Alla Festa del Cinema di Roma arriva Naples ’44, un documentario di Francesco Patierno con la voce narrante di Benedict Cumberbatch tratto dall’omonimo libro di Norman Lewis.
Un lungometraggio che, come un puzzle, mette insieme immagini di repertorio ed estratti di film per raccontare la situazione vissuta a Napoli nella seconda guerra mondiale. Un passato che si confronta al contemporaneo, nel racconto dell’ufficiale inglese Norman Lewis. Il regista ha immaginato Lewis in visita nella città raccontata nel suo taccuino, che richiama alla memoria la Grande e la piccola storia che ha vissuto lì.
L’anziano scrittore, nelle piazze di pietra, sul molo e davanti al mare cobalto irrompe sullo schermo in queste riprese in grandangolare, che poi staccano su dettagli e ruotano intorno ai monumenti. Un’esplosione di colore tra le immagini in bianco e nero, accompagnata da musica solenne, che presenta la città in una luce eroica.
Lo schema del documentario classico usa un escamotage per trattare di fatti storici: si porta alla luce la miseria di una Napoli devastata dalla guerra e abbandonata a se stessa. Bombe che continuano a scoppiare dopo la dipartita dei soldati tedeschi, assenza di cibo perfino nei ristoranti, donne rimaste senza compagni che si lasciano andare alla prostituzione, macerie e nessun sostentamento per ripartire. Intanto la religione assume un ruolo decisivo, incoraggia ad andare avanti, e consola i superstiti. Statue, santini e rosari sono ovunque e il credo diventa una visione che genera allucinazioni di massa.
Ad aggravare la situazione ci sono le esplosioni vulcaniche che spingono ad abbandonare il luogo e rallentano la rinascita cittadina.
Rubare diventa un’abilità quando altre opportunità non ci sono, lo stato non si vede e la presenza americana si fa gravosa. Una denuncia dei fatti che vuole presentare una Napoli diversa dalla sporca e corrotta città che appare nei notiziari. La resistenza dei suoi abitanti ne contraddistingue l’unicità e quasi si perdona il suo lato oscuro.
Nella disgrazia assoluta la popolazione non perde lo spirito per ridere, ballare o cantare. Le mura sono crollate, la terra ha tremato ma continuano a stare in piedi edifici magnifici e la natura che circonda si rigenera a ogni sguardo.
Il documentario è un inno a Napoli, per la bellezza che conserva nonostante tutto. Questo è ciò che emerge dai contenuti, il testo prevale sulla forma. Il montaggio dei reperti insieme alle scene dei film richiede un’attenzione molto alta: si passa da un fatto a un altro, dal tragicomico Totò alle foto delle donne con i soldati. L’esigenza di riportare fedelmente le informazioni ha reso denso il documentario di dati, riferimenti e immagini narrativamente esplicative, ma discontinue tra loro. Un documentario storico, interessante, che sacrifica il linguaggio cinematografico, in cui la poetica è solo accennata nelle scene girate. Per supportare il messaggio di rivalorizzazione della città sarebbero servito un lavoro di montaggio più arioso. Mancano delle pause per far assorbire ciò che viene presentato, lo spettatore si sente frastornato e messo in una posizione passiva di ascolto. Difficilmente troviamo empatia con quest’uomo che racconta ciò che vede e vedeva, di cui non sappiamo quasi niente.
In definitiva Naples ‘44 si distingue per il suo valore culturale, meno per quello artistico, e richiede uno spettatore disposto a lasciarsi guidare, senza potersi soffermare troppo sui dettagli.
RomaFF11 – Naples ’44: la recensione in anteprima
In Naples '44 Francesco Patierno racconta la città di Napoli partendo dall'incontro con le truppe americane nel 1944. Voce narrante Benedict Cumberbatch.