Ci sono soglie che vengono oltrepassate in punta di piedi, timidamente, con la paura di far cadere quel sacro vaso di Pandora che potrebbe scatenare la rivolta di mezzo mondo. Ma no, non è questo il caso. Si torna nel mondo di Harry Potter, e ci si torna prepotentemente, senza bussare, senza neanche chiedere permesso. Animali Fantastici e dove trovarli non si fa attendere neanche un po’, e dal primo fotogramma siamo nel pieno svolgimento della storia. Newt Scamander (Eddie Redmayne), magizoologo cacciato da Hogwarts, arriva a New York accompagnato dalla sua misteriosa valigia contenente gli animali fantastici e inconsapevole delle tensioni tra la comunità magica e i no-mag (così vengono chiamati in America i nostri Babbani), capitanati dai fondamentalisti Secondi Salemiani, e quando Scamander incontra sulla sua strada il no-mag Jacob Kowalski (Dan Fogler) la situazione si complica. È a questo punto che Scamander si imbatte nell’ex auror Tina Goldstein (Katherine Waterston), in sua sorella Queenie (Alison Sudol) e soprattutto nel MACUSA, il Magico Congresso degli Stati Uniti d’America, che tramite il Direttore della Sicurezza del Mondo Magico, Percival Graves (Colin Farrell), tenta disperatamente di tenere al sicuro il proprio mondo e di non scatenare una guerra con il mondo Babbano.
IL DEBUTTO DI J.K. ROWLING COME SCENEGGIATRICE
Finalmente J.K. Rowling torna in grande stile: debutta alla sceneggiatura sprigionando la sua fantasia con una potenza immaginaria che non si vedeva dai tempi della creazione di Peter Pan e della sua Isola che non c’è da parte di James Barrie. Traendo ispirazione dal libro di testo adottato a Hogwarts nella precedente saga, Animali Fantastici e dove trovarli, ‘scritto’ dallo stesso Scamander, la Rowling ha potuto così inserire tutti gli elementi che riteneva necessari e insostituibili senza rinunciare a piccoli pezzetti di testo come è capitato, per forza di cose, per la saga di Harry Potter. È vero, esiste un libro con questo titolo, scritto dalla Rowling e pubblicato nel 2001: si tratta di un testo che la scrittrice scrisse per scopi benefici, una piccolissima porzione dell’intero mondo magico portato alla realtà tangibile per tutti gli appassionati. È, in sostanza, il libro di storia di magizoologia scritto da Newt Scamander e adottato come libro di testo nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts ai tempi di Harry, Ron e Hermione. Ma non è l’originale da cui questo film viene trasposto: siamo, cioè, in terra completamente vergine. La stessa Rowling spiega: “durante la stesura di quel libro mi sono concentrata sul suo autore apparente, Newt Scamander, che quindi ha iniziato a prendere vita. Perciò ero davvero entusiasta di fronte alla proposta dello studio di farne un film, perché avevo già in mente la storia; stavano visivamente progettando ciò di cui mi stavo interessando. Inoltre, sapevo che se si fosse realizzato il tutto, l’avrei dovuto scrivere io stessa perché conosco Newt più di chiunque altro”. Ed è vero. J.K. Rowling è una scrittrice a tutto tondo, dalle capacità narrative profondamente complesse e di larghe vedute. Riesce a collegare libri distanti anni tra loro con un’eleganza ritmica invidiabile e una logica lineare che porta la storia in primissimo piano, ma senza forzature e soprattutto senza tralasciare un numero infinito di piccole e grandi sottotrame che rendono la vicenda epica. Il suo stile è come sempre riconoscibile, e nonostante la storia sia ambientata decenni prima dell’arrivo di Voldemort e di Harry Potter, i temi portanti della sua scrittura sono evidenti anche in questa sceneggiatura: all’interno del mondo magico e del divertimento spunta la lotta continua tra la tolleranza e la repressione, la forza di rimanere fedeli a se stessi, l’incontro e la nascita di una collaborazione tra chi è emarginato dal resto della società.
UN UNIVERSO IN CUI REGNA L’AMBIGUITÀ
Certamente, il grande merito della Rowling – e la sua grande capacità – è quello di creare personaggi ricchissimi, pieni di sfaccettature, potenti, e soprattutto velati di una strana aura. Nessuno, buono o cattivo che sia, è esente dall’essere profondamente ambiguo. Gli animali fantastici del titolo (che certo, non siamo ingenui, richiama il franchise e quindi gli incassi), probabilmente, non sono le creature meravigliose che abitano la valigia di Scamander, ma sono i personaggi stessi. Newt Scamander, interpretato dal premio Oscar Eddie Redmayne – più misurato e meno gigionesco rispetto a quanto visto in La Teoria del Tutto e The Danish Girl –, è uno studioso inglese spaesato dai ritmi e dalle prassi dei suoi colleghi statunitensi. Non è per questo però che si trova ad essere un pesce fuor d’acqua: Newt è infatti un outsider di natura, che non ama gli umani e si sente molto più a suo agio con gli animali. Tina, ossessionata dalle rigide regole dello Statuto di Segretezza, potrebbe al contempo non aver affatto rispettato la riservatezza richiestale dal suo ruolo di auror. Queenie, la sorella minore di Tina, ha un potere formidabile ma viene costantemente sottovalutata a causa del suo bell’aspetto – caratteristica che sa astutamente sfruttare a proprio vantaggio. Jacob, la grande sorpresa di questo nuovo quartetto di amici, è un no-mag, e nonostante in quanto tale rappresenti potenzialmente una minaccia di rovina per la comunità magica, ne è ‘incantato’. A lui spetta l’arduo compito di accompagnare lo spettatore in questo mondo, nuovo per i conoscitori del mondo magico britannico e potteriano, nuovissimo per gli spettatori che non hanno goduto prima di questo universo. Lo spettatore percepisce e vive il senso di meraviglia e di stupore proprio tramite Jacob (non dimentichiamoci che nella saga precedente era Harry, tenuto all’oscuro della sua vera natura per ben undici anni, a mostrarci, attraverso le sue progressive esperienze, tutti i segreti del mondo dei maghi).
