Era il lontano 1997 quando Aldo Giovanni e Giacomo esordirono al cinema con l’ormai cult Tre uomini e una gamba, un divertente road movie velato di note sentimentali e malinconiche, le cui scene più significative sono ancora impresse nella memoria dei più nostalgici. Con le opere successive – specialmente con Chiedimi se sono felice che per chi scrive rappresenta il loro punto più alto – i tre attori seppero imporsi come fautori di una commedia semplice, intelligente e priva di ogni tipo di volgarità e impudicizia al contrario di molte (troppe) opere nostrane rigurgitate durante il periodo natalizio. Erano gli anni in cui il cinema italiano, quello più mainstream, sembrava aver trovato un’alternativa ai cinepanettoni senza dover necessariamente saturare il mercato di commediole di dubbia riuscita.
Oggi però i canoni artistici del trio sono molto cambiati: il loro è ormai un cinema stanco che non ha più la pretesa di narrare alcunché e che rimane imbrigliato nei soliti cliché della slapstick comedy. Già La banda dei babbi natali e il successivo Il ricco, il povero e il maggiordomo mostravano i primi segnali di un esaurimento creativo – nonostante qualche spunto interessante -, ma è con quest’ultima commedia che il trio dimostra incontrovertibilmente di non avere più nulla da dire. Fuga da Reuma Park è senz’altro il loro punto di non ritorno, l’ultima tappa di una carriera cinematografica che negli ultimi anni ha subito una fase di declino non indifferente.
In un vecchio parco giochi in disuso, adibito a casa di riposo, i nostri tre comici si ritrovano dopo trent’anni di nuovo insieme, ricordando i momenti passati e auspicando nel frattempo una fuga che li possa liberare dal giogo opprimente della vecchiaia. È in questa circostanza che si susseguono le vicende dei tre protagonisti in una avventura rocambolesca che li porterà verso una nuova destinazione lontano da tutto e da tutti, ma soprattutto e metaforicamente lontano dal loro passato.
Guardando Fuga da Reuma Park si ha subito l’impressione di assistere ad un progetto mancato, un film senza pretesa che però, diversamente dai precedenti, non ha nemmeno il coraggio di proporre qualcosa di diverso e originale.
La mancanza di idee convincenti per lo sviluppo della trama è percepibile in ogni scena e alla commedia geriatrica dei tre attori acciaccati si affianca una rassegna dei loro più famosi sketch teatrali (i soliti che si possono vedere gratuitamente su YouTube), come riempitivo ad una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti.
Se a ciò si aggiunge una regia quasi mai all’altezza, spesso a livelli amatoriali, il risultato è un autocelebrazione continua fine a se stessa di cui non se ne sentiva davvero il bisogno. Ad un’analisi più approfondita sono però gli “easter egg” disseminati qua e là durante la narrazione (uno su tutti la famosa gamba di legno realizzata da Michael Garpez) e l’inserimento forzato delle maschere più celebri della loro carriera (i sardi, Rolando, gli svizzeri, Tafazzi, Flanagan ecc.) a suggerirci una nuova chiave di lettura. Perché se da un lato l’obiettivo del trio era celebrare il 25º anniversario della loro carriera, dall’altro il film pare una definitiva dichiarazione d’addio al grande schermo. Visto da questa prospettiva Fuga da Reuma Park non sembra altro che la stessa loro fuga dagli ambienti cinematografici, forse ora scomodi e ostili come il parco per anziani dove sono rinchiusi, a preferenza evidentemente del calore che il pubblico ha sempre saputo riservargli, in tutti questi anni, nei vari teatri d’Italia.
Dopotutto, come ci suggerisce il finale, è concludendo un percorso che se ne posso aprire di nuovi e siamo sicuri che i nuovi progetti non si faranno di certo attendere.
Fuga da Reuma Park: la recensione in anteprima (no spoiler)
Aldo, Giovanni e Giacomo tornano in una pellicola stanca e banale, che potrebbe tranquillamente essere il loro ultimo sforzo cinematografico.