Alla domanda “Conosci Bette Davis e Joan Crawford?” probabilmente molti giovani cinefili non saprebbero dare una risposta: in un’epoca dove gli appassionati, con i mezzi che abbiamo oggi a disposizione, riscoprono e riconoscono l’importanza del grande cinema classico, tendiamo sempre ad esaltare il carisma e la bravura dei grandi interpreti maschili di quel periodo ma quasi mai parliamo delle star femminili, perfino se si tratta della Davis e della Crawford (rispettivamente al secondo e decimo posto, secondo la classifica dell’American Film Institute, delle dive più grandi della storia del cinema); è anche grazie al loro lavoro e alla loro storia personale che nell’industria cinematografica la strada (ancora irta di ostacoli) verso la parità dei sessi non è più una chimera ma una realtà quasi compiuta. Inoltre, è strano che si discuta raramente di una delle rivalità più accese della storia della Settima Arte, una contrapposizione talmente avvincente che si prestava benissimo ad un adattamento sul grande schermo. Per fortuna, questa lacuna viene colmata, perfidamente, dalla televisione grazie a quel volpone di Ryan Murphy (American Horror Story, American Crime Story, Glee) che decide di incentrare la prima stagione della nuova serie antologica FX Feud proprio sulla vicenda che vede coinvolte le due leggende di Hollywood (in Italia la serie è ancora inedita).
Feud: Bette and Joan prende in considerazione un arco di tempo lungo 15 anni.
La storia comincia a partire dal 1962, quando Bette Davis (Susan Sarandon) e Joan Crawford (Jessica Lange), due star del cinema ormai sul viale del tramonto, prendono parte al film cult Che Fine Ha Fatto Baby Jane, diretto da Robert Aldrich (Alfred Molina); il successo clamoroso della pellicola, oltre a far realizzare profitti ingenti alla Warner Bros capitanata da Jack Warner (Stanley Tucci), rilancia le carriere delle due dive ma non in maniera indolore: la rivalità tra le due, già accesa in passato, emergerà durante la lavorazione del film prepotentemente e da lì in poi sarà un susseguirsi di colpi bassi reciproci (le due non avranno mai modo di riappacificarsi, visto che la Crawford nel 1977 morirà di cancro allo stomaco).
Il nuovo gioiello di Ryan Murphy è senza dubbio una delle migliori serie emergenti dell’anno.
Assieme a Jaffe Cohen e Michael Zam, lo showrunner confeziona uno straordinario biopic in otto episodi che rende giustizia a due personalità estremamente complesse e affascinanti, legate da un rapporto di odio/rispetto molto profondo: da una parte abbiamo infatti la ex donna più bella del cinema americano (la Crawford), che invidia e ammira allo stesso tempo il grande talento della superba Davis, un’attrice di razza dall’indole ipercompetitiva sempre pronta a dimostrare di valere di più rispetto alla sua avvenente collega (nel suo epitaffio c’è scritto “Ce l’ha fatta percorrendo la strada più difficile”). Jessica Lange e Susan Sarandon (incredibili le loro interpretazioni) danno anima e corpo a due donne che, nonostante le loro differenze, avevano molto in comune (oltre ad essere entrambe premi Oscar, erano delle emancipate madri di famiglia che avevano scelto come compagno di vita il cinema) e, soprattutto, hanno subìto colpi molto duri da parte dello star system nella fase calante della loro carriera. Sì, perché il vero obiettivo della prima stagione di Feud è quello di rappresentare il trattamento ingiusto che Hollywood riserva alle attrici non più giovani: tra rigore biografico e metacinema, Murphy fa un resoconto di ciò che successe negli anni sessanta/settanta alle due dive per dirci in realtà che questa situazione continua a perdurare nell’Industria dei sogni, quasi come se nulla fosse accaduto. Lo stile adottato dallo show è principalmente quello della commedia (in molti momenti Feud è una vera e propria comedy) però negli ultimi episodi il tono cambia diventando un malinconico drama capace di emozionare e commuovere anche lo spettatore più smaliziato; se proprio vogliamo evidenziare una pecca, c’è una sproporzione nel minutaggio dedicato al character della Crawford rispetto alla sua “antagonista” e questo non permette per esempio di esplorare al meglio il rapporto tra la Davis e la figlia (interpretata da una bravissima Kiernan Shipka) ma, nonostante ciò, la costruzione dei personaggi secondari è uno dei punti di forza di questa prima annata, su tutti la governante Mamacita e il Robert Aldrich di Alfred Molina (innumerevoli poi i cameo, da Catherine Zeta-Jones a Kathy Bates passando per Sarah Paulson fino ad arrivare al grande regista indipendente John Waters).
Anche se quest’anno agli Emmy ci sarà bagarre nella categoria Outstanding Limited Series (Fargo, Big Little Lies e American Crime sono dei competitor temibili), Feud certamente si farà valere durante la cerimonia; il prodotto FX è l’ennesima scommessa vinta da Murphy e non vediamo l’ora di vedere la seconda stagione, che tratterà la relazione molto chiacchierata tra Diana e Carlo d’Inghilterra.