Si rende memorabile anche Colin Farrell nella parte di Percival Graves, e lo sguardo malinconico ben rappresenta la natura che la scrittrice gli ha cucito addosso: prende sotto la sua ala protettrice un ragazzo disadattato – con una parentela ‘importante’ – ma al contempo lo manipola. Il ragazzo è il babbano Credence Barebone ed è interpretato da Ezra Miller, che gli dona quell’equilibrio instabile tra commozione e inquietudine che è la chiave di tutta l’opera della Rowling.
COME SI COLLOCA IL FILM NELL’UNIVERSO DI HARRY POTTER
Nel film non mancano tutti quegli elementi che i fan si divertiranno a carpire per tutto il film: quegli incantesimi che ci hanno fatto sognare per tanto tempo vengono pronunciati nuovamente, tutti gli animali di Scamander (lo snaso, l’asticello, il velenottero, l’Occamy) ci riportano prepotentemente ad Hogwarts, e alcuni nomi (e qui si percepisce quanto la Rowling sia maestra di suspance), come già ascoltati nei trailer, bastano a far rabbrividire gli amanti più accaniti: quello Albus Silente e di Gellert Grindelwald (uno spettro invisibile che attraversa questa pellicola e che nelle prossime quattro sarà portato in scena da Johnny Depp), rinnovano la speranza di una nuova saga ricca di emozioni.
Non a caso probabilmente, Animali Fantastici e dove trovarli, esce nelle sale a poca distanza di mesi dalla pubblicazione della sceneggiatura di uno spettacolo teatrale scritto e diretto da Jack Thorne, Harry Potter e la maledizione dell’Erede. Lo spettacolo che riprendeva la storia del maghetto più famoso di sempre non è stato scritto dalla Rowling. E si sente. Non perché si tratti di uno script, dove cioè mancano tutte le parti descrittive e dove si leggono solo dialoghi intervallati da didascalie, ma perché il testo pecca tantissimo di incongruenze narrative, che non ottengono il perdono dei fan più accaniti, nonostante si tratti questa volta di teatro, un media che ha esigenze diverse sia dal romanzo che dal cinema. Possiamo tranquillamente dire che questo film ha riportato in alto il nome della Rowling, che si è appunto macchiata di aver sostenuto La Maledizione dell’Erede.
Animali Fantastici e dove trovarli ha inoltre riunito molti dei nomi coinvolti nella serie di Harry Potter, tra cui il produttore David Heyman, i supervisori agli effetti visivi Tim Burke e Christian Manz, l’editor Mark Day e il regista David Yates. Menzione d’onore va a Stuart Craig, già scenografo della serie di Harry Potter, creatore di immagini meravigliose, perfettamente in sintonia con la visione che la stessa Rowling aveva del mondo da lei creato. È vero, la maggior parte del film e quindi del design, è radicato nell’ambiente babbano, la New York del 1926. Ma la sede del MACUSA ha poco da invidiare al Ministero Della Magia inglese, e soprattutto un inedito ambiente fa capolino in questo film, suscitando una meraviglia smisurata: l’interno della valigia di Scamander è trasformato magicamente in un immenso spazio in cui trovano rifugio le creature magiche salvate dal protagonista. Non un semplice zoo, o un edificio diviso in stanze, ma un mondo dentro ad un mondo, diviso per ambienti in cui ogni animale trova il suo habitat naturale, con le condizione meteorologiche adeguate, il giusto terreno, la precisa luce. Lo stesso regista Yates afferma: “è stato molto più grande di qualsiasi cosa abbiamo mai costruito dei film di Potter, e oserei dire la più grande di qualsiasi cosa Stuart abbia mai costruito nella sua carriera. E poi Tim Burke e Christian Manz hanno ampliato ulteriormente quel mondo con gli effetti del digitale”.
Ecco, forse a un certo punto arriva un po’ la nostalgia della calma Inghilterra, di Diagon Alley, del calore di casa Weasley, di una Nimbus 2000 e di una partita di Quidditch. Ma non scordiamoci che questa è un’altra storia, un’altra epoca, un altro paese, un altro fervore. Gli anni ’20 e la Jazz Age sono personaggi in più da ammirare, e comunque figli della stessa madre di Harry Potter. Si sente questa armonia in ogni secondo del film e quando niente stride, tutto torna.
La macchina del cinema ha funzionato bene in questo caso: regia, fotografia, sceneggiatura, scenografia, costumi, hanno lavorato all’unisono creando non solo un film, ma una nuova era di un mondo che fino ad oggi era considerato intoccabile e perfetto in se stesso. J.K. Rowling e David Yates fanno ricredere lo spettatore, avvolgendolo in una esperienza fantastica, ricchissima, epica. Bentornati a tutti noi.