Nonostante la scelta di accompagnare il lancio di 1992 con la dicitura “da un’idea di Stefano Accorsi” avesse lasciato perplessi molti, la prima stagione della serie sulla recente storia italiana si era rivelata una scommessa vinta. Infatti, al netto di alcuni problemi notati tanto dai detrattori che dagli estimatori (in particolare riguardo a qualche grossa inesattezza storica e a qualche interpretazione non riuscitissima), la prima stagione della serie prodotta da Sky aveva riscosso un ottimo successo di pubblico e una buona accoglienza da parte della critica. Ora quell’idea di Accorsi viene portata avanti e con 1993 riprendiamo la narrazione dal celebre lancio di monetine a Craxi fuori dall’Hotel Raphael.
I primi due episodi della seconda stagione di questo affresco forse un po’ troppo glamour dell’Italia di Tangentopoli sembrano perfettamente in continuità con quanto già visto, e per questo probabilmente non faranno cambiare idea né a chi ha amato il primo ciclo di episodi né a chi non l’ha apprezzato. Eppure qualcosa di diverso si percepisce già: 1993 sembra essere stata pensata in modo più cinico, malvagio ed efferato, e questo, ovviamente, non può che farci ben sperare.
Tale spietato cinismo lo leggiamo nel protagonista Leonardo Notte (Stefano Accorsi). Lo ritroviamo in una casa borghese di Roma, mentre, durante una festa di compleanno tra bambini, insegna loro la sua filosofia di vita: “Non ci sono sedie per tutti: appena la musica si ferma, correte e sedetevi prima che lo faccia qualcun altro”. Un bambino biondo lo chiama “papà”. È il 30 Aprile 1993 e Notte porta avanti ormai da mesi una relazione con Arianna (interpretata da Laura Chiatti), fidanzata e mamma del figlio di quel Venturi ucciso e sepolto dal bolognese al termine della stagione precedente. Nessuno sa che è morto e tutti sembrano pensare a una fuga.
Meschina e determinata è anche Veronica Castello (Miriam Leone), che nel frattempo è diventata starlette di punta del Bagaglino. Sniffa copiosamente cocaina ed è pronta ad infilarsi in letti sempre più importanti, e anche se in un suo confronto televisivo con Marzullo intravediamo le sue debolezze, rimane il dubbio che le stia semplicemente usando per perseguire i propri scopi.
Anche Bosco (Guido Caprino) e Pastore (Domenico Diele) sono diventati meno ‘innocenti’ e più arrabbiati e disillusi.
Insomma, 1993, ci comunica con molta chiarezza il concetto che vuole esprimere: cinismo. Tutti i personaggi hanno una maggior dimestichezza con il mondo del potere o dello spettacolo; due mondi che si intrecciano, che diventano un tutt’uno, che si prestano l’uno all’altro, si fanno favori. Intercorre un rapporto stretto di collaborazione tra televisione e politica, tra potere e diffusione delle notizie. Per quanto non sia una novità – gli autori lo avevano ben accennato nella prima stagione – questa contiguità sembra ora diventare centrale per il racconto. Notte è nel team di Berlusconi, Veronica ha un duplice ruolo (protagonista della televisione e Pigmalione per la giovane Viola), Bosco e Pastore si muovono con maggiore consapevolezza nel mondo della corruzione, dei favori e della politica e procedono secondo il motto machiavellico “il fine giustifica i mezzi”. Perdiamo un riferimento innocente all’interno del racconto; ormai tutti sembrano, già dai primi minuti, dei carnefici.
Ma cosa è davvero 1993? A differenza di Gomorra o di film sul potere come Il divo, è un prodotto che per varie ragioni è confinato nella nazione nostrana: l’appeal estero non è assolutamente uguale a quello della serie dal romanzo di Saviano o del film di Sorrentino. Perciò, il confronto deve essere necessariamente fatto con i prodotti seriali nostrani. La “partita” con le serie delle tv generalista è vinta a occhi chiusi, grazie anche all’ingente budget che Sky mette a disposizione degli autori e alla qualità degli interpreti (su tutti Miriam Leone, che sembra ormai mostrare ottime doti recitative). La possibilità di rappresentare fedelmente ambienti sordidi come il bordello in cui troviamo Bosco, il buon ritmo del montaggio, l’utilizzo sapiente delle canzoni più importanti dell’epoca (si pensi a Disarm da Siamese Dream degli Smashing Pumpkins, uno dei più importanti album del 1993) e la mancanza di “vittime” pongono le basi per sviluppi molto interessanti. Ci rimettiamo alle ultime parole di 1992, pronunciate da Leonardo Notte: “Sarà uno splendido 1993”.
1993: torna su Sky la serie di Stefano Accorsi (recensione)
L'affresco dell'Italia di Tangentopoli prodotto da Sky torna per la seconda stagione, apparentemente privato di ogni innocenza.