Si è conclusa l’edizione 2017 degli Academy Awards e, nonostante il gran numero di candidature per La La Land, il film di Chazelle si è dovuto accontentare di un bottino ben inferiore del previsto – ma di tutto rispetto. Sembra infatti che i giudici degli Oscar abbiano voluto premiare in modo equilibrato la grande qualità di molte delle pellicole in concorso, distribuendo le statuette più importanti tra La La Land, Moonlight e Manchester By The Sea. È facile leggere un significato politico nei premi, meritatissimi, conferiti a Moonlight e a Il Cliente, che secondo molti rappresentano una risposta dell’America che conta alle discusse politiche del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Potremmo dire che questa edizione della cerimonia di consegna dell’ambito premio verrà ricordata per i film in gara o per qualche sorpresa inaspettata (tra le quali un Oscar per Suicide Squad, andato per giunta a talenti italiani), ma la verità è che la premiazione di stanotte passerà alla storia per l’incredibile errore che ha portato ad assegnare erroneamente la vittoria più ambita – il miglior film – a La La Land, per voi vederlo revocato pochi minuti dopo e riassegnato correttamente a Moonlight. Non è chiara la dinamica dell’accaduto ma nelle mani di Warren Beatty, chiamato a consegnare l’onorificenza, è in qualche modo finita la busta riportante la dicitura “Emma Stone – La La Land” e l’improvvido annuncio della co-presentatrice Faye Dunaway ha dato vita al più imbarazzante momento nella storia degli Academy Awards (trovi il video in fondo all’articolo).
Al netto di queste considerazioni però quel che più ci interessa è ragionare su ogni singola pellicola vincitrice e capire perché le statuette sono state assegnate a loro e non ad altre. Ripercorriamo quindi insieme i vincitori degli Oscar 2017 in ordine di annuncio.
Miglior attore non protagonista
MAHERSHALA ALI
Già noto agli spettatori di House of Cards per il personaggio di Remy Danton, quest’anno Ali è esploso in pellicole come Moonlight e Il Diritto Di Contare ma anche in tv con Luke Cage. Il suo commovente personaggio di uno spacciatore gentiluomo che aiuta il giovane protagonista di Moonlight a trovare se stesso ci ha regalato un miracoloso equilibrio tra dolcezza e ‘verismo’.
Miglior trucco e acconciature
GIORGIO GREGORINI, ALESSANDRO BERTOLAZZI E CHRISTOPHER NELSON (SUICIDE SQUAD)
I bookmaker puntavano su Star Trek: Beyond ma a portare a casa la statuetta sono Gregorini, Bertolazzi e Nelson per Suicide Squad. A convincere l’Academy la grande attenzione al dettaglio e delle scelte creative orientate alla moderazione, fondamentali per contribuire al look sporco e giocosamente cupo della pellicola. L’unico Oscar italiano di questa edizione; che ci riempie di orgoglio.
Migliori costumi
COLLEEN ATWOOD (ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI)
I costumi della Atwood – la nomination preferita da Tom Ford – contribuiscono in modo determinante ad ampliare l’universo narrativo creato da J.K. Rowling, riuscendo a ricreare il mistero e il fascino della magia in un contesto temporale completamente nuovo.
Miglior documentario
O.J.: MADE IN AMERICA
Era nell’aria la vittoria di una pellicola che avesse un valore fortemente politico, motivo per cui molti di noi confidavano nella statuetta a Fuocoammare. A dispetto delle nostre speranze l’Academy premia invece O.J.: Made in America, lunghissima produzione ESPN (8 ore) che ricorre al celebre caso criminologico per offrire una lettura profonda delle contraddizioni americane.
Miglior montaggio sonoro
SYLVAIN BELLEMARE (ARRIVAL)
Le previsioni indicavano come papabile La La Land, ma ad essere premiato è lo straordinario racconto fantascientifico di Denis Villenueve, in cui una costruzione della tensione da manuale ricorre continuamente alle frequenze bassissime emesse dagli eptapodi, che fungono da legante a tutta la pellicola.
Miglior missaggio sonoro
KEVIN O’CONNELL, ANDY WRIGHT E ROBERT MACKENZIE (LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE)
Kevin O’Connell, dopo aver ricevuto la bellezza di 20 nomination in un ventennio senza che nessuna di queste si concretizzasse in un premio, porta finalmente a casa l’ambita statuetta per lo straordinario panorama sonoro costruito per Hacksaw Ridge. Le esplosioni, il fischio delle pallottole, i lamenti e i tonfi contribuiscono in modo incisivo alla sensazione di impotenza che è alla base dell’empatia con il protagonista.
