Forse, per comprendere il successo di questi primi 45 minuti della nuova nata in casa NBC, basta snocciolare il curriculum della serie.
Prima di schiacciare il pulsante play sapevamo che This Is Us è stata ideata da Dan Fogelman, (partito alla Pixar con Cars, è arrivato a concepire Galavant), Glenn Ficarra e John Requa. Questi tre, insieme, sono i responsabili di Crazy, Stupid, Love (sì, quello in cui Emma Stone resta incredula di fronte agli addominali di Ryan Gosling).
Anche il cast ci ha messo del suo, soprattutto per il pubblico femminile e nostalgico: possiamo goderci Milo Ventimiglia (che, non c’è bisogno di dirlo, è Jesse in Una Mamma Per Amica) e apprezzare le perfomance senza t-shirt di Justin Hartley (Oliver Queen/Freccia Verde in Smalville), trovando il tempo di riconoscere altra brava gente come Sterling K. Brown (che con American Crime Story si è appena portato a casa un Emmy), Chrissy Metz (American Horror Story: Freak Show) o Chris Sullivan (The Knick).
Poi pigiamo play e una frase sullo schermo stuzzica la nostra curiosità: secondo wikipedia l’essere umano medio condivide la data di nascita con altri 18 milioni di esseri umani.
La storia comincia nel trentaseiesimo compleanno dei protagonisti delle quattro linee principali. C’è Jack (Milo Ventimiglia), un giovane marito che accompagna la moglie (Mandy Moore) in ospedale dopo che le si sono precocemente rotte le acque, per un parto trigemellare; c’è Kate (Chrissy Metz), obesa e piena di insicurezze, che nel giorno del proprio compleanno coglie l’occasione per tentare di affrontare il problema alimentare che la affligge (e che probabilmente non sarà mai scollegato dalla ricerca di autostima); c’è Randall, sposato e con due belle figlie, vita invidiabile, salvo poi scoprire che è stato abbandonato poco dopo la nascita; e per finire c’è Kevin (Justin Hartley) un attore che per il momento è infelicemente costretto a fare il tato in una sitcom di bassissimo livello in cui – povero cucciolo – deve umiliarsi fino a tentare di allattare al proprio capezzolo un bambolotto. Kevin a un certo punto sbotta, dando voce a ciò che noi spettatori spesso urliamo agli schermi quando vediamo certe produzioni ridicole che – santo cielo – riscuotono molto successo. Secondo me anche solo quei due minuti di sangue al cervello valgono il ‘prezzo del biglietto’.
La presentazione dei personaggi è esteticamente bella, i dialoghi eleganti, e quando già siamo conquistati dai protagonisti e dalle lezioni di vita che Gerald McRaney (House of Cards, ma soprattutto Agli Ordini Papà) impartisce a Jack in ospedale, ecco che gli autori ce la fanno sotto al naso, concludendo il pilot con un twist che ha sorpreso la maggior parte degli spettatori.
Questa prima puntata piace perché è rassicurante, è un racconto dalle tonalità delicate che parla dell’essere genitori, figli, fratelli e sorelle. È un family portato avanti con leggerezza e che racconta vite normalmente felici e normalmente infelici. Si parla sempre di diventare adulti, e forse questa serie è solo un altro spunto per dire che adulti si diventa, solo in maniera diversa rispetto ai propri genitori.
Possiamo immedesimarci anche a dispetto dell’eccezionalità dei protagonisti: non occorre essere artisti incompiuti per soffrire di non aver trovato il proprio spazio; se pure non abbiamo gli stessi problemi di peso di Kate non possiamo non essere un po’ come lei quando, per pesarsi, toglie anche gli orecchini; e chi non ha degli irrisolti con i propri genitori, pur non essendo stato abbandonato in fasce?
Non sappiamo se le prossime puntate saranno sorprendenti quanto la prima, soprattutto per via del colpo di scena finale ma confidiamo nei trucchi da sceneggiatore di cui certamente Fogelman dispone. Resta il fatto che, anche a se stante, il pilot è un bel film multilineare e, comunque andrà la seconda puntata, ne sarà valsa la pena.
A seguito del successo del pilot, per la prima stagione sono stati ordinati 18 episodi. Personalmente sono una fan delle serie brevi e intense, ma c’è da dire che in casa NBC sono degli habitué delle lunghe stagioni, basti pensare a The Blacklist o Chicago Fire, i cavalli di battaglia della rete che superano sempre le 20 puntate.
Presto, si dice, This Is Us potrebbe approdare anche in Italia su FoxLife. Vi faremo sapere.
This Is Us: il pilot che è piaciuto a tutti
La prima puntata della nuova serie NBC riscuote consensi unanimi raccontando il difficile percorso verso la vita adulta.