Se credete di potervi fare un’idea di The Accountant dal trailer diffuso dalla Warner Bros, probabilmente vi sbagliate. Infatti, a dispetto dell’atmosfera ipnotica creata dalle note di Everything in its right place dei Radiohead e dell’insistenza del teaser sul passato complicato del protagonista, quel che vi ritroverete sullo schermo della sala cinematografica non sarà né un film meditativo né un film particolarmente incentrato sull’approfondimento psicologico. Niente cinema d’autore. In compenso però potete aspettarvi 2 ore e 8 minuti di grandissimo intrattenimento realizzato con una meticolosa attenzione al dettaglio, che con tutta probabilità non vi deluderà affatto a dispetto delle false aspettative create dal trailer.
IL RUOLO PERFETTO PER BEN AFFLECK
The Accountant infatti è un thriller d’azione (con molta azione) che pur rimanendo nel suo ‘recinto’ propone una formula che è perfettamente sovrapponibile a quella di un cine-comic.
La storia sin dall’inizio è stata perfettamente costruita sul protagonista Ben Affleck. Quale ruolo assegnare a un attore stimato, non propriamente conosciuto per la propria espressività e che, complice lo scheduling di Batman v Superman (girato in contemporanea), è un armadio a due ante di muscoli? Semplice: quello di Christian Wolff, un contabile autistico con una passione per il combattimento corpo a corpo che lavora come revisore dei conti per le più temibili associazioni criminali.
La storia è chiaramente ben più complessa di quanto vi abbiamo suggerito in questa semplicistica descrizione del protagonista ma, considerato che non vogliamo privarvi del piacere di scoprirla in sala, sappiate che pur facendo leva sulla ‘debolezza’ di un protagonista che soffre del morbo di Asperger al fine di creare una connessione empatica col main character, è tutt’altro che pietistica e anzi racconta una volontà di potenza che è la vera anima della pellicola.
UN FILM CONFEZIONATO PER PIACERE
Il regista Gavin O’Connor ha già dimostrato di essere a suo agio nello spy-thriller (suo il pilot della meravigliosa The Americans), ma qui mostra particolare sicurezza, e aiutato dall’editing di Richard Pearson (Quantum of solace, The Bourne Supremacy) costruisce una macchina dal ritmo inarrestabile, in cui il montaggio non lineare diventa indispensabile per restituire umanità al protagonista e al contempo evitare la soporifera riproposizione pedissequa dei consunti canoni dell’action. La fotografia di Seamus McGarvey (già cinematographer in Avengers e di recente responsabile del meraviglioso Black Mirror – Nosedive e di Nocturnal Animals), non ha slanci di protagonismo ma risulta assolutamente impeccabile e in generale la fattura del film non ha pecche degne di nota.
Discorso a parte vale per la sceneggiatura di Bill Dubuque (The Judge). Come vi abbiamo già detto, se cercate una pellicola d’essai non provate neanche a mettere piede in sala. Se invece vi sta bene di spegnere il cervello e trovarvi davanti a uno script meravigliosamente e scientificamente congegnato per piacere al grande pubblico, allora The Accountant non vi deluderà.
SOSTANZIALMENTE, UN PERFETTO FILM DI BATMAN
A un occhio smaliziato, apparirà evidente come questo inusuale e movimentato thriller sia un’operazione commerciale dagli obiettivi molto chiari. Il paragone con un cine-comic, e in particolare con Batman, non è affatto forzato. A prescindere dall’ovvia associazione con il Crociato di Gotham interpretato – e prossimamente diretto – da Ben Affleck, i cliché di genere che ritroviamo nel film sono numerosi (seguono spoiler minori): oltre al protagonista miliardario, dall’identità misteriosa, superintelligente, superpotente e dalla psiche provata e la morale discutibile, ci sono il navigato Commissario Gordon, la giovane detective Renee Montoya, la ‘guida’ tecnologica di Oracle/Barbara Gordon, e, come in ogni fumetto che si rispetti, ci sono dei team-up improbabili e un cattivo all’altezza. Praticamente manca solo il mantello.
UN CAST STRAORDINARIO PER AVVIARE UN FRANCHISE
A portare in scena questi ruoli un cast in cui nulla è lasciato al caso e in cui anche i personaggi collaterali ripropongono interpreti adorati dai consumatori di cine-comic e serialità televisiva. Ad affiancare Affleck infatti troviamo la divertentissima Anna Kendrick (che il web vorrebbe tanto nei panni di Squirrel Girl con la Marvel quanto in quelli di Robin con la DC), l’ottimo J.K. Simmons (J. Jonah Jameson in Spiderman e Gordon in Justice League), John Bernthal (Shane in The Walking Dead e Frank Castle/The Punisher in Daredevil), Jeffrey Tambor (George Bluth Sr. nella serie culto Arrested Development), John Lithgow (Trinity Killer in Dexter) e Alison Wright (Martha in The Americans).
L’intenzione è chiaramente quella di avviare un franchise e il modello da seguire è evidente: questo action che ripercorre cliché supereroistici proponendo un protagonista che è al contempo una macchina da guerra e un uomo esposto nella sua debolezza e vittima degli eventi segue le orme di John Wick, la pellicola con Keanu Reeves che sorprese tutti un paio d’anni fa. Non a caso il successo del film di Chad Stahelski e David Leith, sempre targato Warner Bros, fu immediatamente precedente alla decisione di avviare il progetto The Accountant, messo in cantiere appena un paio di mesi dopo l’inaspettato risultato di John Wick e studiato per amplificarne tutti i punti di forza. E, a conferma del paragone, The Accountant viene rilasciato nella stessa finestra del film con Reeves, ovvero la seconda e terza settimana di ottobre, e come volevasi dimostrare registra in assoluto i migliori incassi domestici per i primi 8 giorni. Ancora non sappiamo quale sarà l’esito del boxoffice italiano, ma potremo farcene un’idea a partire dal 27 ottobre. Nel frattempo, se siete alla ricerca di un commercialista con una marcia in più, non possiamo che consigliarvi Mr. Christian Wolff. Risolve problemi.