Sarà la versione Director’s Cut di Amadeus, il capolavoro pluripremiato di Miloš Forman, ad ingiuriare la 35a edizione del Bergamo Film Meeting: l’appuntamento annuale nella città omonima per gli amanti della settima arte che desiderano scoprire i nuovi linguaggi e i nuovi autori del panorama cinematografico europeo. Al regista ceco sarà inoltre dedicata la retrospettiva principale della kermesse con tutti i suoi sedici film.
Il Bergamo Film Meeting, giunto alla sua 35a edizione, è il festival orobico che da più di trent’anni si è saputo contraddistinguere per l’elevata qualità artistica della sua programmazione, diventando di fatto un importante crocevia del cinema internazionale.
La manifestazione di quest’anno, in particolare, annovera tra gli ospiti alcuni dei più interessanti protagonisti dell’arte filmica del nostro continente, come la francese Dominique Cabrera, cineasta eclettica interessata alle questioni politiche e al mondo del lavoro; l’islandese Dagur Kári, celebre per i suoi racconti di personaggi anticonformisti ed emarginati e il greco Thanos Anastopoulos, attento osservatore della situazione economica e sociale del suo paese. A tutti e tre gli autori sarà dedicata l’intera retrospettiva dei loro film nella sezione Europe, Now!: programma sostenuto dall’Unione Europea che ogni anno propone le personali complete di tre registi emergenti.
Nella Mostra Concorso si susseguiranno sette lungometraggi, tutte opere prime in anteprima italiana, con l’obiettivo di supportare la produzione indipendente e il lavoro di giovani autori che con originalità linguistica e narrativa affrontano i temi della contemporaneità. A completare il parco titoli più corposo concorre la sezione Visti da Vicino, con quattordici documentari, anch’essi in anteprima italiana (tra cui una mondiale), nei quali lo sguardo curioso del regista si addentra nella realtà a indagarne gli aspetti più vividi. Entrambe le sezioni saranno poste a giudizio del pubblico, che ne decreterà i vincitori.
Importanti novità invece per quanto riguarda il programma di questa edizione: due sezioni saranno infatti dedicate rispettivamente allo sceneggiatore Jean-Claude Carrière, celebre collaboratore di personalità del calibro di Louis Malle, Jean-Luc Godard e Miloš Forman; e il costumista Theodor Pištěk, anch’esso legato alla figura del regista ceco, del quale saranno esposti gli abiti di alto artigianato che in film come Amadeus e Valmont hanno contribuito ad esaltarne il carattere storico e artistico.
In conclusione il festival offre la possibilità di partecipare attivamente a numerosi workshop e masterclass con varie individualità del mondo del cinema e dell’animazione.
Di seguito i film in concorso che per nove giorni, dall’11 al 19 marzo, seguiremo per voi e con voi:
Alba
di Ana Cristina Barragán, Equador, Messico, Grecia 2016, 95’ – opera prima
Alba è una ragazzina introversa e solitaria che vive con la madre malata. Quando le sue condizioni si aggravano, Alba viene affidata al padre che non vede da quando aveva tre anni. Poi ci sono gli imbarazzi e le inadeguatezze, i racconti dei primi baci, i giochi crudeli degli adolescenti. Il film di esordio di una delle nuove promesse del cinema latinoamericano esplora con garbo le emozioni e le inquietudini preadolescenziali. Un coming of age trattato con sensibilità, misura e un’estrema cura per il dettaglio.
Voir du pays/The Stopover
di Delphine e Muriel Coulin, Francia, Grecia 2016, 102′ – opera seconda
Aurore e Marine sono due giovani soldatesse di ritorno dall’Afghanistan. Con la loro sezione trascorrono tre giorni a Cipro, in un hotel a cinque stelle, per un periodo di “decompressione” utile a dimenticare la guerra. Nessuno però si libera dalla violenza in modo così semplice. Un film coraggioso, che scava dentro la frustrazione e il disagio delle protagoniste; un’opera antimilitarista che parla di conflitti e dell’Europa di oggi. Opera seconda delle sorelle Coulin (17 ragazze), con Soko (la cantante di I’ll Kill Her) e Ariane Labed (Alps, The Lobster, Love Island, Malgré la nuit).
