I tempi di Boardwalk Empire sembrano lontanissimi, la seconda stagione dell’antologico True Detective ha deluso molti, Vinyl di Martin Scorsese e Mick Jagger è stato un flop, The Night Of e The Young Pope sono miniserie autoconclusive e Game of Thrones si avvia verso l’epilogo. Questo significa che HBO ha un disperato bisogno di una nuova ‘macchina da guerra’ televisiva, capace di insinuarsi nell’immaginario collettivo, attrarre i consensi della critica e – soprattutto – macinare ascolti.
Questa volta la HBO fa sul serio e prova a lasciare il segno.
Guardando il pilot di Westworld, in arrivo la prossima settimana su Sky Atlantic in versione doppiata, sembra proprio che questa volta il network di proprietà della Time Warner potrebbe aver fatto centro.
Westworld ha tutti gli ingredienti per diventare un vero fenomeno televisivo: un cast da far tremare le vene ai polsi, un materiale di partenza solidissimo, uno dei più grandi sceneggiatori degli ultimi quindici anni, degli effetti visivi spettacolari, un concept chiaro e ben definito e, soprattutto, una predisposizione ‘genetica’ al colpo di scena.
La storia è ambientata in un elegante futuro remoto in cui la tecnologia ha raggiunto un livello tale da permettere di creare bio-androidi programmabili in tutto e per tutto. Questi umani sintetici, convinti di essere normalissimi abitanti del vecchio west, non hanno però alcun diritto e sono in realtà l’attrazione di un parco a tema per adulti (Westworld), una sorta di gioco di ruolo dal vivo in cui i clienti umani non corrono alcun rischio ma possono compiere qualsiasi sopruso ai danni degli androidi.
Queste le premesse, che sono una riproposizione in chiave moderna del film culto Il Mondo dei Robot, scritto e diretto nel 1973 da quello stesso Michael Crichton dalla cui penna sarebbe poi nato Jurassic Park e in cui uno Yul Brynner robotico autocitava il proprio personaggio de I Magnifici Sette.
Westworld è un incredibile crocevia di talenti, come non se ne vedevano da anni.
Se un tale soggetto non bastasse a incuriosirvi, sappiate che la produzione è affidata alla Bad Robot del Re Mida J. J. Abrams e che a firmare la sceneggiatura – a quattro mani con la moglie – e a dirigere il pilot c’è il leggendario Jonathan Nolan, autore di alcuni dei più ambiziosi film girati dal fratello Christopher (Memento, Il Cavaliere Oscuro, The Prestige, Interstellar).
C’è da dire che un ottimo script non necessariamente basta: troppo spesso abbiamo visto grandi copioni sgretolarsi tra le mani di interpreti poco convinti. Anche su questo fronte però Westworld non può che lasciarci entusiasti: se i nomi di Anthony Hopkins e Ed Harris (paradossalmente il carismatico Christof di The Truman Show) sono i primi che saltano all’occhio e danno lustro alla produzione, tutto il cast è in realtà una sorpresa continua: dalla bravissima Evan Rachel Wood (The Wrestler, Le Idi di Marzo ma anche True Blood) all’ancora poco esplorato James Marsden (il Ciclope di X-Men), da Jeffrey Wright (l’indimenticato Dr. Narcisse di Boardwalk Empire) a Thandie Newton (La Ricerca della Felicità, 2012, Mission Impossible: II), senza tralasciare l’appena intravisto Rodrigo Santoro (irriconoscibile come Serse in 300 di Zack Snyder).
Tra citazioni e provocazioni, il futuro della stagione è in buone mani.
Fin qui sembrerebbe essere solo una lunga lista di nomi più o meno importanti, ma alla visione del primo episodio della serie vi sarà evidente come ognuno dei suddetti faccia di tutto per contribuire al proprio meglio a quello che promette di essere un prodotto televisivo capace di lasciare il segno. Senza anticiparvi nulla degli sviluppi di trama già presenti nel pilot, è evidente come i temi dell’illusione, dell’etica, della libertà, della consapevolezza e l’espediente del ribaltamento saranno strumenti straordinari a disposizione degli sceneggiatori. Senza dimenticare piccoli tocchi di classe capaci di emozionare lo spettatore più attento: dalle citazioni di William Shakespeare, Gertrude Stein e John Donne alla magnifica Black Hole Sun suonata da una pianola in un saloon.
E se ora il vero terreno dello scontro sarà la guerra degli ascolti con The Walking Dead (che promette di battere i propri record), la lista dei registi dei prossimi episodi non può che renderci impazienti e portare l’aspettativa alle stelle. Da Richard J. Lewis (Person of Interest, C.S.I.) a Michelle MacLaren (Il Trono di Spade, Breaking Bad), da Fred Toye (22.11.63, Fringe) a Stephen Williams (The Walking Dead, The Americans, Lost) senza dimenticare lo straordinario Vincenzo Natali (la serie Hannibal ma soprattutto gli stupendi film Cube e Splice), i talenti in gioco sono ancora una volta di quelli che lasciano a bocca aperta. Ora bisogna vedere se la serie riuscirà a sopravvivere a uno degli hype più incontenibili che la televisione ricordi.
Intanto qui sotto potete gustarvi i bellissimi titoli di testa.