Miglior attrice non protagonista
VIOLA DAVIS (BARRIERE)
Forse l’Oscar più prevedibile e previsto. Viola Davis aveva già riscosso straordinari successi nei panni del personaggio di Rose Maxson nel 2010, quando la sua interpretazione nella pièce teatrale Barriere le era valsa un Tony Award. Ora ripropone il medesimo ruolo nell’adattamento cinematografico diretto da Washington e la sua intensità, se possibile, è ancora più indimenticabile.
Miglior film straniero
IL CLIENTE
La straordinaria pellicola che conferma il grande talento di Asghar Farhadi meriterebbe di essere ricordata per il modo in cui costruisce la tensione tra i personaggi e nella storia, ma di questa statuetta si parlerà prevalentemente per il suo profondo significato politico, dal momento che il regista vincitore è probabilmente la ‘vittima’ più illustre del muslim ban di Donald Trump.
Miglior corto d’animazione
PIPER
I corti Pixar sono celebri per il modo in cui riescono a veicolare messaggi forti e a proporre personaggi memorabili nello spazio di pochi minuti. L’adorabile pulcino protagonista di Piper non si sottrae a questa tradizione e diventa il protagonista di una storia breve di formazione. Al cinema abbiamo potuto vederlo prima di Alla Ricerca di Dory.
Miglior film d’animazione
ZOOTROPOLIS
L’Oscar per il miglior film d’animazione va a Zootropolis, pellicola Disney animata in computer grafica che, con atmosfere orwelliane presenta una ricchissima galleria di personaggi magnificamente caratterizzati, con la consueta intelligenza nel proporre una lettura che cambia a seconda dell’età dello spettatore.
Miglior scenografia
DAVID WASCO E SANDY REYNOLDS-WASCO (LA LA LAND)
Sono David Wasco e Sandy Reynolds-Wasco a guadagnarsi la statuetta per la miglior scenografia agli Oscar 2017. Difficile sapere cosa abbia pesato di più nella decisione dell’Academy, se l’intimità di una Los Angeles fatta di ponti e terrazze o l’omaggio filologicamente inappuntabile ai più importanti set nella storia del musical. Quel che è certo è che l’atmosfera urbana incantata di La La Land è una vera protagonista del film.
Migliori effetti visivi
ROBERT LEGATO, ADAM VALDEZ, ANDREW R. JONES E DAN LEMMON (IL LIBRO DELLA GIUNGLA)
Il Libro della Giungla rappresenta più di ogni altra produzione degli ultimi anni lo straordinario impatto delle tecnologie informatiche sul flusso di produzione dei grandi blockbuster. La maggior parte dei comprimari sono creature fotorealistiche straordinariamente animate tramite performance capture, ma il merito che ha maggiormente influito nella scelta dell’Academy è certamente la complessa costruzione della giungla che pervade ogni inquadratura, con risultati che hanno fatto parlare per mesi gli specialisti del settore.
Miglior montaggio
JOHN GILBERT (LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE)
Hacksaw Ridge ha il merito di aver saputo convincere con le proprie frenetiche scene di battaglia anche i più severi detrattori. Il montaggio di John Gilbert è il principale responsabile della riuscita delle sequenza belliche, soprattutto grazie ai tagli frenetici eppure sempre tanto precisi da riuscire a costruire una trama narrativa nella quale lo spettatore sa ben orientarsi.
Miglior corto documentario
THE WHITE HELMETS
La drammatica attualità degli scenari di guerra irrompe nella serata degli Oscar, dove i presenti si alzano per ricordare la tragedia della Siria, come se servisse a qualcosa. Il corto vincitore racconta gli elmetti bianchi, un corpo di servizio civile composto da persone comuni che scelgono di rischiare in prima persona per salvare vite umane.
Miglior fotografia
LINUS SANDGREN (LA LA LAND)
Le luci rosate di transizione costruiscono la messa in scena dei sentimenti almeno quanto il pianoforte di Hurwitz. Il più grande merito di Sandgren è quello di proporre un’illuminazione teatrale e artificiale senza renderla mai fredda o distante. I movimenti di macchina che accompagnano scene di danza anche molto complesse andrebbero a tratti mostrati nelle scuole di cinema come esempio.
