Io e lei di Maria Sole Tognazzi, Fiore di Claudio Giovannesi e adesso Qualcosa di nuovo di Cristina Comencini; la conclusione di una trilogia di cinema italiano talmente politically correct da essere ridondante. Nessuno dei tre film è fatto “male”, sono solo pensati male, costruiti per allontanare i giovani dai cinema e in particolare dall’industria italiana. Gioiscono e si commuovono gli spettatori che hanno dai 50 ai 150 anni, che vedranno in questi film su argomenti “spinosi” (perché l’omosessualità, specialmente quella femminile, l’amore tra due ragazzi in carcere e una relazione di due donne mature con un ragazzino sono tabù) un cinema coraggioso, moderno e al passo con i tempi. Ma così proprio non va…
Lucia e Maria si conoscono da sempre. Due amiche che più diverse non si può. Lucia ha chiuso col genere maschile, Maria invece non riesce proprio a farne a meno. Una sera nel suo letto capita (finalmente!) l’Uomo perfetto. Bello, sensibile, appassionato, maturo. Il mattino però porta con sé incredibili sorprese e tra equivoci, grandi bugie e piccoli abbandoni Lucia e Maria si prenderanno una bella vacanza da se stesse. Forse quel ragazzo incontrato per caso è davvero l’Uomo che tutte cercano perché con le sue semplici teorie riesce a fare la vera radiografia delle loro vite, a buttare all’aria abitudini e falsi miti e a rivoluzionare ogni desiderio e ogni certezza.
Di Qualcosa di nuovo si può dire tutto, tranne che sia fatto male. La Comencini è una regista, drammaturga, scrittrice e sceneggiatrice navigata, esperta, ormai sessantenne e con l’attivo più di dieci lungometraggi; Paola Cortellesi è divertente, simpatica, capace di essere protagonista e, soprattutto, capace, forte di un nome ormai diffuso, di portare gente in sala. Micaela Ramazzotti è sempre lei, niente di più e niente di meno, da La prima cosa bella ad oggi ha interpretato sempre la parte della bella un po’ ingenua, magari furba ma che con la vocina un po’ da bambina e un po’ da donna alla fine, come direbbe il grande Renè Ferretti, la scena la porta a casa. In virtù di questo, è impossibile accusare Qualcosa di nuovo per la messa in scena; la Comencini le dirige bene e loro si trovano, così come il giovane attore che interpreta Luca (Eduardo Valdarnini) è a suo agio nei panni del toy boy.
Quello che manca a tutti i tre film della “trilogia”, è la voglia di rischiare, di provare a spingersi qualche centimetro al di là dell’incasso sicuro e la soddisfazione della pensionata allo spettacolo delle tre del pomeriggio. La ricerca ossessiva della risata e della lacrima da parte del pubblico è una delle cose peggiori di cui un film possa fregiarsi, eppure, in un certo cinema italiano di oggi, sembra che non si cerchi altro. Succederà allora che la Cortellesi, la donna matura, fredda, algida, razionale e noiosetta della coppia di amiche andrà sempre in giro coperta dalla testa ai piedi, peggio della “pinguina” che picchia Jake ed Elwood, dispensando massime e consigli su come ad ogni uomo vada fatto un interrogatorio prima di andarci a letto. La Ramazzotti allora è ingenua, non chiede il nome a nessun uomo, indossa sempre la gonna e le calze e viene etichettata dall’amica come “Mign… un po’ leggera”, fino al cambio di ruolo finale, clichè inflazionato di tutte quelle commedie che alla fine da dire non hanno molto più di niente. C’è anche un momento melo’ da parte della Cortellesi, un monologo su come abbia perso il bambino, a cui successivamente nessuno si riferirà più.
Minima spesa e massima resa; Qualcosa di nuovo è il nuovo capitolo di un genere cinematografico che stiamo inventando e alimentando, una sorta di film di animazione per bambini girato al polo opposto del mondo: “La commedia su temi apparentemente spinosi, edulcorata e allegra per le signore dai 50 ai 150 anni. Astenersi giovani appassionati.”.
Qualcosa di Nuovo: la recensione del nuovo film della Comencini
Nel cinema italiano si sta sempre più affermando la tendenza a proporre pellicole che vorrebbero essere 'spinose' ma finiscono per rivelarsi innocue.