John Ruskin diceva che “questa è la vera natura della casa: il luogo della pace, il rifugio, non soltanto da ogni torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia”. Ogni dramma, squilibrio o atto di follia che avviene tra le mura domestiche terrorizza proprio perché mette in discussione anche il luogo più accogliente, e come accade per molti horror è da questo setting che parte anche Scappa – Get Out, folgorante debutto registico dell’attore, sceneggiatore e produttore Jordan Peele.
Chris Washington (Daniel Kaluuya), innamorato della bella Rose Armitage (Allison Williams), accetta di andare a conoscere i genitori di lei. Basta il breve viaggio dall’appartamento di Chris alla villa isolata degli Armitage perché emergano tutte le paure del ragazzo afroamericano in merito ai possibili pregiudizi nei suoi confronti da parte della famiglia bianca e borghese, eppure Rose riesce a rassicurarlo, mostrandosi addirittura tenace nel difenderlo al cospetto della polizia locale.
La cornice della narrazione sembra quasi idilliaca: nel confortevole contesto della loro villa di campagna, i parenti di Rose si dimostrano gentili e premurosi, interessati solo alla felicità della figlia. Al massimo può sembrare un po’ troppo invadente l’insistenza con cui la signora Missy Armitage vuole convincere il genero a smettere di fumare, ma l’incontro di Chris con i suoceri è ben più cordiale del previsto. Unica nota stonata l’etnia del personale di servizio afroamericano, che in quel contesto sembra portare alla mente reminiscenze dell’America coloniale mettendo in leggero imbarazzo tanto il protagonista, quanto gli Armitage e i quanto domestici stessi, il cui comportamento verso l’ospite sembra piuttosto innaturale.
Considerato che è chiara la matrice di genere del film, viene immediatamente da chiedersi quale potrà mai essere la piega che prenderà la narrazione. Cosa aspettarsi dal film: violenza fisica o mentale, scene cruente, eroi o mostri?
I toni della storia seguono i tempi calmi del contesto borghese, e l’unico vero contrappunto alla pacatezza dei comprimari è fornito dal personaggio di Rod (Lil Rel Bowery), amico di Chris dai modi comici e decisamente sopra le righe che, nelle loro conversazioni telefoniche, non dimentica di ricordargli che ‘il bianco è il nemico’.
Probabilmente è proprio il character di Bowery, grottesco e paradossale, a fornire la chiave di lettura per l’operazione messa in atto da Peele, che in un susseguirsi di sviluppi narrativi tutt’altro che prevedibili confeziona un’intelligentissima commistione di thriller e satira sociale dalle venature horror. Scappa – Get Out ritrae il paradosso di un’America ostaggio dei preconcetti e nella quale il desiderio di supremazia razziale non è stato ancora sconfitto, ma per farlo sceglie una strada molto più provocatoria del solito dramma, risultando quindi scevro da ogni retorica e manierismo.
Il linguaggio adottato per questa denuncia fuori dal comune è così efficace da permettere una doppia chiave di lettura, soddisfacente tanto per chi voglia trarre dalla visione numerosi spunti di riflessione sugli USA di “black lives matter” e del nuovo Ku Klux Klan, quanto per chi voglia semplicemente godersi una storia ricca di tensione, citazioni e ironia.
Ad alleggerire Get Out del peso tipico delle pellicole di denuncia è la latente ironia dello script firmato dallo stesso Peele, in cui ogni personaggio è collocato in un suo mondo apparentemente inconciliabile con quelli degli altri: Chris è progressista, ben educato ma informale e dinamico, gli Armitage sono i classici borghesi dabbene oltremodo attenti alla forma e Rod, agente della airport security che prende fin troppo seriamente il proprio lavoro, sembra lo stereotipo del nero chiassoso e amante del pollo. L’interessante dinamica che si viene a creare diventa il terreno fertile per un lavoro capacissimo di intrattenere (anche con la tensione), ma pure di colpire duramente e a fondo l’ipocrisia di un Occidente che ancora non ha fatto i conti con i fantasmi del proprio passato.
Il film è costruito su paradossi e opposizioni di genere, personaggi, ambientazioni e colori (il bianco e il nero della pelle vengono replicati anche nella scenografia e nell’utilizzo della luce) e non è un caso che le scene luminose siano piene di menzogna e quelle al chiuso svelino la verità: fa tutto parte dell’impianto simbolico di un film che offre allo spettatore un’interessantissima molteplicità di livelli di lettura. Scappa – Get Out è adatto al cinefilo più smaliziato ma anche allo spettatore occasionale, dimostrando che per firmare un grande racconto non servono necessariamente budget imponenti o casting stellati, ma semplicemente ottime idee e una solida tecnica nel confezionarle. In sala da giovedì 18 maggio.
Scappa – Get Out: arriva in sala l’horror low-budget che è già culto (recensione no spoiler)
L'imperdibile debutto alla regia di Jordan Peele è un thriller-horror intelligentissimo e divertente, che denuncia impietosamente gli USA di oggi.