Da quel lontanissimo 1933, anno della sua prima apparizione sul grande schermo, sono stati scritti fiumi di pagine sulla ‘grande scimmia’ – come la chiama il sociologo Alberto Abruzzese nel suo saggio omonimo.
King Kong è, insieme a figure come vampiri, zombi e licantropi (tanto per citarne alcune), una delle creature che più ha segnato l’immaginario collettivo dell’epoca moderna, un simbolo archetipico di primordialità e forza che parla all’io profondo all’uomo metropolitano e tecnico (oggi tecnologico).
La pellicola originale di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack (che per via dello straordinario successo ricevette un sequel a soli otto mesi dall’uscita) pur essendo un film cinematograficamente perfetto, probabilmente non ambiva a comunicare tutti i significati successivamente attribuitigli. Eppure, tra i numerosi remake, il migliore è stato a nostro parere quello datato 2005 e firmato da Peter Jackson, in cui era invece evidente la volontà di raccontare il senso profondo sedimentatosi su quel racconto nel corso di circa settant’anni. La ‘danza’ sul ghiaccio di Kong (Andy Serkis) e Ann (Naomi Watts) rimane un momento di altissimo cinema, omaggio straordinario all’essenza della frase di chiusura del film originale: “È stata la bella a uccidere la bestia”.
Dal 9 aprile, a 12 anni di distanza da quel rifacimento firmato dal regista de Il Signore degli Anelli, il re gorilla si appresta a tornare di nuovo nelle sale, questa volta con Kong: Skull Island, il secondo lavoro per il cinema di Jordan Vogt-Roberts.
Il film questa volta non è una riproposizione delle vicende originali, di cui Jackson aveva anche mantenuto l’ambientazione temporale, ma è una sorta di spin-off ambientato ai tempi della guerra del Vietnam. La scelta è comunque saggia: al posto della Grande Depressione gli Americani devono affrontare lo spettro della sconfitta bellica e delle contestazioni interne, le tecnologie satellitari sono ancora perfettibili ed è quindi ragionevole pensare che esista una ‘Isola dei Teschi’ da scoprire, e tra interventisti e pacifisti si possono innescare interessanti dinamiche e parallelismi utili per la narrazione. Al posto dei dinosauri dell’originale, ormai dominio di altri franchise, qui troviamo le bizzarre creature disegnate dall’interessante penna di Zachary Berger.
Non c’è la volontà di omaggiare la grande profondità semantica stratificatasi nel corso del ‘900, ma, in modo probabilmente ancora più fedele all’originale, c’è la volontà di creare un film spettacolare e ottimamente girato, che intrattenga con effetti speciali e battaglie ciclopiche senza però rinunciare a un ottima costruzione dei personaggi.
In questo senso la missione è perfettamente compiuta, perché Kong: Skull Island, proponendo un’orgia visiva di mostri che combattono tra loro – dei quali non ci viene risparmiato nessun dettaglio, in controtendenza con pellicole come il Godzilla del 2014 o Cloverfield – riesce ad essere sempre divertente e ben costruito, conseguimento tutt’altro che scontato per una pellicola di questo genere.
Anche a livello di script si rilevano un sobrio allegorismo e un eccellente lavoro di caratterizzazione, fondamentale per creare dei comprimari umani la cui presenza in scena abbia un reale peso. Un casting decisamente ambizioso non può poi che rafforzare le già ottime premesse: Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, John Goodman, Brie Larson e Toby Kebbell incarnano infatti con la professionalità che li contraddistingue i personaggi della storia, divisi tra ‘alleati’ e ‘avversari’ di Kong. Una menzione a parte merita John C. Reilly, per cui viene scritto un comic relief la cui presenza si rivela divertentissima e indispensabile per alleggerire i toni d’insieme.
In conclusione Kong: Skull Island è un blockbuster senza particolari ambizioni autoriali eppure magnificamente confezionato, in cui un’eccellente regia dell’azione si accompagna a VFX di primo livello e a una scrittura dei personaggi capace di coinvolgere. Sta poi alla spettatore cogliere riferimenti più profondi, come il cognome del protagonista, che rimanda a quel Cuore di Tenebra che tanto influì sulla nascita dell’archetipo Kong.
Kong: Skull Island – la recensione in anteprima (no spoiler)
King Kong torna al cinema con un cast eccellente, ma stavolta siamo ai tempi della guerra del Vietnam ed è circondato da altri mostri.