno regalato trenta minuti di discorsi sul senso del cinema e dell’arte, partendo da alcune dichiarazioni di amore fraterno da parte dell’italiano verso Romero e finendo con una digressione di Refn su come l’arte debba essere pericolosa.
Argento ha raccontato la genesi del film, partita quando ricevette da Romero il film in una versione confusa, disordinata, da circa tre ore e contenente una musica fatta da un parente di Romero e che Dario ha semplicemente definito “sbagliata”.
Da lì si mette a lavorare egli stesso, insieme a i goblin, su quella che diverrà poi la colonna sonora del film.
“Zombi è un film molto coraggioso” ha detto Dario Argento “È un grande film politico. La distruzione del centro commerciale è un attacco alla società consumistica che sia io che George detestavamo. Il cinema è politico, non può esistere il cinema senza la politica;perché non si può andare in sala e stendersi come dei cretini per due ore. L’autore vuole farci pensare e il cinema serve a farci riflettere”.
Argento parla con il cuore in mano, pieno di una malinconia che è anche nostalgia di un cinema che non c’è più. Una giornalista gli chiede cosa pensa dell’horror contemporaneo e lui con una grande tristezza nella sillabe le risponde che il cinema horror ormai è caduto nella trappola dei sequel e della industry, ovvero quel meccanismo per cui se va bene un film se ne fanno subito altri dieci uguali, con una velocità da catena di montaggio. Argento ci consiglia di guarda in oriente per trovare il grande horror, Corea del Sud, Tailandia e Giappone sono i suoi favoriti.
Dell’Italia dice poco; l’horror nel bel paese non esiste più.
NWR, invece, da idolo della redazione quale è, ci racconta la sua visione dell’arte.
“Dario e George sono stati due registri pericolosi e, per quello che penso io, l’arte deve sempre essere in qualche modo pericolosa. Nel cinema di oggi le Major lavorano solo per incassare denaro,perché il fine ultimo e quello che stabilisce il valore di un prodotto è il ricavo che garantisce. Questo è in parte giusto” chiosa Refn”Però non dobbiamo scordarci del valore dell’arte nel mondo di oggi, del valore del cinema che esula dal guadagno. Perché fare un film è un’operazione lunga, stancante e difficile;ma fare un bel film è ancora più difficile”.
Venezia 73: incontro con Nicolas Winding Refn e Dario Argento
La conferenza stampa per la presentazione del restauro di "Zombie" offre la possibilità ai due registi di parlare della loro visione del cinema.