Se non si tratta di un capolavoro, poco ci manca. Ilegitim, diretto da Adrian Sitaru, viene presentato nella sezione Festa Mobile del Torino Film Festival 34. Il giovane regista romeno confeziona un dramma familiare decisamente coraggioso, basato su temi delicati e dopo il quale lo spettatore non può sottrarsi alla riflessione.
Durante un normale pranzo di famiglia scoppia il caos tra Victor Anghelescu, vedovo da un anno e mezzo, e i suoi quattro figli (Sasha, Romeo, Cosma e Gilda), al tavolo con i propri compagni. Il casus belli è il fatto che l’uomo durante il regime di Ceaușescu abbia impedito a diverse donne di abortire, tanto per convinzioni personali e religiose quanto per motivi legali – in quegli anni venne infatti messa al bando qualsiasi forma di contraccettivo e aborto in sostegno dell’incremento del tasso di natalità. Nasce così una lite furiosa che porta a una violenta spaccatura tra le parti, con la sola Gilda a cercare di calmare le acque. Tutto verrà rimesso in discussione però da una scioccante rivelazione, che porterà ogni protagonista a rivedere la propria posizione nel momento in cui l’oggetto del contendere non sarà più un’ipotesi scolastica ma riguarderà il futuro di un membro del nucleo familiare e della famiglia stessa.
Quello girato da Sitaru è un film decisamente interessante e provocatorio, che presenta una vastità di temi, come spesso abbiamo visto fare al cinema romeno. L’aborto è il principale, con il regista che decide sì di trattare apertamente un tema così scottante, ma lo fa secondo il modello del the spectator inglese del ‘700: in modo imparziale e con l’obiettivo di coinvolgere lo spettatore fino a portarlo a prendere una posizione. Il percorso intrapreso della pellicola è quello della trasposizione di una questione etica dal piano dell’astratto a quello del particolare, in cui i temi della morale, della religione e della legalità emergono come conseguenza della premessa iniziale: i protagonisti sono fatti portavoce di posizioni contrastanti, senza prevaricazioni ma con ideologie ben esposte. Infine, il tempo: all’inizio ed al termine della pellicola sarà Victor con un monologo a sintetizzare una filosofia quasi galileiana.
Nonostante una scelta registica di basso profilo (la camera funge da testimonianza silenziosa), è difficile trovare dei difetti in Ilegitim, capolavoro corale con una sceneggiatura straordinariamente fluida: i personaggi sono ritagliati sulla pelle degli attori, con uno straordinario Victor, interpretato dall’esperto Adrian Titieni (protagonista in Bacalaureat – Un Padre, Una Figlia di Cristian Mungiu), ed una sorprendente Alina Grigore nei panni di Sasha. I dialoghi tra i protagonisti sono intensi, a volte un po’ troppo lunghi ma comunque ben costruiti a livello psicologico. E, per alleggerire un po’ la pressione, non mancano anche momenti ironici: cosa volere di più?
Sitaru alza dunque sempre di più l’asticella e presenta una pellicola ottima, in seguito alla quale lo spettatore non può non porsi delle domande su argomenti ancora tabù in una società tradizionalista come quella romena, costruendo una propria esperienza negli ottantotto minuti di durata attraverso la ricomposizione dei pezzi ritagliati dal talentuoso regista.
Potrebbe essere una delle pellicole migliori dell’intero Torino Film Festival.
TFF34 – Ilegitim: la recensione in anteprima (no spoiler)
Sitaru gira una pellicola appassionante e provocatoria su una famiglia divisa dal tema dell'aborto. Straordinario il ribaltamento delle prospettive.