Un grande classico come Il Canto di Natale di Charles Dickens che diventa un meta-racconto tra letteratura, televisione e cinema: SOS Fantasmi (Scrooged) è uno di quei film immancabili sotto l’albero, vuoi perché rielabora una popolarissima favola sul Natale in un divertissement grottesco e satirico, vuoi perché è uno di quei film che i fan di Bill Murray (e sono tanti) non possono che vedere e rivedere ogni anno in quanto rappresenta uno snodo filmico fondamentale, sia nella sua carriera di attore sia nella genesi di un’icona pop che va oltre il cinema stesso.
LA STORIA DI SOS FANTASTMI (SCROOGED): UN CLASSICO DI DICKENS IN CHIAVE MODERNA
Qui Murray interpreta Frank Cross, giovane e cinico Presidente di un network televisivo che per Natale cura la messa in onda di uno spettacolo dal vivo ispirato proprio al racconto di Dickens. Ambizioso, sprezzante, autoritario: Cross – che ha sacrificato tutto (compresa la famiglia) per la propria carriera – mentre dirige uno show su A Christmas Carol finisce esso stesso per identificarsi con Scrooge, il personaggio di Dickens, tanto che a fargli visita arrivano proprio i fantasmi del Natale passato (David Johansen), presente (Carol Kane) e futuro. Tre spiriti che lo costringeranno a riflettere sulla propria esistenza, sul rapporto perduto con l’ex fidanzata Claire (interpretata da Karen Allen) e sul vero significato del Natale.
LO STRAORDINARIO SUCCESSO IN ITALIA
Il film ebbe un discreto successo al botteghino, incassando 13 milioni di dollari nel week-end di esordio mentre a fine anno portò a casa circa 60 milioni, diventando il tredicesimo film con maggiori incassi nel 1988. Più ostico fu l’impatto con la critica: in particolare un’istituzione come Roger Ebert assegnò a SOS Fantasmi (Scrooged) una sola stella e il giudizio pare che fece infuriare Bill Murray, tanto che in un’intervista anni dopo i due discussero di quella recensione con il critico che confermò di trovare il film “per niente divertente”. Quanto a noi, in Italia il film ebbe uno straordinario successo, tanto che con il tempo è diventato un classico da trasmettere in televisione durante il periodo natalizio, alla pari di Una poltrona per due e di Mamma, ho perso l’aereo. La distribuzione italiana decise di intitolarlo SOS Fantasmi (Scrooged) proprio per cavalcare la presenza di Bill Murray che da noi era popolarissimo per Ghostbusters. In realtà anche il battage pubblicitario americano calcò parecchio la mano su questa associazione, utilizzando per Scrooged una tagline che rimandava esplicitamente al film di Ivan Reitman: “Bill Murray è tornato tra i fantasmi, solo che questa volta si tratta di tre contro uno”.
IL RITORNO DI BILL MURRAY DOPO 4 ANNI A STUDIARE FILOSOFIA
Tanta attenzione alla presenza di Bill Murray era dovuta anche al fatto che SOS Fantasmi (Scrooged) segnava il ritorno sulle scene dell’attore dopo un lungo periodo di inattività: a seguito del successo di Ghostbusters (nel quale però dovette adattarsi a un ruolo che all’epoca fu ritagliato appositamente per John Belushi, che morì prematuramente) Murray tentò di calarsi in un ruolo drammatico ne Il filo del rasoio di John Byrum, fallendo però miseramente (il film fu un flop di critica e di pubblico). A quel punto – in perfetta coerenza con il suo carattere bizzarro – Bill Murray entrò in crisi esistenziale si ritirò a studiare storia e filosofia alla Sorbona di Parigi e solo dopo 4 anni sabbatici tornò a recitare proprio per questo film. Anche per questa ragione Murray puntò moltissimo su SOS Fantasmi: sul set l’attore si rivelò iperattivo e il regista Richard Donner (che girò il film fra Arma Letale e il sequel Arma Letale II) in un’intervista disse che dirigerlo fu come “per un vigile dirigere il traffico fra 42esima strada e Broadway, mentre i semafori sono spenti”.
UN UOMO SOLO AL COMANDO
La libertà che ebbe Murray di accentrare su di sé la produzione del film fu dunque totale e l’attore non perse l’occasione di mettere lo zampino su tutto, a iniziare dalla sceneggiatura. Lo script scritto da Mitch Glazer e Michael O’Donoghue (che avevano già lavorato con Murray al Saturday Night Live) venne riscritto più volte attraverso i suggerimenti di Murray, elaborando maggiormente la parte romantica della storia (il rapporto fra Cross e l’ex fidanzata Claire) e approfondendo lo spaccato familiare del protagonista. E nonostante questo, appena poteva, Bill Murray improvvisò per buona parte del film. Nella scena finale, quando il protagonista Cross si trova a cantare con tutto il cast dello spettacolo televisivo, Murray va totalmente fuori-script: possiamo anche sentirlo pronunciare la frase “feed me Seymour“, una battuta che fa riferimento a La piccola bottega degli orrori nel quale Murray fece una breve comparsata qualche anno prima.
I QUATTRO FRATELLI MURRAY, MILES DAVIS E LA FERITA AL LABBRO
Quest’ultima è solo una delle tante curiosità da segnalare per SOS Fantasmi. Ad esempio in pochi sanno che nel film compaiono ben quattro Murray: Bill ovviamente, ma anche i suoi fratelli John (che recita proprio la parte del fratello di Cross), Joel (un ospite in casa del fratello) e Brian Doyle-Murray (che interpreta il padre del Frank Cross nel suo Natale passato). Dall’altra parte SOS Fantasmi è pieno e zeppo di “ospiti a sorpresa” e fra i musicisti di strada che Frank Cross prende di mira possiamo riconoscere Paul Schaffer (il leader della band del Late Show) e tre leggende del Jazz come Miles Davis, Larry Carlton e David Sanborn. Un ultimo simpatico aneddoto riguarda invece Carol Kane, che come “fantasma del Natale presente” interpreta una fatina dai modi piuttosto maneschi: in molte scene la Kane afferra violentemente le labbra di Bill Murray e in una di queste lo fa con tale forza che lo ferisce davvero ad un labbro, costringendo l’attore a cure mediche e Richard Donner a sospendere le riprese del film per qualche giorno.
COSA CI RIMANE DI S.O.S. FANTASMI
Un film spassoso, almeno per i tre quarti iniziali, in cui Murray perfidamente prende in giro tutti i cliché natalizi fatti di educazione, retorica e buoni sentimenti: niente a che vedere con l’ultima parte del film in cui Murray si sforza di interpretare il cambio d’animo del protagonista in modo forse troppo improvviso e posticcio. Ma su questo ci possiamo passare sopra perché per la maggior parte del film Bill Murray si trova splendidamente “fuori posto”, spiazzante e padrone assoluto della scena, senza freni e senza filtri. Nasce un personaggio che va oltre la recitazione cinematografica e che probabilmente all’epoca ha fatto sgranare gli occhi e rizzare le orecchie a Wes Anderson e Sofia Coppola, autori che più tardi reclutarono Murray per alcuni dei loro film lasciandolo libero di intraprendere le vie più imprevedibili del suo peculiarissimo modo di recitare (o non recitare). Ecco perché con SOS Fantasmi (Scrooged) quello del 1988 è stato uno dei Natali cinematografici più belli di sempre: ci ha fatto trovare sotto l’albero il Bill Murray che conosciamo oggi. E scusate se è poco.