Tra le nuove uscite attese nelle nostre sale per il 10 Maggio, anche Song to song, nuova controversa prova del regista Terrence Malick.
Sullo sfondo della città di Austin, tra festival, concerti e party esclusivi, l’aspirante cantautrice Faye (Rooney Mara) si divide tra l’amore per il fidanzato BV (Ryan Gosling), musicista talentoso ma dal carattere schivo, e il suo grande amico Cook (Micheal Fassbender), ricco produttore privo di scrupoli morali, tanto abile quanto spregiudicato. Canzone dopo canzone, festa dopo festa, Faye e Cook proseguono la loro relazione clandestina, anche quando Cook inizia a sua volta una storia d’amore con Rhonda (Natalie Portman), insegnante disoccupata costretta a lavorare come cameriera, che resterà inevitabilmente sedotta da quella scintillante giostra di lusso, celebrità e bugie.
Tra illusioni infrante, menzogne e tradimenti, il nuovo film di Terrence Malick celebra Austin, la sua atmosfera di festa ininterrotta, insieme all’assoluta incapacità dei protagonisti di fermarsi e vivere un autentico momento di felicità. L’instabilità più radicale diventa la vera protagonista di Song to song, un’opera fortemente sperimentale, costruita per frammenti, mentre la macchina da presa indaga insistentemente i volti dei protagonisti, come in cerca della verità nascosta delle loro emozioni.
L’uso massivo della macchina a spalla e la predominanza dei piani ravvicinati, per sequenze brevissime che si susseguono come in un lungo corpo a corpo coi protagonisti, sono la cifra di un film costruito sul senso di smarrimento, che sfida la resistenza dello spettatore oltre i limiti di un’esperienza fisica estenuante.
Iniziato già nel 2012, ai tempi di To the wonder, Song to song intesse il ritratto di Austin e i suoi tre più importanti festival (South by Southwest, Austin City Limits Festival e Fun fun fun Fest) con il punto di vista di Faye, il personaggio di Rooney Mara, incapace di sottrarsi al triangolo d’amorosi sensi, pur consapevole che distruggerà la sua vita. Concepito come un film al limite tra realtà e fiction, in Song to song i personaggi di Malick dialogano con icone del calibro di Patti Smith, Iggy Pop o i Red Hot Chili Peppers, colti nella loro dimensione più intima e reale, lontano dalle luci della ribalta. Eppure, nonostante le migliori premesse qualcosa non torna.
L’amalgama tra le due dimensioni, reale e narrativa, si rivela incredibilmente forzata, mentre il film sembra travalicare i limiti consentiti dal “cinema di poesia”, per sconfinare in un’opera incredibilmente impegnativa, priva del lirismo e della potenza visiva cui Malick ci aveva abituato.
Se il piano era certamente restituire in termini visivi e strutturali il senso di alienazione e malessere profondo della protagonista, in Song to song la linea narrativa perde progressivamente intensità e spessore, rivelandosi ripetitiva, pretestuosa e perfino superficiale.
Schiacciati sotto il peso di un impianto registico estremo ma privo di mordente, i personaggi di Ryan Gosling e Michael Fassbender sembrano copie sbiadite dei loro alter-ego di Shame e La la land, mentre il film nel suo complesso non potrà che sembrare a molti una grande occasione mancata, perfino tra i grandi estimatori di Malick.
Armatevi quindi di tutta la vostra pazienza: nella migliore delle ipotesi, Song to Song potrebbe sembrarvi un lungo esercizio di stile, che riserva poca emozione e una sostanziosa dose di fatica. Per rivedere il regista de La sottile linea rossa (1998), The tree of life (2011), To the wonder (2013) e Knight of cups (2016), non ci resta che attendere una prova più ispirata.