Il presepe, l’albero, il panettone e La vita è meravigliosa. Il film del 1946 di Frank Capra dopo settanta anni è ancora quello che nel mondo caratterizza più di ogni altro il Natale. La pellicola è universalmente riconosciuta come il capolavoro del regista italoamericano che da Bisacquino, un paesino in provincia di Palermo, arrivò ad Hollywood fino a diventare uno dei capiscuola nella storia del cinema.
La storia è ambientata a Bedford Falls (nome immaginario), durante la notte di Natale. Mentre fuori nevica, gli abitanti della cittadina invocano l’intervento del Signore per aiutare un uomo che sta attraversando un periodo molto complicato della sua vita e sta meditando il suicidio. Dall’alto dei cieli Dio ascolta le preghiere degli uomini e per soccorrerlo decide di inviare sulla terra un angelo custode di seconda classe, Clarence Oddbody (Henry Travers), che se riuscirà nella sua missione di salvare l’uomo otterrà le ali e sarà promosso ad angelo di prima classe. Per immedesimarsi nello sventurato George Bailey (James Stewart) e riuscire poi a dissuaderlo dal suicidio, Clarence dovrà prima ripercorrere tutte le tappe fondamentali della sua vita, fino agli inaspettati esiti dell’incontro finale tra i due.
DA FLOP A CLASSICO
Alla sua uscita La vita è meravigliosa non venne accolto molto bene né dalla critica né dal pubblico. Il film fu subito etichettato come populista, dottrinale, e ideologico, e gli incassi, inferiori rispetto al budget, decretarono il flop al botteghino. Nonostante ciò non tutti stroncarono il film, che pian piano si sedimentò nel cuore del pubblico, fino alle cinque nomination assegnategli dall’Academy: miglior film, regia, attore protagonista, montaggio, sonoro.
In realtà il cinema di Capra, e questa pellicola in particolare, non va letto nell’apparente semplicità e superficialità degli eventi narrati, ma nei livelli di dramma individuale, familiare e sociale che contraddistinguono tutti i suoi lavori. Lo sguardo di Capra rende tali livelli complementari e inseparabili per chiunque voglia decifrare la realtà, suggerendo che solo nella loro relazione si trova il senso delle cose. Inconsapevolmente Frank Capra porta embrionalmente sul grande schermo quella che quattro anni dopo Jung avrebbe definito ‘sincronicità’: nulla avviene per caso e tutto accade secondo una logica che lega l’uomo alla sua individualità, agli altri e al suo contesto. La connotazione del regista italoamericano è però dottrinale secondo la tradizione e la fede cristiana, cosa tuttavia che non impedisce al film di essere apprezzato anche fuori dai confini religiosi e soprattutto di essere universalmente riconosciuto come uno dei migliori esempi di cinema di quegli anni. E negli anni Quaranta, peraltro, non era facilissimo emergere.
Considerando quel decennio come uno dei periodi d’oro del cinema, il lavoro di Capra diventa ancora più apprezzabile. Sono gli anni di, tanto per citarne alcuni, Il grande dittatore (Chaplin 1940), Vogliamo Vivere (Lubitsch 1942), Com’era verde la mia valle (Ford 1941) e Casablanca (Curtiz 1942). Di Hitchcock uscivano Rebecca – la prima moglie nel 1940, Il sospetto nel 1941, L’ombra del dubbio nel 1943, Io ti salverò nel 1945 e Orson Welles si affacciava sulla scena cinematografica. In America il cinema cominciava a fare i conti con la guerra fredda, nell’Unione sovietica Eizenstein è già un regista maturo, mentre in Italia Totò iniziava la sua strepitosa carriera e il neorealismo faceva scuola in tutto il mondo con lavori indimenticabili come Roma città aperta (Rossellini 1945), Ladri di biciclette (De Sica 1948), La terra trema (Visconti 1948) e Riso amaro (De Santis 1949).
LA GENESI DEL FILM
La vita è meravigliosa è tratto dal racconto di Philip Van Doren Stern del 1939 dal titolo The Greatest Gift, che lo utilizzò come biglietto natalizio di auguri. Lo scritto ebbe subito l’attenzione di Cary Grant che lo sottopose alla casa di produzione con cui collaborava, la Rko, proponendo di farne un film insieme a Gary Cooper. La Rko ne acquistò i diritti e lo diede in mano ai suoi sceneggiatori, tra cui il famoso Dalton Trumbo. Ma poi Gary Cooper accettò un progetto di un altro film e anche la Rko abbandonò l’idea cedendo a sua volta i diritti alla Liberty films, casa di produzione nel frattempo fondata da Capra il quale passò di mano anche la sceneggiatura a cui partecipò egli stesso.
