Nella conferenza stampa di presentazione del suo nuovo film da regista, di cui è anche protagonista e che ha scritto con Aronadio, Bonini e Sannio, Edoardo Leo sottolinea come al giorno d’oggi sia difficile fare una commedia di costume, a causa dell’estrema frammentazione della società e della morale. Nello stesso contesto, però, non manca di rimarcare come la stragrande maggioranza dei copioni che gli vengono sottoposti negli ultimi anni sia “la storia di un precario che…”.
L’impossibilità di mettere radici che affligge “una generazione estesa che va dai 25 ai 50 anni” è infatti l’unica vera costante della contemporaneità e non a caso Che Vuoi Che Sia è proprio la storia di una coppia di precari, Claudio (Edoardo Leo) e Anna (Anna Foglietta), che sono prigionieri di un’incertezza economica ed esistenziale che impedisce loro di formare una famiglia. I due però all’improvviso si trovano davanti a un’insidiosa opportunità: diffondere il video di un proprio rapporto sessuale in cambio di un patrimonio sufficiente ad avviare la startup di Claudio e a soddisfare ogni altro desiderio dei due, ponendo delle solide fondamenta economiche per il loro futuro insieme. Ma il prezzo da pagare non è troppo alto?
Questa la premessa del film, che potrebbe far pensare alla pellicola a stelle e strisce del 2014 Sex Tape con Cameron Diaz e Jason Siegel. In realtà – fortunatamente – qui siamo ben lontani dai toni demenziali di Jake Kasdan e se un paragone si può fare è con la commedia sentimentale del 2008 Zack e Miri – Amore a primo sesso, firmata da Kevin Smith e interpretata da Seth Rogen e Elizabeth Banks. Leo però vola più in alto e il grande pregio del suo film è proprio quello di non volersi soffermare sugli aspetti più pruriginosi della vicenda – che risultano totalmente secondari – e invece voler raccontare da un punto di vista non retorico e non buonista “tanto una storia contemporanea sulla ferocia di internet e dei social quanto il tema eterno di quale sia il prezzo della propria intimità”. Il tutto nel solco della grande commedia italiana, i cui esiti migliori rimangono molto distanti ma che rimane come ottima ossatura per un regista dalle idee chiare, e per un protagonista che vuole affrancarsi dai ruoli buonisti interpretati in TV per proporre un character che rispecchi di più la sua “passione per i grandi stronzi protagonisti della commedia all’italiana”.
La storia, intelligentemente, non segue soltanto Claudio e Anna ma tutto l’universo che si muove intorno a loro: una folla piuttosto folta e non sempre indispensabile di comprimari tra i quali brilla un Rocco Papaleo in eccellente forma, che ruba spesso la scena e il cui ruolo è ottimamente scritto al contempo come comic relief e come contrappeso drammatico, che nella sua profonda malinconia aleggia sul presente della coppia come un ‘fantasma del natale futuro’.
Quando il cinema racconta il web, soprattutto in Italia, è frequente imbattersi in generalizzazioni e cliché piuttosto grossolani che in parte ritroviamo anche qui, ma ancora una volta ci sentiamo di spezzare una lancia a favore di uno sguardo che rimane concentrato sulle persone e non cade nella trappola della critica qualunquista ai social, tenendoli ai margini della narrazione e dipingendoli anzi come strumenti dal grande potenziale.
Il film non è perfetto, e ad esempio la drunk talk di Leo che dovrebbe reggere una delle scene chiave del film risulta terribilmente macchiettistica, ma momenti come la riuscitissima apertura, degna delle migliori commedie americane, e il finale non banale contribuiscono a tenere particolarmente alto il livello medio.
Leo come protagonista funziona benissimo e la Foglietta, il cui accento milanese somiglia più a uno strano esercizio teatrale di dizione, si dimostra ancora una volta capacissima di vestire ruoli di primo piano. Quel che in genere funziona però è soprattutto l’insieme delle parti: dalla regia molto ben confezionata al montaggio ritmato, dallo script perfettamente bilanciato alle gag collaterali.
In conclusione Che Vuoi Che Sia, distribuito da Warner Bros in oltre 380 copie, è una delle migliori commedie dell’anno per il cinema Italiano. E se anche il film magari non ci accompagnerà negli anni a venire, la battuta “Va bene fare un porno, ma un selfie no!” di certo lo farà. Film come questo non saranno d’essai ma rendono sana l’industria cinematografica italiana e – pregio non trascurabile – ci portano a chiederci cosa avremmo fatto al posto dei protagonisti, esponendoci a tutte le nostre contraddizioni.