Da qualche anno il mercato cinematografico cinese sta reclamando a gran voce il proprio ruolo, e forte dei numeri vertiginosi di un’industria in piena crescita, stringe collaborazioni sempre più importanti con l’unico vero interlocutore che conti da un punto di vista economico: Hollywood. È proprio tenendo a mente questo contesto che dobbiamo approcciarci a The Great Wall, pellicola con Matt Damon, Pedro Pascal (Oberyn Martell in Game of Thrones) e (in un ruolo decisamente marginale) Willem Dafoe.
Se infatti titoli come Tartarughe Ninja – Fuori dall’Ombra e Warcraft – L’inizio rappresentavano grandi coproduzioni asiatiche con un DNA sostanzialmente occidentale e Dragon Blade – La battaglia degli imperi (con Adrien Brody e Jackie Chan) un maldestro tentativo di raggiungere gli spettatori occidentali con un’epopea ad altissimo budget dal paese del Sol Levante, The Great Wall è probabilmente il più riuscito esperimento di esportazione di un blockbuster asiatico visto sino ad ora.
La storia si discosta dai wuxiapian (i cappa e spada orientali) cui siamo stati abituati, dei quali mantiene solo il tema dell’onore, abbandonando la tematica del guerriero viandante e – quasi totalmente – quella delle arti marziali. Questa volta il regista Zhang Yimou (Hero, La foresta dei pugnali volanti, ma anche Lanterne Rosse) sceglie di virare su un’epica tinta di fantasy e ci racconta una leggenda fondativa cinese, cioè quella di come durante la dinastia Song la Grande Muraglia, insieme all’eroismo di un esercito degno degli elfi di tolkieniana memoria, permise di respingere e sconfiggere gli attacchi dei mostruosi taotié (immonde creature ispirate ai demoni con teste animali e occhi sporgenti tramandatici dalla mitologia del Sol Levante).
La pellicola, che nel cast vede anche la bella Jing Tian (Kong: Skull Island e Pacific Rim: Maelstrom), non si fa sedurre dai verbosi orpelli che spesso appesantiscono film la cui vocazione non è certo autoriale e, con uno script snello ed essenziale, ci trascina da subito in un’azione magnificamente girata, che ci accompagnerà per tutta la pellicola – con qualche opportuno e giustapposto rallentamento – senza mai annoiare. I panorami mozzafiato, una CGI di ottimo livello, gli affascinanti e irrealistici costumi e le acrobazie quasi supereroistiche fanno di The Great Wall una macchina di intrattenimento discretamente kitsch ma estremamente soddisfacente, che se con i toni a volte autocelebrativi tradisce un certo patriottismo propagandistico, ci stupisce altresì con una durata perfetta di un’ora e tre quarti.
In conclusione questo guilty pleasure sui generis garantisce un intrattenimento spettacolare che sta anche trovando un buon riscontro al botteghino internazionale, e nonostante non ci siano i numeri da capogiro di Warcraft – L’inizio (anch’esso prodotto dalla cordata composta dalla divisione orientale di Legendary con Atlas, Le Vision e la pressoché monopolista China Film), ci troviamo davanti a una ricetta efficace per mescolare i gusti spesso contrastanti dei blockbuster asiatici e hollywoodiani. Consigliato sia a chi cerchi un film scacciapensieri sia a chi più consapevolmente voglia avere un assaggio del futuro dell’industria cinematografica cinese.