E’ inspiegabile il fatto che in Italia si parli molto poco di Ray Donovan: esistono show che generano un’attenzione ed un hype incredibili fin dall’inizio (e, diciamolo pure, molti di questi non se lo meriterebbero proprio) e prodotti, come la serie Showtime, che sono completamente snobbati sia dagli spettatori che, se escludiamo qualche notevole eccezione, dalla critica in generale.
Faccio qui il punto della situazione, per chi ancora non conoscesse la serie.
Ray Donovan, disponibile per intero nel catalogo di Netflix Italia, racconta la storia di un personaggio, interpretato dallo straordinario Liev Schreiber, molto, molto particolare: di lavoro infatti Ray fa il fixer, ovvero colui che risolve i problemi (un pò come il Mr. Wolf di Pulp Fiction o il Mike di Breaking Bad) per conto delle star di Hollywood. Il problema del nostro eroe, all’apparenza un esemplare marito e padre, è quello di avere a carico una famiglia a dir poco disfunzionale perché, oltre alla moglie ed ai suoi due figli, deve anche badare ai fratelli Terry (Eddie Marsan), un ex pugile col morbo di Parkinson, e Bunchy (Dash Mihok), un alcolista con gravi problemi sessuali. A distruggere il precario equilibrio della famiglia Donovan ci penserà Mickey (il fenomenale, travolgente premio Oscar Jon Voight), il padre di Ray che, dopo essere uscito di prigione, rivendica il suo ruolo di capofamiglia, mettendo in questo modo i bastoni fra le ruote al figlio portandolo ad una profonda crisi esistenziale (con il passato che riaffiorerà violentemente).
In questa quarta stagione Ray e compagnia bella rischiano davvero grosso.
Il nostro buon fixer cerca di sconfiggere i suoi demoni ma una minaccia incombe spietata: la mafia russa, che ha subito un torto proprio da lui e da Mickey, è intenzionata seriamente a vendicarsi; la situazione sembra precipitare per la famiglia Donovan in maniera irreversibile ma Ray, come sempre, riuscirà a trovare il modo per affrontare questa delicatissima situazione.
Nonostante il livello qualitativo rimanga alto, quest’anno Ray Donovan ha una marcia in meno.
Parlando qualche mese fa del season finale della serie dramedy Shameless, avevamo coniato la definizione “sindrome Showtime” per spiegare ciò che succede alle serie più famose del network dopo qualche anno di vita ovvero la prassi consolidata degli autori di affiancare al plot principale (di natura orizzontale) un sottoplot stagionale per allungare l’esistenza di questi show, compromettendone però la qualità eccelsa; ebbene, Ray Donovan sta vivendo quella fase cruciale. Intendiamoci, la serie continua ancora ad intrattenere e a divertire egregiamente con la sua verve pulp e politicamente scorretta ma, rispetto agli anni scorsi, la narrazione ha perso un pò di mordente e propone soluzioni più prevedibili e convenzionali, trasformando, di fatto, Ray in un essere quasi soprannaturale (come se fosse un supereroe): va bene riuscire a cavarsela nel mondo di Hollywood e va bene pure riuscire a farla franca di fronte a qualche delinquente, ma riuscire ad affrontare la mafia russa senza subire particolari conseguenze è molto poco credibile; inoltre, alcune storylines (ad esempio quella del figlio di Ray) sembrano essere messe lì a caso per fare minutaggio, senza che queste facciano avanzare di un millimetro la trama.
Sarebbe però troppo severo criticare una serie che fin dall’inizio non ha mai avuto particolari pretese autoriali.
Ray Donovan, per il fatto di essere un family drama con venature crime, è probabilmente l’erede più prossimo del capolavoro The Sopranos (non riuscendo però minimamente ad avvicinarsi alla qualità del prodotto HBO) grazie alla sua capacità di far affezionare gli spettatori ai suoi personaggi, che sono il vero motivo di interesse dello show per le interpretazioni incredibili dei suoi attori (nessuno escluso) anche se è ovvio che a catalizzare l’attenzione siano le due star: su Liev Schreiber c’è poco da dire (lo abbiamo già elogiato su queste pagine qualche settimana fa per la sua interpretazione nel film The Bleeder presentato al Festival di Venezia) ma qui a rubare la scena è Jon Voight, nell’interpretazione più memorabile della sua straordinaria carriera; in questa stagione poi è proprio il suo character ad evolversi nella maniera più convincente, diventando molto più umano rispetto al passato e facendoci amare ancora di più, nonostante tutto quello che ha combinato o combinerà, questo adorabile pazzoide.
Con il rinnovo già in tasca, continueremo ancora per un bel pò a seguire le vicende di una delle famiglie più folli della televisione; Ray Donovan è meritevole di visione perché è onesto con i suoi fan, che si aspettano un intrattenimento di qualità duro e puro. Se ancora non l’avete visto, il consiglio è di recuperarlo quanto prima.