Un appassionato di Doctor Who sa che c’è un appuntamento imperdibile: lo speciale di Natale. Ad un anno esatto da The Husband of River Song, che ci aveva permesso – finalmente – di capire l’epilogo della vita della straordinaria archeologa, dopo un digiuno forzato lungo dodici mesi, il Dodicesimo Dottore (Peter Capaldi) torna sul piccolo schermo, per consegnare al pubblico di fan e nostalgici un’altra favola di Natale. The Return of Doctor Mysterio non ha tradito le aspettative dei fan, pur raccontando al pubblico una storia a tratti profondamente diversa dal solito. Gli ingredienti principali, ovviamente, non cambiano, ma ad essere minacciata da un’invasione aliena non è, una volta tanto, Londra, verso la quale gli extraterrestri sembrano aver sviluppato un’angosciante preferenza. L’intero episodio si svolge infatti a New York, immediatamente prima della lunga notte del Dottore su Darillium, e subito dopo l’addio a River Song, ventiquattro anni più tardi. Prima, un bambino acquisisce involontariamente strani poteri, diventando un supereroe. Dopo, lo stesso bambino ormai cresciuto si divide tra le proprie mansioni di baby sitter e quelle di protettore dei più deboli. Nel mezzo, una multinazionale sospetta attira l’attenzione di una giovane reporter, che si trova invischiata in un’indagine più spinosa del previsto. A condire il tutto, ça va sans dire, ci sono gli alieni, resi più forti dalla lunga assenza del Dottore. Immemore di Clara Oswald, senza nemmeno più River Song, il Dodicesimo ci appare profondamente ferito, straziato dai tanto detestati addii, amareggiato dall’inevitabile corso degli eventi, eppure comunque entusiasta, combattivo, protettivo. Sarà il senso di colpa verso il piccolo Grant, che si ritrova un bagaglio di superpoteri non richiesti, sarà la tendenza a scoprire il bello anche quando l’ottimismo sembra lontano, ma Capaldi ci consegna un Dottore che riesce a custodire l’aplomb cupo che lo aveva contraddistinto fin dalla rigenerazione, aggiungendo però una rincuorante vena ironica e speranzosa. Accanto a lui – rimasto senza companion, in attesa dell’entrata in scena di Bill (Pearl Mackie), nella decima stagione – Nardole, superstite dall’ultimo episodio natalizio e dolcissimo compagno di avventura, ultima eredità di River Song. Rimandati a settembre, invece, i cattivi: nati da un’idea buona – e leggermente complottista – perdono spessore e profondità per colpa, probabilmente, del poco tempo a disposizione.
La location e la regia rendono diverso dal solito questo speciale natalizio, che trova nei fumetti e nei supereroi un approdo inedito, lontano da quello che è il terreno in cui un appassionato di Doctor Who è abituato a muoversi. Non c’è il lungo inverno di Trenzalore, dove il Dodicesimo Dottore è scomparso nello speciale del 2013, assente il Babbo Natale dello speciale 2014, mancano persino le torri di Darillium e l’interminabile, ultima notte di River, presenti nello speciale del 2015. Niente Dalek, né Cyberman, né pupazzi di neve assassini: soltanto una New York invernale, un ragazzino con dei superpoteri ed una storia d’amore impacciata e agli esordi, mentre sullo sfondo un gruppo di alieni pianifica una colonizzazione. Il risultato è comunque piacevole, complice il lungo digiuno cui Steven Moffat – sceneggiatore uscente – ha costretto i fan della serie. Un assaggio che incuriosisce, insomma, sia per la caratterizzazione del Dottore – che sarà triste per un bel po’, commenta Nardole – sia per l’insolito momento di stasi in cui il Time Lord si trova. Per una volta senza nemici – ma Missy è sulla via del ritorno. Per una volta senza companion – ma la giovane Bill non è poi così lontana.
Doctor Who Christmas Special 2016: la recensione (no spoiler)
Lo speciale di Natale "The Return of Doctor Mysterio" cala il Dottore in una storia a tratti profondamente diversa dal solito, ma entusiasmante come sempre.