Un irriverente bebè in giacca e cravatta è il protagonista di Baby Boss, il nuovo film d’animazione Dreamworks diretto da Tom McGrath, regista dei campioni d’incassi Madagascar e Megamind.
Basato sul libro illustrato di Marla Frazee Baby Boss racconta, con il linguaggio della metafora, l’arrivo in famiglia di un neonato dal punto di vista del fratello maggiore Tim, un bambino di sette anni con una fervida immaginazione. Da figlio unico Tim dovrà accettare la presenza di un piccoletto che metterà in discussione tutte le sue certezze.
Ironico e calcolatore Baby Boss, che nella versione originale ha la voce di Alec Baldwin, ha un’ottima proprietà di linguaggio e comunicazione, un abito su misura e la stoffa da leader. Inizialmente rifiutato da Tim, che cercherà in ogni modo di sbarazzarsene, il piccolo boss saprà convincerlo ad immergersi nella grande avventura della fratellanza, in un mondo fatto di giochi e peripezie con lo scopo di mantenere unita la famiglia.
La narrazione di Baby Boss è affidata completamente al punto di vista di Tim, il fratello settenne che si trova nella particolare fase della crescita in cui si sviluppano maggiormente le capacità creative. L’immaginazione è infatti il punto centrale di questo delizioso film di animazione Dreamoworks che punta tutto sull’empatia con il protagonista, che si trova in una situazione critica e usa la fantasia per affrontarla.
L’arrivo di un fratellino è l’espediente per lavorare su se stessi, elaborare il cambiamento e instaurare un nuovo rapporto con la famiglia “allargata”, in un mondo immaginario fatto di misteriosi complotti, combattimenti tra pirati, grottesche babysitter e neonati laureati in economia.
La trama dinamica e molto divertente incollerà i piccoli spettatori alle poltrone ma i molti riferimenti all’attualità e alla letteratura fanno di Baby Boss un film d’animazione godibilissimo anche per gli adulti. In realtà tutto fa pensare che sia concepito soprattutto per i genitori, come uno strumento per comprendere le emozioni che un cambiamento così importante genera nelle menti e nei comportamenti dei figli. Attraverso la missione del piccolo boss con la ventiquattrore, inoltre, si esprime metaforicamente il reale problema del calo demografico, che complice la crisi economica e i cambiamenti del mondo del lavoro sta seriamente incidendo su molti paesi occidentali.
Non solo divertimento, dunque, ma anche un invito ad usare il gioco e l’immaginazione, magari lasciando da parte per qualche ora la virtualità, proiettata attraverso gli schermi di tablet, smartphone, televisori e ritornare al divertimento generato dall’interazione tra esseri umani.
Tom McGrath continua ad affermare il suo talento come regista d’animazione e dare vita a personaggi di fantasia in cui si replicano i comportamenti adulti, dall’antropomorfizzazione degli animali di Madagascar (con le annesse saghe de I Pinguini) alla satira sui personaggi delle fiabe di Shrek terzo fino a questo Baby Boss, ironico colletto bianco terribilmente somigliante ad un impiegato di banca.
Una commedia spassosa per tutte le età che rimarca i valori della famiglia con ironia, sensibilità e l’irriverenza di un piccolo, saccente e adorabile boss.
Baby Boss: quando il poppante diventa il capo (recensione)
In sala dal 20 aprile il nuovo film d'animazione targato Dreamworks.