Miglior colonna sonora
JUSTIN HURWITZ (LA LA LAND)
Intima, immediata eppure non banale, dolce ma non melensa: la colonna sonora di La La Land è un’opera a sé capace di insinuarsi saldamente nelle orecchie e nei cuori degli spettatori, arrivando a godere di vita propria. Siamo certi che tra decenni ancora fischietteremo City Of Stars.
Miglior canzone originale
CITY OF STARS (LA LA LAND)
Se la collaborazione di Hurwitz con Chazelle aveva già rivelato un buon potenziale ai tempi di Guy and Madeline on a Park Bench, con La La Land trova uno degli esiti più felici nel musical moderno. La pulizia dell’arpeggio di pianoforte, la trascinante semplicità (solo apparente) della melodia fischiata e le calde voci di Ryan Gosling ed Emma Stone sono gli ingredienti di un instant classic. Era impossibile pensare di premiare qualsiasi altro candidato.
Miglior sceneggiatura originale
KENNETH LONERGAN (MANCHESTER BY THE SEA)
Kenneth Lonergan riesce nel miracolo di disseminare di leggerezza e commedia uno dei soggetti più drammatici immaginabili. La freschezza dello script risiede non solo in un fortunatissimo equilibrio dei contrasti ma anche nella forza di ritrarre le peculiarità del dolore maschile rifuggendo ogni retorica.
Miglior sceneggiatura non originale
BARRY JENKINS (MOONLIGHT)
Barry Jenkins adatta il materiale originale con una coraggiosa costruzione in tre atti, molto poco cinematografica eppure magnificamente funzionale alla storia. La creazione di tre microversi narrativi, in ognuno dei quali il medesimo protagonista ha un diverso nome, una diversa età, differenti motivazioni e fattori ambientali, permette agli interpreti di trarre il meglio dalle proprie linee.
Miglior regista
DAMIEN CHAZELLE (LA LA LAND)
La statuetta per la miglior regia non poteva non andare a Damien Chazelle, nonostante i prestigiosissimi contendenti. Il monumentale lavoro svolto con La La Land ha dimostrato non solo un gran talento nel dirigere gli interpreti, ma anche e soprattutto una rara maestria nel dosare gli elementi del musical e nel riprendere, con stili eterogenei, scene di danza estremamente diverse tra loro. In generale, sono proprio le attente scelte registiche che hanno permesso alla pellicola di diventare un ritratto tanto poetico quanto poi disilluso del sogno.
Miglior attore protagonista
CASEY AFFLECK (MANCHESTER BY THE SEA)
Da sempre nell’ombra del più noto fratello Ben e poi emarginato per via delle accuse di molestie sessuali risalenti ai tempi di I’m Still Here, Casey Affleck trova finalmente una dimensione in cui esprimere tutto il proprio talento. Con una straordinaria attenzione al dettaglio e una misuratezza decisamente lontana dagli standard gigioneschi così spesso diffusi a Hollywood, ci consegna un uomo credibile e capace di creare empatia a dispetto di alcune scelte criticabili.
Miglior attrice protagonista
EMMA STONE (LA LA LAND)
Nonostante l’interpretazione di Emma Stone, pur premiata con la Coppa Volpi a Venezia, non fosse la preferita di molti cinefili, rimane comunque perfettamente meritevole della statuetta. Le indubbie doti drammatiche – non così scontate, data l’età dell’attrice – fanno da colonna portante a La La Land almeno quanto la luce incantata dei suoi sorrisi e il talento nei numeri musicali. La completezza di questa giovane interprete ci fa sperare in una carriera in continua ascesa.
Miglior film
MOONLIGHT
Premiato dopo il più imbarazzante episodio nella storia degli Academy Awards, questo intenso lavoro di Jenkins tratta l’identità afroamericana come il cinema hollywoodiano avrebbe dovuto fare da anni. Nessun pietismo e nessuna banalizzazione: il contesto della comunità nera diventa una mera tela sulla quale illustrare la sempre difficoltosa ricerca dell’io più profondo. Con Moonlight, Barry Jenkins fa piazza pulita degli stereotipi e, con uno sguardo che si avvicina il più possibile ai comprimari senza mai giudicarli, ci regala un lavoro tanto potente quanto asciutto.