La cura dal benessere di Gore Verbinski, un thriller dal tono gotico che aspira ad essere un horror e che non riesce a convincere nonostante i buoni propositi. L’ambizioso broker di Wall Street Lockhart (Dane DeHaan) viene mandato dalla sua società in Svizzera con l’obiettivo di riportare a New York l’amministratore delegato della sua azienda, ricoveratosi nella clinica del dottor Volmer (Jason Isaacs) e riluttante a tornare alla vita di tutti i giorni. In seguito ad un incidente, il protagonista si ritroverà a sua volta paziente di quella che non si rivelerà essere una SPA di benessere alla Youth di Sorrentino, ma tutt’altro…
Un film certamente ambizioso, che vuole raccontare il presente attraverso il cinema di genere ma che con il trascorrere dei 146 minuti perde di sostanza. Gore Verbinski, reduce dal clamoroso flop di The Lone Ranger, imbocca la via del thriller psicologico con l’obiettivo di proporre attraverso una lente deformante, ma non immaginaria, la contemporaneità e di stimolare lo spettatore a porsi delle domande sulla società occidentale, dominata dalla sete di potere e di denaro. La colonna sonora, le inquadrature claustrofobiche e la straordinaria performance di DeHaan però non bastano: la noia tende a farla da padrona.
Lontano dai successi di The Ring e della trilogia dei Pirati dei Caraibi, Verbinski non riesce a coniugare la ricercatezza dell’immagine con una impalcatura narrativa che evidenzia grosse lacune: il caos travolge la trama, che non mantiene una linearità e finisce per perdersi in un bicchiere d’acqua. Sicuramente eccessiva la durata, che tende ad allungare senza un valido motivo – se non puramente estetico – determinate sequenze, con la conseguenza di perdere il ritmo necessario per un thriller. Gli ultimi trenta minuti del film rappresentano la delusione maggiore: il finale è insoddisfacente, privo di tensione e non coerente con la strada (le strade, vista la varietà di spunti offerti) intrapresa fino a quel momento.
Se nel complesso La cura dal benessere non raggiunge la sufficienza (va detto anche che il budget era decisamente modesto), non si può non sottolineare la performance di Dane DeHaan: perfettamente a suo agio nell’interpretare un personaggio totalmente disorientato in un mondo oscuro e spaventoso. Forte e vulnerabile, alternato tra silenzi ricchi di pathos e lunghi dialoghi, l’attore statunitense è protagonista di un viaggio interiore che lo obbliga ad esplorare i lati più oscuri della sua anima. E lo fa magistralmente, tenendo in piedi il film per lunghi tratti.
Degna di nota anche la colonna sonora più che azzeccata, che accompagna a mo’ di carillon le sequenze dal tono marcatamente gotico, e un utilizzo della macchina da presa che si muove in linea con la storia raccontata, con un uso smodato del dettaglio.
La Cura dal Benessere: la recensione no spoiler
Il thriller con venature horror di Verbinski delude le altissime aspettative, nonostante un'interpretazione impeccabile di Dane DeHaan.