Da quel momento il regista iniziò la ricerca dei suoi attori. James Stewart è l’autentico mattatore del film; e nonostante la sua ricchissima filmografia, è opinione quasi unanime della critica indicare George Balley come il suo personaggio meglio riuscito. Gran parte del merito viene attribuito anche a Frank Capra che riuscì a tirar fuori dall’attore tutte le sfumature di cui una personalità così complessa aveva bisogno. Per il ruolo di Mary Hatch prima di arrivare a Donna Reed il regista prese in considerazione altre attrici tra cui la mitica Ginger Rogers che però rifiutò, salvo far sapere poi di essersene pentita. Henry Travers è l’angelo custode Clarence Oddbody che fino all’ultimo fu tenuto in sospeso per essere impiegato in un altro ruolo. Henry F, Potter, l’avido e cinico banchiere del film, è invece interpretato da Lionel Barrymore. Anche in questo caso Capra visionò altri attori perché non convinto che il suo viso fosse abbastanza perfido, Alla fine le doti interpretative di Barrymore decretarono la scelta, ma il regista pretese gli straordinari dai truccatori. I risultati gli hanno dato ragione e Potter è ancora oggi tra i villain più riusciti del cinema. Concludono il cast Thomas Mitchell, H. B. Warner, Samuel S. Hinds, Gloria Grahame, Beulah Bondi, Frank Faylen, Ward Bond, Todd Karns, Frank Albertson e Jimmy The Raven.
LE ACCUSE DI FILOCOMUNISMO, LA NEVE RIVOLUZIONARIA E IL COPYRIGHT SCADUTO
Le riprese del capolavoro di Frank Capra durarono tre mesi e mezzo, da aprile e luglio del 1946. Donna Reed fu l’ultima attrice ad essere scelta nel cast, infatti firmò il contratto soltanto a marzo inoltrato, meno di un mese prima di iniziare a girare. All’uscita del film (ricordiamo che gli effetti della Guerra fredda cominciavano a farsi sentire) un rapporto dell’Fbi dedicava le sue “attenzioni” al regista come simpatizzante comunista. Il rapporto faceva riferimento al personaggio del banchiere capitalista che era stato delineato per essere il più odiato dal pubblico, e concludeva: “Come indicano le nostre fonti è un trucco abituale dei comunisti”.
Il film non ebbe vita facile neanche durante la sua realizzazione. Dopo un mese di lavorazione, infatti, Capra, non soddisfatto del suo direttore della fotografia Victor Milner, lo sostituì con Joseph Walker che però aveva un contratto con la Columbia Pictures che lo richiamò prima che finisse il lavoro. Fu sostituito da uno dei suoi assistenti, Joseph Biroc. Nonostante tutto il risultato fu eccellente poiché anche la fotografia si adatta perfettamente alla tinte noir presenti nella pellicola.
La vita è meravigliosa è uno dei primi film in cui vennero riprodotti gli effetti di una grande tempesta di neve. Per far questo sul set vennero impiegate tonnellate e tonnellate di roccia calcarea e di intonaco bianco per simulare enormi cumuli di neve. Ma la cosa veramente rivoluzionaria fu il modo con cui si riprodussero le nevicate, per le quali fino ad allora era impiegata avena colorata di bianco; un modo che però infastidiva gli attori e gli impediva di recitare, costringendoli al doppiaggio in sala post produzione. Merito di Russel Shearman, curatore degli effetti speciali, quello di aver “fatto nevicare” attraverso una pompa a pressione che spargeva in aria un composto chimico in cui erano presenti anche acqua e zucchero. L’effetto è stupefacente ma in realtà nei mesi in cui avvennero le riprese si registrò una stagione di caldo eccezionale. Gran parte del film venne girato nel Rko ranch nel quartiere di Los Angeles di Encino. In fase di montaggio alcune scene vennero tagliate perché secondo Capra appesantivano il racconto ed altre invece, dopo involontari errori della troupe o degli attori, vennero scelte al posto di quelle secondo copione poiché il regista ritenne che fossero più veritiere. Il 1974 rappresentò un’altra tappa importante nel cammino del film. In quell’anno infatti non venne rinnovato il copyright per un errore formale e la pellicola fu mandata in onda liberamente in tutte le tv americane. Una situazione che procurò a La vita è meravigliosa un’altra grossa ondata di popolarità e la incoronò come film di Natale per eccellenza. In seguito la Nbc acquisì i diritti televisivi. Pensare che i costi di produzione previsti per la realizzazione del film lievitarono da un milione settecentomila dollari a tre milioni di dollari, mentre i ricavi furono circa di due milioni e 500mila dollari.
L’EREDITÀ DELLA PELLICOLA
Sarebbe lunghissima la lista di sceneggiatori e registi che attraverso i loro film hanno voluto omaggiare La vita è meravigliosa con citazioni e rimandi alla pellicola di Frank Capra. Si va da The family man a Ritorno al futuro, da Splendor a L’esorcista III, fino a Pulp Fiction. Tante le parodie e i riferimenti nei cartoon, primi fra tutti i Simpson; per le serie televisive ricordiamo Saranno Famosi. Ma quelli citati non sono che una minima parte dei lavori che hanno ricordato, si sono ispirati o hanno omaggiato la pellicola di Capra, la quale è ancora oggi in tutte le classifiche dei film più belli di tutti i tempi. Dopo l’uscita a Capra arrivarono migliaia di lettere di persone che lo ringraziavano per avergli ridato la speranza. Nel corso del tempo qualcuno rivelò perfino di aver rinunciato al suicidio dopo aver visto il film. Ma la cosa più straordinaria di tutte è che anche grazie al regista italoamericano il cinema, così come la vita, è ancora oggi una cosa meravigliosa.