La 73a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia arriva alla sua conclusione e lo fa con un’altra pellicola statunitense: i remake de I Magnifici 7 firmato da Antoine Fuqua.
La scelta di aprire e chiudere la manifestazione con film americani è estremamente indicativa della definitiva caduta di un pregiudizio proprio della cinefilia del vecchio continente, almeno da parte del lungimirante direttore della mostra Alberto Barbera. Se infatti è proprio l’industria cinematografica americana a imporre il suo imperialismo culturale con produzioni mass market il più delle volte dimenticabili, è pur vero che è proprio dagli USA – e più in generale dal continente americano, se vogliamo includere anche l’America Latina – che arrivano alcuni dei lavori più interessanti presentati in quest’edizione: Arrival, La La Land, Voyage of Time, Nocturnal Animals e Jackie, ma anche El Ciudadano Ilustre, La Regiòn Salvaje e El Cristo Ciego. Una connessione diretta tra Venezia e Hollywood che si rafforza ogni anno e che, finché è forte di pellicole di tale qualità, non può che vederci soddisfatti.
I Magnifici 7 però è tutt’altro tipo di film. Certo, c’è un cast mozzafiato, di quelli che danno prestigio a una kermesse, ma il film in sé incarna un’idea di cinema su cui ci sarebbe molto da ridire.
Il western (non l’unico di Venezia 73, dato che ambientazioni affini le abbiamo trovate anche in Brimstone) è il remake di un remake che ebbe infiniti sequel (sì, siamo confusi anche noi). I Magnifici Sette di John Sturges, quello del 1960, era infatti a sua volta il rifacimento western del capolavoro di Akira Kurosawa I Sette Samurai (presentato in versione restaurata pochi giorni fa nella sezione Venezia Classici), ed ebbe un tale successo da guadagnarsi ben tre sequel (nel ’66, nel ’69 e nel ’72) decisamente dimenticabili.
Questa versione (reboot?) del 2016 è diretta da Antoine Fuqua, che pur non essendo certo un cineasta d’essai si è sempre dimostrato straordinariamente capace di coniugare intrattenimento e azione (si pensi allo scontro diretto al box office con Emmerich avvenuto con Attacco Al Potere), e apporta pochi ma essenziali cambiamenti all’originale. La storia è più o meno quella che tutti conosciamo (un gruppo eterogeneo di ‘giustizieri’ si ritrova ad aiutare i più deboli) e lo script di Nick Pizzolatto (True Detective) e Richard Wenk fa poco più che aggiornare il villain e intervenire con una diversa caratterizzazione dei ‘sette’, rendendo il cast più multietnico. Da dimenticare il finale, che tradisce lo spirito del soggetto originale.
Quel che emerge dalla pellicola sono una predilezione per un’azione spesso tanto fracassona quanto deludente e una vocazione fortemente commerciale (vera ragione dietro la piaga dei sequel), sottolineata inoltre da una campagna promozionale che si rifà vergognosamente al Tarantiniano The Hateful 8 (che ovviamente a sua volta citava Sturges). Fortunatamente il cast, su cui svettano Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke e Vincent D’Onofrio, è tanto solido da innalzare di molto il livello medio della pellicola.
In conclusione I Magnifici 7 è un film di certo non riuscitissimo e tanto meno con ambizioni autoriali, che però per i frequentatori del festival arriva dopo giornate particolarmente impegnative (tra le ultime proiezioni un film in filippino di quasi quattro ore e un dramma sull’olocausto) e rappresenta una ventata di leggerezza tutto sommato più che gradita. Il cinema d’altronde è anche questo, e guai a scordarsene.