Il tema del lavoro, costante di questo 2016 cinematografico, torna protagonista con 7 Minuti di Michele Placido. Un’azienda tessile in difficoltà sta per essere acquisita da investitori francesi; quali saranno le sorti dei lavoratori? Per stabilirlo si tiene una riunione tra proprietari, i fratelli Varazi (Michele Placido), investitori, la signora Rouchette (Anne Consigny), e la rappresentante dei lavoratori Bianca (Ottavia Piccolo). La richiesta avanzata dalla francese è molto semplice, ma va valutata bene, perché è in gioco il posto fisso e il rispetto dei propri diritti.
Il film si svolge tutto all’interno di un grande capannone, le azioni possibili sono poche e il dramma si snoda attraverso la valutazione di ognuna di esse e sulla discussione utile a giungere a una conclusione. Il testo è il nucleo fondante della pellicola, ma se la sceneggiatura non è ben articolata, l’intera impalcatura crolla.
Le attrici (Cristiana Capotondi, Ambra Angiolini, Fiorella Mannoia, Violante Placido, Clémence Poésy, Maria Nazionale, Balkissa Maiga, Luisa Cattaneo, Erika D’Ambrosio e Sabine Timoteo) per quanto riescano a comprendere i loro personaggi, interpretandone i diversi stati emotivi – dalla rabbia alla gioia – devono mettere in scena dei dialoghi troppo sterili per coinvolgere il pubblico. Le loro idee, una volta proclamate, non vengono sostenute da motivazioni; si tende alla drammatizzazione da fiction televisiva. Si ricorre così a una mimica emotiva particolarmente carica e a urla e gesti aggressivi.
Per difendersi attaccano l’altro oppure piangono; rinunciando ai mezzi toni non hanno la possibilità di vivere momenti lirici e di rappresentare il dolore profondo che si prova quando sono gli altri a dettare legge e ci si sente impotenti. La musica inserita in momenti salienti sottrae al personaggio la possibilità di esprimersi, costringendolo così al silenzio allo scopo di aumentare una tensione nella quale non siamo però coinvolti. Inoltre l’utilizzo di continui stacchi da un comprimario all’altro e un montaggio troppo articolato non permettono di mostrare le sfumature recitative, ma al contrario le nascondono.
L’uso della macchina a spalla infine non sempre funziona e al moto interno preannunciato dai movimenti di camera il più delle volte non corrisponde alcuna reazione effettiva.
Il punto di forza di 7 Minuti è la fotografia di Arnaldo Catinari, i cui colori freddi rimandano allo stato di inquietudine e incertezza in cui vertono le protagoniste. Le panoramiche che finiscono su dettagli consentono di inquadrare un elemento utile alla narrazione.
Nonostante la vicenda raccontata sia di forte interesse, la messinscena non indaga le sfumature drammatiche che sarebbe lecito aspettarsi, rasentando la banalizzazione.
7 minuti: la recensione in anteprima (no spoiler)
Il nuovo film di Michele Placido tratto dal testo teatrale di Stefano Massini ripropone l'attualissimo tema del lavoro, con un ottimo cast ma una resa piuttosto debole.