Puntuale come un orologio svizzero, arriva il nuovo cinecomic Marvel. Nessuno come la Casa delle Idee sa garantire trasposizioni di fumetti divertenti e ben confezionate sotto ogni aspetto, eppure a ogni pellicola ‘monografica’ del MCU il senso di déjà vu si fa più forte, dato che ormai quello del supereroismo cinematografico è un filone a dir poco inflazionato e che le vicende raccontate, pur con i dovuti accorgimenti, tendono a somigliarsi un po’ tutte.
Succede così che anche un estimatore dei cinefumetti Marvel entri in sala senza troppo entusiasmo, pronto ad imbattersi nell’ennesima variazione sul tema del viaggio dell’eroe di Vogler. Eppure, nonostante Doctor Strange sia il quattordicesimo film dell’universo Marvel, nonostante sia l’ennesima storia d’origini e nonostante ripercorra quasi pedissequamente il suddetto schema narrativo, ci hanno fregato di nuovo: usciamo dalla sala piacevolmente sorpresi a pronti a consigliare la pellicola ad amici e lettori. La Marvel ha di nuovo fatto centro.
SE SHERLOCK SCOPRE LA MAGIA
Doctor Strange, titolo che si fa carico di introdurre al cinema l’omonimo personaggio creato da Steve Ditko nel lontano 1963, è di sicuro una delle pellicole più originali viste nel genere negli ultimi anni, complice il fatto che abbia il compito non facile di introdurre il concetto della magia, della spiritualità e delle dimensioni parallele nel mondo degli Avengers.
Il geniale Dr. Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) è un luminare della neurochirurgia che in seguito a un terribile incidente automobilistico vede interrompersi la propria prestigiosissima carriera. Dopo ogni tentativo di riabilitarsi con i metodi tradizionali, si ritrova a entrare in contatto con degli strani monaci himalayani che rispondono alla misteriosa figura dell’Antico (una carismatica Tilda Swinton) e ad essere iniziato da loro a un mondo metafisico cui in passato non avrebbe mai creduto e che ora attrae tutta la sua insaziabile curiosità.
Già da questa premessa è evidente la volontà di sfruttare un’assonanza tra il personaggio che ha reso celebre l’interprete principale, quello Sherlock dell’omonima serie britannica, e quello dell’intelligentissimo medico/stregone. La sete di conoscenza del personaggio di Cumberbatch è il fulcro che bilancia due aspetti continuamente in conflitto nel corso della pellicola, cioè da una parte la comprensione razionale del mondo e la conoscenza approfondita delle sue leggi, dall’altra il superamento dei limiti della mente e il rinnegamento dell’esistenza di una sola realtà. Lungo questi binari si crea un conflitto interno tra meccanicismo e misticismo che non verrà mai completamente risolto e che proprio per questo caratterizzerà in modo estremamente interessante il main character.
UN CAST MOZZAFIATO PER UN’ESTETICA ALLA INCEPTION
A prescindere da questa stimolante chiave di lettura, la sceneggiatura non avrebbe moltissimo da offrire e il cast assolutamente straordinario di certo non viene sfruttato al massimo delle sue potenzialità. Il villain di Mads Mikkelsen è poco più che un riempitivo, Rachel McAdams una comparsa, Benedict Wong un caratterista e anche Chiwetel Ejiofor non ha poi un ruolo fondamentale. Detto questo, il regista e sceneggiatore Scott Derrickson, aiutato nella scrittura del suo collaboratore storico C. Robert Cargill e dallo John Spaihts di Prometeus, ricorre alla sua grande esperienza nell’horror per costruire il film che si regge magnificamente bene su un’azione tutt’altro che convenzionale e su un sentimento di stupore primordiale che vi porterà a spalancare la bocca davanti agli incredibili effetti visivi del film.
Ormai abbiamo visto di tutto al cinema e quindi di certo non saranno dei semplici VFX a lasciarci esterrefatti. Si dà però il caso che i creativi della Industrial Light & Magic qui decidano di trafugare svergognatamente gli effetti realizzati dalla Double Negative per Inception di Christopher Nolan e di svilupparli a un punto tale da abbagliarci totalmente con la bellezza di una realtà che si trasforma in un caleidoscopio di forme e colori, riuscendo così a rinverdire con delle idee veramente fresche un MCU ultimamente troppo ripiegato su se stesso.
LA RICETTA DI GUARDIANI DELLA GALASSIA
La realizzazione tecnica del film è ragguardevole, nemmeno a dirlo. Come vi abbiamo già spiegato Doctor Strange ricopre un ruolo fondamentale nell’evoluzione del Marvel Cinematic Universe e, per non rischiare, la The Walt Disney Company ha messo in campo la stessa squadra tecnica (fotografia, montaggio, costumi e scenografie) che ha garantito i successi di Avengers e Guardiani della Galassia. Piacevole novità le musiche di Michael Giacchino, che recentemente ha anche composto la nuova fanfara di apertura del logo sting Marvel e che ha raccolto il testimone di John Williams scrivendo le musiche di Rogue One: A Star Wars Story. Continua in parte a permanere il già discusso problema che affligge i cinecomic della Casa delle Idee, cioè un commento musicale che, avendo poco contrasto con le emozioni raccontate e non proponendo linee melodiche particolarmente riconoscibili, non lascia nulla una volta usciti dalla sala (sapreste canticchiare il tema di un film del MCU?). Questa volta però le atmosfere sonore sono molto più affascinanti del solito, e la scelta di accompagnare a fiati ed archi un pianoforte, un arpicordo, un sitar e una chitarra elettrica processata con un phaser aiuta di molto il risultato d’insieme. Non ci sarà il favoloso ‘mix tape’ di Guardians of the Galaxy ma la colonna sonora è comunque apprezzabilissima. E ci sono anche i Pink Floyd.
In conclusione Doctor Strange, nonostante ripercorra i classici passaggi di una storia supereroistica d’origini, rimane forte di un protagonista ottimamente scritto e molto carismatico, ha una CGI tanto magnifica che non se ne ha mai abbastanza, propone un cast di primissimo livello e, in generale, è una pellicola con un’identità molto forte e ben definita. Se poi avete paura che all’estetica visionaria non corrispondano idee altrettanto coraggiose, sappiate che lo ‘scontro finale’ – di cui non vi riveliamo nulla – è in assoluto uno dei più originali tra quelli visti al cinema negli ultimi anni, tanto da riscattare da solo molti passaggi altrimenti piuttosto prevedibili dello script.
Che state aspettando? Correte in sala a gustarvi un paio d’ore di ottimo cinema di intrattenimento.