In occasione della proiezione milanese di Lasciati Andare, il nuovo divertentissimo e intelligente lungometraggio di Francesco Amato (qui trovate la recensione), abbiamo incontrato il regista, il produttore e gli attori del film, tra cui Toni Servillo, Carla Signoris e Veronica Echegui.
Cosa bisogna mettere in gioco per lasciarsi andare, Francesco?
Credo che prima di tutto siano necessari l’autoironia e il coraggio. Quando iniziai a concepire l’idea alla base del film stavo attraversando un periodo piuttosto difficile e sentivo l’esigenza di iniziare a vivere senza prendere le difficolta troppo sul serio e con più leggerezza, la stessa che poi ho cercato di inserire nel film. Ho parlato di coraggio perché quando mi resi conto della compagine di talenti con cui avrei avuto l’onore di lavorare, ho sentito gravare su di me un’enorme responsabilità. Ricordo che poco prima che iniziammo le riprese, sentii un’intervista di Toni (Servillo) a seguito della sua vincita agli Academy Awards, mentre una giornalista gli chiedeva un consiglio per un giovane che volesse fare lo stesso mestiere. Toni rispose che ci voleva e serviva coraggio per difendere le proprie idee e portarle avanti con determinazione ed energia. In quel momento ho avuto la sensazione che si stesse rivolgendo a me. Toni è stato un grande psicanalista anche da Los Angeles (ride).
Questa leggerezza nasce da un lavoro raffinato molto profondo che fa capo a vostre letture e visioni. Quali sono state le personalità cinematografiche che più vi hanno influenzato?
Per questo progetto siamo senz’altro debitori di tutta una cultura anglosassone ed ebraica, dai film dei fratelli Coen a quelli di Ernst Lubitsch, ma soprattutto sono stati Groucho Marx e l’umorismo di Woody Allen a influenzare il nostro operato. Abbiamo compreso come quel tipo di comicità sia in realtà un efficace strumento narrativo, utile per stabilire un contatto con lo spettatore e in questo modo superare le difficoltà quotidiane misurandosi con le proprie fragilità.
Per questo Lasciati Andare si inserisce nella realtà concreta tipicamente romana, dove abbiamo colto quella strana commistione tra tradizionale ed esotico (il film è ambientato nel quartiere ebraico della capitale) che in questa città è così forte e integrata. Ci piaceva immaginare che Elia (il protagonista) vivesse un rapporto di necessità verso la sua comunità e allo stesso tempo di sofferenza; un po’ lo stesso rapporto che ha con la moglie Giovanna.
I personaggi del film erano già stati pensati così sin dall’inizio o ci sono stati dei cambiamenti in base alla scelta degli attori?
Tutti i personaggi erano già stati scritti e pensati per gli attori che poi abbiamo scelto. Ad esempio conoscevo già Veronica (Echegui, la coprotagonista) per aver visto un film di Bigas Luna. Con lei abbiamo fatto diversi incontri di casting e quando l’abbiamo incontrata ci ha subito convinto. In sceneggiatura la immaginavamo di qualunque etnia, la rendeva in ogni caso distante da quella borghesia romana. Quando poi ho incontrato Carla (Signoris) era proprio Giovanna, mi ricordava degli aspetti delle donne migliori della mia vita. Una donna che sa amare e sa essere autonoma. Il personaggio di Toni è stato scritto per lui.
Durante la conferenza stampa del film, gli attori hanno detto la loro sulle scelte di casting e sceneggiatura.
In particolare Toni Servillo ha sottolineato quali emozioni ha suscitato in lui la scelta di un ruolo così diverso dal solito: “desideravo da tempo mettermi in gioco con un genere che già avevo affrontato in teatro. Credo che l’opportunità di fare una commedia a tutto tondo sia per un attore indispensabile per sondare i propri limiti. Quello di Elio Venezia è un ruolo che non avevo mai avuto l’opportunità di interpretare. Un giorno mi ha cercato Francesco, ci siamo incontrati; il copione mi è piaciuto molto e ho accettato la parte. Per me lasciarsi andare significa interpretare la vita un po’ da dilettanti. Dopotutto, come disse qualcuno, ‘la vita è ciò che ci accade mente ci si occupa di altro’ e le commedie lo raccontano molto bene. Speriamo di esserci riusciti anche noi”.
Anche Carla Signoris, che nel film interpreta la moglie di Elia, si è detta particolarmente entusiasta del ruolo offertogli: “mi sono ritrovata un copione magnifico ed è raro leggere una sceneggiatura come questa, dove il tuo personaggio già lo ami, perché diretto e scritto bene. Mi ha affascinato il rapporto atipico dei due protagonisti, che hanno abbandonato la passione e la quotidianità e però continuano ad amarsi. L’incontro con Toni poi è stato fondamentale; durante le riprese è scoppiato l’amore”.
La simpaticissima Veronica Echegui col suo accento spagnolo si è espressa in questi termini: ho amato il copione dall’inizio alla fine, quando l’ho letto mi ha subito entusiasmata per come si sviluppava la storia. La mia battuta preferita è ‘nella vita si cambia’ e per me è molto importante perché tutti mi dicevano sempre che nessuno può mai cambiare. Non credo sia vero e adoro questo film proprio per come ci rende consapevoli della nostra natura. Siamo tutti molto intellettuali generalmente ma non siamo più in connessione con cuore e spirito. Non lo vediamo più nel suo insieme.
Sul finire dell’incontro abbiamo avuto anche un riscontro più che positivo e lungimirante sul cinema italiano da parte del produttore del film: “Lasciati Andare ha un idea portante molto buona. La sceneggiatura è solida perché è stata lavorata profondamente e curata in tutti gli aspetti. È talmente credibile il personaggio di Elia che ho pensato subito di cambiare psicanalista (ride). Credo che una commedia di questo tipo possa rappresentare una base solida con cui far riemergere il cinema italiano. È un film che esporteremo nel mercato internazionale e abbiamo già un distributore, nonostante sia ambientato nel microcosmo romano. Il nostro obiettivo ora è fare meno film, ma con il massimo della testa.”
Lasciati Andare sarà distribuito nei cinema italiani dal 13 aprile.