C’era una banana disegnata da Andy Warhol su sfondo bianco e poco sopra un titolo semplice e didascalico che riprendeva il nome della band: The Velvet Underground & Nico. Il 12 marzo 1967 cadeva di domenica e il “Banana Album” fece la sua prima comparsa nei negozi di dischi.
Il pugno nello stomaco al sogno americano
Un esordio musicale totalmente estraneo alla realtà circostante, vero e proprio pugno nello stomaco al sogno americano e alla “summer love” liberale e un po’ hippie che stava prendendo piede negli States e nel mondo. Mentre i Beatles ipnotizzavano le folle con il pop leggero e scanzonato di Ticket to Ride e i Beach boys cavalcavano le onde (e le ragazze) della west coast, i Velvet Underground offrivano all’ascoltatore atmosfere cupe e allucinate, sonorità grevi e disturbanti, contenuti espliciti e scabrosi. Eroina e spacciatori, sesso estremo e sadomasochismo, violenza e morte: Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison e Maureen “Moe” Tucker non risparmiarono nessun tabù fra quelli che non potevano infrangere. Molti negozi di dischi lo bandirono, buona parte delle stazioni radio lo censurarono, le riviste di settore rifiutarono di recensirlo. Quel disco fu un insuccesso commerciale e di critica senza precedenti.
L’influenza nella musica…
Oggi ricorrono 50 anni esatti da quel sunday morning del ‘67, e The Velvet Underground & Nico, a discapito dell’accoglienza al suo esordio, è ormai da molti considerato l’album più influente nella storia della musica rock. Sulla scia della “banana” nacquero il rock psichedelico, il rock decadente e quella che verrà chiamata new wave. Ma soprattutto nacque uno spirito di far musica (indipendente, eversiva, nichilista) che un giorno sarebbe stato battezzato “punk”. Oltre a Brian Eno, che ricordò come “soltanto cento persone acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quei cento oggi o è un critico musicale o è un musicista rock”, anche Lester Bangs sentenziò, senza mezzi termini, come “la musica moderna ebbe inizio con i Velvet Underground”.
…e nel cinema
Inutile dire che anche il cinema è stato travolto e influenzato dalle musiche dei Velvet Underground: la loro comparsa nel rock può essere equiparata alla comparsa del cinema-verità, un immaginario capace di restituire all’ascolatore-spettatore l’affresco atroce e funereo dell’umanità documentata direttamente nei bassifondi delle strade. In tanti anni la musica dei Velvet Underground è servita a molti registi e autori per filtrare i propri lavori, restituire atmosfere uniche e dare corpo alle pulsioni border-line di alcune loro opere. Ecco perché in alcuni casi non sorprende affatto che abbiano attinto a piene mani proprio alle canzoni di quel primo incredibile disco. Tra gli innumerevoli passaggi cinematografici dei pezzi del “Banana Album”, ripercorriamone alcuni.
THE DOORS (OLIVER STONE, 1991)
Il film incentrato sulla vita di Jim Morrison e diretto da Oliver Stone racconta, fra le altre cose, anche l’incontro fra il frontman dei Doors (Val Kilmer) e Andy Warhol (Crispin Glover). Durante un party dato dall’artista a New York risuona nell’aria Heroin, una delle canzoni più esplicite dell’album che descrive la dipendenza dall’eroina di un tossicodipendente, con tanto di riferimenti crudissimi (“il buco nella vena”). La scena girata da Stone si sofferma su un allucinato Jim Morrison che guarda intorno a se stesso, mentre le inquadrature si fanno sempre più traballanti e distorte. Heroin è apparsa più di recente anche in Cogan – Killing Them Softly di Andrew Dominik, in una scena in cui Ben Mendelsohn si buca il braccio per iniettarsi una dose.
LAST DAYS (GUS VAN SANT, 2005)
Forse una delle più celebri scene di cinema in cui compare una canzone di Velvet Underground & Nico è in uno dei più bei film di Gus Van Sant, Last days, terzo e ultimo capitolo della sua trilogia della morte e ispirato agli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain (che fu un avido ascoltatore dei Velvet Undeground: i suoi Nirvana li omaggiarono con la cover di Here She Comes Now). La canzone Venus in furs, che Lou Reed scrisse ispirandosi a un libro di Leopold von Sacher-Masoch, fa da colonna sonora a uno degli ultimi momenti in cui vediamo il protagonista Blake (Michael Pitt) in compagnia dei suoi amici mentre fa suonare il pezzo nel proprio giradischi. Nonostante la partecipazione nella scena di altre persone, Blake/Cobain pare già alienato e schiavo dei propri demoni mentre canticchia la canzone: il presentimento di morte e di tristezza avvolge la scena e la rende ancora più oscura e indecifrabile. Venus in Furs ha fatto capolino negli anni in una decina di altre pellicole (pensiamo a Perfect Day di Fernando León de Aranoa) e anche recentemente Martin Scorsese l’ha inserita nel primo episodio da lui stesso diretto della serie Vinyl, utilizzando una cover di Julian Casablancas.
LE STREGHE DI SALEM (ROB ZOMBIE, 2012)
All Tomorrow’s Parties è stato il pezzo dei Velvet Underground più amato da Andy Warhol, una vera e propria marcia funebre che rilegge con tinte nerissime la favola di Cenerentola. Non è un caso che sia stata ripresa da Rob Zombie in una delle scene chiavi del suo bellissimo horror Le strege di Salem: nell’inquietante sequenza finale la canzone diventa la celebrazione per la congrega di streghe, una vera e propria colonna sonora di un sabba nel quale è venerata una sorta di Vergine Maria satanica. Nello stesso film, poco prima, Rob Zombie inserisce anche Venus in Furs come presagio cupissimo all’inevitabile finale maligno.
MEN IN BLACK 3 (BARRY SONNENFELD, 2012)
Non ci pare poi tanto strano che nel terzo film della saga di Men in Black ci sia un breve riferimento ai Velvet Underground: dopotutto esiste una musica più “aliena” della loro? Sta di fatto che quando l’Agente J (Will Smith) e l’Agente K (Tommy Lee Jones) si ritrovano nel 1969 direttamente nello studio di Andy Warhol incontrano anche il personaggio di Griffin, un alieno Arcaniano che ha il potere di prevedere il futuro. Di sottofondo si sente chiaramente Im Waiting for the man, una delle canzoni più coinvolgenti dell’intero album della banana e brano famoso per il suo incalzare di chitarre quasi “punk”: all’epoca fu anche quella una previsione del futuro, almeno quello musicale.
BANDSLAM – HIGH SCHOOL BAND (TODD GRAFF, 2009)
“Allora, i Velvet Undeground. Per farti apprezzare il rock dobbiamo partire dai migliori” dice Charlotte (Alyson Michalka) a Will (Gaelan Connell) mentre gli porge proprio il “disco della banana”. Il film di Todd Graff, Bandslam – High School Band, racconta la scalata di tre ragazzi di una band per partecipare al “Bandslam” e la pellicola viene ricordata anche per essere stata l’ultima in cui è apparso come attore David Bowie. In una scena i Velvet Underground sono esplicitamente citati come band di culto mentre di sottofondo sentiamo Nico interpretare algidamente Femme Fatale, canzone che Lou Reed scrisse ispirandosi alla figura di Edie Sedgwick e che nel 1967 divenne il singolo di Velvet Undergound & Nico.