È in partenza la 34a edizione del Torino Film Festival e nella prima parte di questo articolo vi abbiamo già parlato della sezione Concorso e di quella Festa Mobile. Il TFF ha però molto altro da offrire, quindi cerchiamo di vedere insieme cos’altro ha da offrire il festival, in modo che non vi perdiate nulla di importante tra i 158 lungometraggi proposti.
sezione Afterhours
Una delle più importanti sezioni del festival è quella dedicata al cinema di genere nelle sue forme più “notturne”. Dall’horror al mockumentary, dal bizzarro all’erotico, passando da ritratti grotteschi ed esplosioni demenziali: una delle sezioni più amate perché capace di sorprendere, spiazzare e – naturalmente – inquietare. E anche qui sono molte le proiezioni da segnarsi in programma: Antiporno, l’ultimo lavoro irriverente e visionario del maestro Sion Sono che narra l’ascesa di una giovane donna nel mondo dell’industria a luci rosse; Yoga Horses di Kevin Smith, secondo capitolo della trilogia iniziata con Tusk e a quanto pare ugualmente grottesco quanto il primo (nella trama si parla di “Bratzis”, piccoli nazisti fatti di salsiccia); Lavander tesissimo thriller presentato all’ultimo Tribeca e diretto dal canadese Ed Goss che nel 2008 aveva già impressionato tutta la critica proprio al Festival Torino con il suo bellissimo Small Town Murder Songs (Premio Ripresci, appunto).
Da segnalare anche tre mockumentary (da sceglierne almeno uno): Operation Avalanche (ambientato in piena guerra fredda e ispirato alle teorie del complotto sull’allunaggio dell’Apollo), #Screamers (digital-horror in piena regola, quasi “blackmirroriano”) e l’italiano Ha visto (l’incipit è una fotografia inedita di Arthur Rimbaud).
E infine c’è spazio per l’indie più estremo e bizzarro: da tenere come buone cartucce ci sono The Arbalest (al SXSW 2016 si è portato a casa il gran premio della giuria), il francese Sam Was Here (un omaggio all’horror anni ‘90 con le musiche che ricordano quelle di Carpenter) e Sadako V Kayako dove si fronteggiano a colpi di paranormale gli spiriti di The Ring e di The Grudge (avete capito bene).
Questi ultimi due titoli in sezione possono essere visti, insieme ad un classico come The return of the living dead, in un’unica lunga proiezione durante la notte horror di sabato 19 novembre, un must della rassegna torinese: si entra in sala a mezzanotte del sabato e si esce all’alba della domenica (caffè e cornetti per la colazione sono offerti dal Festival).
sezioni Documentari e Onde
La sezione di documentari, TFF doc, conta 11 titoli da 11 Paesi con ospiti quali Denis Lavant e Lou Castel. Da segnarsi qui Wrong Elements di Jonathan Littell sulla milizia ugandese di Joseph Kony e il bellissimo Ta’ Ang di Wang Bing che racconta la guerra civile nel Myanmar e la sua una minoranza etnica cinese. La sperimentale Onde invece offre 18 film di metraggio vario e l’omaggio a Harun Farocki, filmaker berlinese scomparso due anni fa.
sezioni Distopia, Punk e Pezzi Facili
Per chi poi è alla ricerca di vecchi classici e cult della storia del cinema le tre retrospettive del Festival di Torino non mancano di offrire occasioni per vederli (o rivederli) sul grande schermo: la sezione Cose che verranno, che completa la rassegna iniziata l’anno scorso, è una carrellata di fantascienza distopica, un po’ cult e un po’ cinefila, che nell’era di Donald Trump Presidente USA diventa quasi d’attualità: da 1984 di Michael Radford a La Jetée di Chris Marker passando per Il dormiglione di Woody Allen. Ci sono però anche titoli meno conosciuti ma altrettanto seminali: è il caso di A boys and his dog di L.Q. Jones, che è anche uno dei film preferiti da Quentin Tarantino.
Se al caos del futuro si invece preferisce quello del passato il Festival offre anche un’immersione totale nell’immaginario del punk di fine anni ‘70 ed inizio anni ‘80: fra tutti i titoli c’è ne uno che ci teniamo a segnalare ed è il prezioso documentario del 1976 The blank Generation di Amos Poe e Ivan Král (ex chitarrista di Patti Smith) che trasfigura la nascita del Punk e della New Wave attraverso il racconti dei concerti più importanti che si tennero al CBGB, un piccolo club di New York dove si avvicendarono sul palco la stessa Smith, Iggy Pop, Blondie, i Ramones, i Talking Heads, gli Heartbreakers e molti altri.
Infine c’è la sezione Cinque pezzi facili: ovvero cinque opere scelte direttamente da Gabriele Salvatores, cinque film “che cambiano la vita” e che andrebbero visti tutti. Ma con poco tempo a disposizione si può buttare sul sicuro con l’eterno Jules et jim di Jean-Luc Godard.
Premi, omaggi e restauri
Chiudiamo con alcune ciliegine sulla torta finali di cui non si può fare a meno: il premio alla carriera a Costa-Gravas che farà capolino a Torino prima della proiezione del suo Z, un omaggio a David Bowie (protagonista della locandina del Festival) con Furyo di Nagisa Oshima e il ritorno sul grande schermo di Palombella Rossa completamente restaurato e presentato al pubblico dallo stesso Nanni Moretti. Il pranzo è servito: buona abbuffata.