Chi ha visto Scrubs (2001-2010) sa bene chi è John Michael Dorian (Zach Braff), il protagonista goffo e sentimentale, nel quale riconoscere la nostra vergogna del fallimento e la nostra genuinità nel superarlo, nel quale riconoscere noi stessi. Così quando Zach Braff ha iniziato a porsi anche dall’altra parte della macchina da presa, veniva naturale immaginarlo in qualche modo aderente al suo J.D.: schietto e grottesco, puro e innocente. Il suo primo lungometraggio è stato La mia vita a Garden State (2004), a cui è seguito il recente crowdfunding Wish I Was Here (2014), non ancora proiettato nelle sale cinematografiche, ma trasmesso da Sky Cult dal 3 maggio 2017. Arriviamo quindi a Going in Style (Insospettabili Sospetti), il primo film da lui girato che non lo vede protagonista.
La mancanza del suo volto sullo schermo si fa sentire, anche se sicuramente ben compensata da grandi star hollywoodiane come Morgan Freeman, Michael Caine, Alan Akin, Ann-Margret, Joey King, Matt Dillon e Christopher Lloyd. Il terzo film scritto e diretto da Braff contiene lo stesso spirito dei precedenti, la stessa curiosità riguardo le relazioni umane, ma stavolta protagonisti sono gli over 60.
L’azienda in cui lavoravano tre anziani viene acquisita e il fondo pensioni viene congelato. Joe, Willie e Al hanno faticato per una vita intera e ora che possono godersi finalmente la pace e la famiglia gli viene impedito, da una società capitalista e bugiarda. Come riprendersi ciò che spetta loro? Organizzando una rapina in banca: un paradosso eccezionale per riscaldare la commedia e far brillare i bravissimi attori. “Le banche hanno rovinato questo paese e a loro non succede mai niente”.
Joe, Willie e Al nonostante soffrano di diabete e non sono abituati a camminare più del necessario possono farlo perché sono amici. Qui la forza e la dolcezza di Insospettabili sospetti: tre uomini, nella fase ultima della loro vita, che cercano ancora di difendersi e lo fanno perché sono insieme. Tornano adolescenti tra sesso droga e rock&roll, incoscienti delle conseguenze, goliardici nello sfidare le regole e folli nel perseguire. In bilico tra vita e morte, tra carcere e salvezza, lo fanno con le loro ragioni e non scordano di divertirsi.
Al è un ex musicista jazz, che non è riuscito a sfondare e in questo amore si tuffa il film, la colonna sonora è un blues nostalgico e coraggioso. La musica per Braff è importante, tanto che la colonna sonora di La mia vita a Garden State gli ha fatto conquistare un Grammy. Come il blues, anche il film vuol accompagnare, vuol suggerire tra gesti e sguardi la potenza di questi rapporti, non solo tra amici, ma anche tra figli e padri, tra giovani e anziani, tra individui spaventati dalla solitudine. In linea con una Brooklyn cambiata dal passato, in ordine, ma ancora piena di diversità, di colore, gusti e stili di vita.
Dall’ideazione del piano alla realizzazione si racconta lentamente, più di quanto non siamo abituati, fino a una scena della rapina che a dire il vero non brilla per originalità. Zach Braff si consolida un regista sensibile e attento agli uomini che questa società vuol schizzare fuori, come i depressi, gli anziani, i fallimentari o i sognatori. Deve lavorare invece sulla modulazione del film, trovando il giusto equilibrio tra scene primarie e secondarie, tra avanzamento e climax, per evitare qualche momento di noia che invece si manifesta.
Insospettabili Sospetti: Zach Braff dirige un insolito heist movie (recensione)
Il J.D. di Scrubs torna dietro la macchina da presa per un divertente caper film con Morgan Freeman e Michael Caine.