Marija
di Michael Koch, Germania, Svizzera 2016, 101’ – opera prima
Marija, un’immigrata ucraina, sbarca il lunario facendo le pulizie in un albergo a Dortmund, ma sogna di aprire un salone da parrucchiera. Quando viene licenziata, il sogno vacilla. Costretta a cercare delle alternative per sopravvivere, Marija è pronta a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo. Vigoroso ritratto di una donna affascinante e spregiudicata in un mondo irriverente e impermeabile alla tragedia umana. Il tema dell’immigrazione al centro di un’opera prima efficace ed elegante, con una protagonista (Margarita Breitkreiz) difficile da dimenticare.
Jätten/The Giant
di Johannes Nyholm, Svezia, Danimarca 2016, 90’ – opera prima
Rikard è menomato da una rarissima deformità che gli limita drasticamente la parola, ma è anche un asso nel petanque (le bocce francesi). Quando l’amico Roland lo convince a partecipare ai Campionati Nordici con l’intenzione di vincerli, lui ci crede davvero. Anche perché accanto a sé ha un gigante alto 60 metri. Una favola scandinava bizzarra e commovente, ma anche un eccentrico film sportivo. Con Rocky Dennis (Dietro la maschera di Bogdanovich) e Joseph Merry (The Elephant Man di Lynch) come illustri precedenti. Straordinario lavoro di effetti speciali al trucco.
Waldstille
di Martijn Maria Smits, Paesi Bassi 2016, 90’ – opera prima
La notte di Carnevale, Ben è coinvolto in un incidente stradale in cui perde la vita Tinka, la sua compagna. Dopo aver scontato la pena in carcere, Ben torna a Waldstille deciso a ristabilire un contatto con la sua bambina, ora affidata ai nonni materni. Rompere con il passato e superare i pregiudizi è per lui una vera e propria crociata di redenzione, ma il rischio di sbagliare ancora è altissimo. Un’opera prima scritta e diretta con mano sicura. Un film asciutto e compatto sulla colpa e sul perdono, che non indulge mai al sentimentalismo. Teso e commovente.
Toril
di Laurent Teyssier, Francia 2016, 83’ – opera prima
Quando suo padre, contadino da generazioni e schiacciato dai debiti, cerca di togliersi la vita, Philippe, piccolo trafficante di marijuana, tenta di salvare le proprietà mettendosi in affari con uno spietato caïd di provincia. Un thriller assolato e rurale, dalla struttura tesa e imprevedibile, che è anche la radiografia sociale di un territorio. La Camargue in estate, la calura soffocante, i tori, il frinire delle cicale: siamo dalle parti di Audiard (Un sapore di ruggine e ossa). Perfetta padronanza della mdp. Con il sempre più bravo Vincent Rottiers (già visto in Le monde nous appartient a BFM 31, Mood Indigo e Dheepan).
Fale/Waves
di Grzegorz Zariczny, Polonia 2016, 78′ – opera prima
Ania e Kasia studiano per diventare parrucchiere e fanno pratica come tirocinanti in un piccolo salone di periferia. A Nowa Huta, il desolato quartiere industriale dove vivono, non c’è molto da fare; e a casa, le cose non vanno meglio. Istantanea dolce-amara delle speranze frustrate della gioventù polacca. Un film drammatico eppure lieve, con famiglie disfunzionali e personaggi stravaganti in cerca di amore. Andamento sinuoso come le onde dei capelli a cui il titolo rimanda e hit pop-melodiche polacche. Opera prima del documentarista Grzegorz Zariczny.