Prima di parlare di Miss Sloane – Giochi di potere è necessario fare una piccola ma indispensabile premessa: Jessica Chastain oggi è tra le poche attrici in grado di riportare alla mente il concetto di diva, dove il termine sta per presenza magnetica, talento, eclettismo recitativo, fascino, spiccata personalità e carisma. Un’attrice capace di passare con disinvoltura e mantenendo la stessa credibilità attoriale da film come Wilde Salomé, in cui sprigiona tutta la sua sensualità, all’horror La Madre fino alla fantascienza griffata da Nolan con il suo Intertellar. Un’attrice capace di risollevare le sorti di pellicole buone ma non memorabili come 1981: Indagine a New York e, in fin dei conti, anche di questa Miss Sloane – Giochi di potere. Già, perché questo ultimo lavoro di John Madden, ancorché non disprezzabile, senza Jessica Chastain sarebbe stato qualitativamente al di sotto di come invece, a conti fatti, si presenta nel suo risultato finale.
Madeline Elizabeth Sloane lavora per un’agenzia vicina agli ambienti conservatori, incaricata della mediazione tra le lobby e i membri del Congresso. A Washington la Sloane è la numero uno: è scaltra e intelligente, doti che le permettono di centrare sempre il fine del lobbismo (“anticipare le mosse dei tuoi avversari ed escogitare le giuste contromisure”) e quindi amalgamare intorno alla causa per cui si batte e per cui viene pagata i componenti del Congresso in modo trasversale. Per questa vita e per la sua carriera Madeline ha sacrificato tutto, ma quando l’agenzia le chiede di sensibilizzare le donne all’uso delle armi e di lavorare per il disegno di legge Heaton-Harris teso a rendere meno severo il controllo sulle armi e a facilitarne la vendita, la lobbista si rifiuta e cambia casacca, mettendosi di fatto contro una delle lobby americane (e non) più forti dal punto di vista economico e più spregiudicate dal punto di vista morale. Dopo una serie di mosse, contro mosse, colpi bassi e peripezie varie si arriva così al colpo di scena finale che non le risparmierà comunque un salato conto da pagare sul piano personale.
Di John Madden, candidato all’Oscar nel 1999 con Shakespeare in love, negli ultimi anni non vengono segnalati film particolarmente impegnati, ragione per cui è già questo un buon motivo per incuriosire lo spettatore alla visione di Miss Sloane. Al netto della presenza di Jessica Chastain, di cui abbiamo già parlato e che ribadiamo essere l’asse portante dell’intera pellicola, il regista statunitense dimostra comunque di saper padroneggiare molto bene il genere del thriller politico che, specie a metà del lavoro, assume i connotati di un thriller vero e proprio in cui si resta spiazzati dall’incedere degli eventi e si ha perfino il dubbio che non tutto sia come sembri. Non siamo esattamente nel territorio di lavori epocali, come I tre giorni del Condor tanto per intenderci, ma, Il caso Spotlight ad esempio avrebbe giovato di almeno la metà dei tempi serrati che rendono Miss Sloane decisamente a prova di cali di tensione. Contrariamente a quanto ci si possa aspettare, Madden non parteggia né per l’una né per l’altra parte e questo rende la pellicola più interessante e con un minor tasso di prevedibilità, nonostante resti sullo sfondo l’approcccio “americano” al plot, ai personaggi e alle loro battute. Il cineasta inglese inoltre ha avuto il grande merito di valorizzare la sceneggiatura dell’esordiente Jonathan Perera. Il suo script è ricco e ben articolato nonostante sia davvero molto verboso. Tutto si regge molto bene insieme e questo fa sì che gli vengano perdonate battute a volte un po’ prevedibili, a volte un po’ forzate. Nel cast anche Mark Strong, Michael Stuhlbarg, Gugu Mbatha-Raw, John Lithgow, Sam Waterston, Alison Pill, Douglas Smith, e Jake Lacy.
Miss Sloane: Jessica Chastain, una lobbista contro le armi (recensione)
La nuova pellicola del regista di Shakespeare In Love è un thriller politico incentrato sul potere e sulla influentissima lobby statunitense delle armi.