Morgan è una ragazza particolare. È il nono prototipo (L9 il suo nome in codice) di un “essere” creato artificialmente dalla Synsect, società che sta portando avanti un programma di sperimentazione genetica, in un laboratorio di una località non meglio precisata dove L9 è seguita da un’équipe composta da scienziati, psicologi, nutrizionisti. Un giorno inaspettatamente Morgan aggredisce la dottoressa Kathy Grieff che si salva solo grazie al pronto intervento dei suoi colleghi. Dopo l’incidente la Synsect vuole capire se gli investimenti riversati sul progetto siano ancora in grado di mantenere le aspettative di ingenti ricavi. Per questo invia sul posto Lee Weathers la quale, in qualità di consulente di gestione del rischio, deve accertarsi che tutti i protocolli siano stati rispettati oppure se, nel caso, modificare i parametri del programma che non hanno funzionato. Morgan ha soltanto cinque anni ma è cresciuta velocemente sia dal punto di vista fisico che mentale. Lee Weathers però non intende indagare tanto su di lei quanto sulle figure professionali che la seguono. Un piccolo gruppo di persone che, costrette in un ambito fisico e psicologico limitato e mirato, hanno sviluppato dinamiche tali da ripercuotersi, a loro volta, sui comportamenti di Morgan. La lettura che la consulente dà della situazione sembra portarla verso la direzione giusta. Ma quando la società invia uno psicologo esterno al laboratorio per avere un colloquio più approfondito con Morgan, la situazione va fuori controllo.
Morgan è l’opera di prima di Luke Scott, figlio di quel Ridley Scott (tra i produttori del film) autore di pellicole indimenticabili nella storia recente del cinema, quali, solo per citarne alcune, Alien, Blade Runner, Thelma & Louise, Il Gladiatore, Sopravvissuto-The Martian. Essere figli d’arte non sempre è un vantaggio e non sempre dà i risultati attesi o sperati. In questo caso Luke Scott dimostra di aver fatto tesoro del’arte cinematografica, “respirata” in casa. Il suo film non è ancora da annoverarsi tra i capolavori ma la padronanza dimostrata nel maneggiare la materia e gli attrezzi del mestiere sono titoli che si è conquistato. La direzione degli attori è forse un po’ acerba ma ha dalla sua il merito di aver saputo scegliere bene i personaggi da assegnare. Primi fra tutti a Kate Mara (che papà Ridley aveva avuto anche in Sopravvissuto-The Martian), Anya Taylor –Joy che prosegue nel suo stato di grazia dopo aver interpretato Thomasin in The Witch, Paul Gimatti e, sebbene in una parte minore, Jennifer Jason Leigh che il popolo tarantiniano ha amato come Daisy in The Hateful Eight.
Luke Scott non porta sul grande schermo nulla di nuovo, né dal punto di vista narrativo né dal punto di vista registico, ma riesce comunque a produrre un lavoro interessante e coinvolgente che ha principalmente due pregi. Per prima cosa il regista tiene sotto controllo le atmosfere. Lo spettatore è quasi sempre pervaso da un senso claustrofobico non soltanto per gli ambienti top secret e quindi indefiniti dove si svolgono i fatti, ma anche, e forse soprattutto, per una verità sempre in bilico e mai svelata. Per la sospensione delle emozioni, per la difficoltà di capire fino in fondo dove sta il bene e dove il male. Lo sguardo del giovane Scott non ci indirizza da nessuna parte e lascia ad ognuno la possibilità di valutare, indagare e fare pronostici per il finale. Ma anche qui la sua regia è spiazzante, così come il colpo di scena che conclude la pellicola. Il secondo pregio è quello di non esagerare con il tempo di proiezione e, più in generale, di non strafare, qualità assolutamente apprezzabile per un fantahorror. L’asticella è sempre ben tesa e in equilibrio, nonostante non manchino scene forti e un leggero calo di suggestioni, disomogeneo rispetto alla gran parte del lavoro, quando verso la fine ci si allontana dal laboratorio. Dopo la visione ognuno si sbizzarrisca con le associazioni a film precedenti. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Noi lo facciamo citando Ava-Alicia Vikander in Ex Machina. Ma potremmo depistarvi. Scopritelo.
Morgan: la recensione (no spoiler)
Il figlio di Ridley Scott realizza un fantahorror d'atmosfera e misurato con Kate Mara, Paul Giamatti, Jennifer Jason Leigh e la protagonista di The Witch.