Dopo S is For Stanley (2015), Alex Infascelli torna sul grande schermo con il giallo sentimentale Piccoli crimini coniugali, tratto dall’omonimo best seller di Eric-Emmanuel Schmitt e interpretato da Margherita Buy e Sergio Castellitto. Sulla scia di Carnage di Roman Polanski, girando interamente nell’appartamento di Silvana Mangano – una casa ricca di oggetti, che ricorda un po’ un museo – il regista romano propone la storia di Elia, affermato scrittore di gialli, e di sua moglie. Il protagonista ha perduto la memoria in un incidente domestico e la donna ha il compito di fargli recuperare i ricordi: da qui comincia un gran duello tra i due, fatto di menzogne e ipocrisie, di ricatti e sospetto. È proprio il sospetto a dare la spinta necessaria a questo film, con la protagonista che prova a stimolare il marito a recuperare la memoria, con ricostruzioni fedeli al passato oppure frutto dell’immaginazione della stessa donna, come nelle più riuscite storie d’amore immaginarie.
Un film molto ambizioso, di natura teatrale, nel quale Infascelli punta molto sui fitti dialoghi: gran parte del merito va ai due protagonisti – in particolare a una Margherita Buy straordinaria – bravi ad esaltare il gioco d’ambiguità. Borghese intellettuale lui, donna ambiziosa quanto frustrata lei: un mix che si ripercuote fedelmente nel confronto dialettico. Più che ottimo il lavoro del regista nel trasporre la piece teatrale e la sua impostazione sul grande schermo.
Al centro di tutto c’è il tema della relazione di coppia, un tema presentato come intriso di veleni: un rapporto di autodistruzione, di aspettative mai rispettate. Un noi, quello della coppia, in cui si cerca l’affermazione dell’io. Due persone troppo innamorate di se stesse. Paradossalmente, questa estraneità tra i due protagonisti è consacrata dalla complicità tra Sergio Castellitto e Margherita Buy. In Piccoli crimini coniugali l’amore è un gesto di supremazia sull’altro, dove si vive in perenne crisi tra dramma e ironia sottile.
Piccoli Crimini Coniugali: Castellitto, la Buy e un amore manipolatorio (recensione)
Un espediente narrativo mette a nudo la relatività dell'esperienza amorosa, in cui la 'realtà' soggettiva diventa un modo per mentire a sé e all'altro.