Ormai la narrativa supereroistica si sta insinuando in modo tentacolare nell’immaginario audiovisivo contemporaneo: mentre i Marvel Studios si avviano a grandi passi verso la conclusione della Fase 3 e un possibile reset – almeno parziale – del MCU, la DC sembra iniziare a ingranare con i suoi cinecomic dai toni ruvidi e cupi, mentre dopo i successi di Deadpool e Logan alla Fox stanno sterzando con decisione verso un target più adulto, seguiti a ruota dalla Sony, che ha annunciato uno spin-off su Venom con rating R. La serialità televisiva non si sottrae a questo trend, e mentre Netflix si prepara al team-up di The Defenders e la ABC, dopo la chiusura di Agent Carter e i rating calanti di Agents of S.H.I.E.L.D., si appresta a giocarsi la carta Inhumans, FX punta a un linguaggio molto meno standardizzato con Legion, Freeform è prossima al debutto dai toni young adult di Cloak & Dagger, The CW ha costruito un proprio universo indipendente (il cosiddetto Arrowerse), Fox è in un cul-de-sac con Gotham, la NBC testa un approccio comedy con Powerless e SyFy lavora allo spin-off Krypton.
L’industria sta cercando senza sosta un approccio più fresco e originale per monetizzare in ogni modo possibile il filone cinecomic.
In questo contesto il marvel cinematic universe, tanto longevo e affollato quanto armonico, inizia ad accusare evidenti segni di stanchezza. Nonostante la qualità delle pellicole prodotte dalla The Walt Disney Company (proprietaria dei Marvel Studios) rimanga di livello straordinario – almeno per il genere – una crescente sensazione di déjà vu è infatti ormai inevitabile. Il mix di ‘viaggi eroistici’ di Vogleriana memoria, la presenza di personaggi spesso fin troppo familiari e la necessità di mantenere una forte coerenza tanto nel tono (action-avventure con venature comedy e sci-fi/fantasy) quanto nell’estetica e nel linguaggio, finiscono per dare ai cinecomic degli Avengers & Co. un sapore sempre gradevole ma prevedibile.
Il nuovo film con Star-Lord e compagnia, in tutto questo fermento, non si sottrae all’equazione tipica del MCU e quindi non è certo rivoluzionario. Eppure è un film fantastico, forse uno dei migliori cinecomic Marvel.
Guardiani della Galassia Vol. 2 è infatti la classica storia in cui un gruppo di eroi ben assortito, armato di buoni sentimenti, con una giusta dose di sarcasmo e con qualche dubbio durante il percorso, affronta e sconfigge in un paio d’ore di pellicola una minaccia capace di distruggere il mondo. Ci sono i superpoteri, ci sono i gingilli hi-tech, c’è il comic relief, il personaggio femminile forte, ci sono l’eroismo e l’abnegazione e ovviamente c’è anche il villain una tantum che saluteremo alla fine del film e c’è l’accenno alla minaccia interplanetaria che rimanda a Infinity War. E ci sono una valanga di effetti speciali, certo. Detto questo, in Guardiani della Galassia Vol. 2 ogni singolo aspetto di questo percorso pur non originalissimo è realizzato con una tale cura e passione che il risultato finisce per essere entusiasmante.
Guardiani della Galassia Vol. 2 è intrattenimento puro, un luna park di fantasia e azione capace di farvi provare un forte legame con i protagonisti e di offrirvi tante – ma tante – risate.
Il regista e sceneggiatore James Gunn se ne guarda bene dal cercare una fotocopia del suo precedente successo, e per questo nuovo capitolo propone il giusto mix di vecchio e nuovo. Mentre Peter Quill (Chris Pratt), pur facendo da fulcro alla narrazione, è forse il personaggio meno sorprendente, una lettura moderatamente più tridimensionale di Gamora (Zoe Saldana), Yondu (Michael Rooker), Nebula (Karen Gillan) e Rocket (nell’originale doppiato da Bradley Cooper) tiene molto lontana la noia. Drax (Dave Bautista) diventa senza mezzi termini uno straordinario personaggio comico – anche se è legato a lui l’unico fugace momento di vera emozione della pellicola – e il ridicolmente adorabile e ottuso Baby-Groot diventa un instant cult che ruberà la scena dall’inizio alla fine del film. Mantis (Pom Klementieff) e Ayesha (Elizabeth Debicki) arricchiscono efficacemente il mondo narrativo di Guardians of the Galaxy e il personaggio tutt’altro che secondario di Ego (un Kurt Russell magnificamente in parte) finisce per rivelarsi di importanza strutturale, sembrando appartenere da sempre alle storie di questi sgangherati salvatori dello spazio. Nel cast anche Sylvester Stallone, la cui presenza non è decisiva ma apprezzabile.
A ben vedere la minaccia e le emozioni raccontate in questo nuovo cinecomic Marvel non sono meno ambiziose o gravi di quelle viste in Civil War, ma mentre lì si respirava (giustamente) un malinconico senso di decadenza e impotenza, qui vi ritroverete quasi sempre ad avere il sorriso sulle labbra.
A decretare la riuscita di questo Volume 2, oltre al grande livello del cast artistico e alla solidità di uno script che non ha paura di tenere quasi sempre separati i comprimari, sono probabilmente gli stessi elementi che fecero del primo capitolo un successo quasi inaspettato: la meravigliosa colonna sonora anni ’70 e la grande libertà concessa dal setting spaziale. Mentre le musiche ci riportano con tutti e due i piedi sulla terra e, facendoci venir voglia di muovere le spalle, ci proiettano in una dimensione fortemente intima ed emotiva, la straordinaria fantasia dei designer può avere libero sfogo nell’infinità dello spazio, e così costumi, navi, armi, forme di vita e colori si alternano in un selvaggio caleidoscopio creativo, in cui l’unico limite è la fantasia. Come già detto, a impreziosire il risultato finale è una scrittura brillantissima, capace di creare la giusta tensione nonostante sia disseminata di gag e battute. Non è dato sapere che strada prenderà il MCU dopo la fase 3, ma quel che è certo è che ci saranno profondi cambiamenti nel paradigma narrativo e che James Gunn tornerà dietro la macchina da presa per il terzo volume di Guardiani della Galassia. Il team guidato da Star-Lord forse non sarà più lo stesso dopo il quarto film degli Avengers, ma ci sentiamo di scommettere che lo spazio aperto sarà la direzione in cui la Marvel si muoverà per ampliare i propri orizzonti cinematografici, anche al di fuori dei film dei Guardiani. Come dimostra il nuovo film di Gunn, dal 25 aprile in sala, l’opportunità è troppo ghiotta per non essere sfruttata a dovere.