1993 è andata in archivio e poco dopo è arrivato l’annuncio ufficiale di un sequel destinato a chiudere la trilogia, 1994.
Alla luce di questo, viene da interrogarsi su quale sia la reale intenzione degli autori: 1992 aveva sorpreso per la capacità di inquadrare, descrivere e in qualche modo spiegare l’annata di riferimento del titolo; nella stagione appena conclusa, invece, i personaggi hanno prevaricato il contesto, le loro vicende sono diventate più importanti del momento storico. Il 1993 è rimasto talmente in secondo piano da farci scordare l’intento originale della serie. Tuttavia, per quanto le scelte del finale di stagione abbiano un sapore di “sottotrame che dobbiamo chiudere” alla Boris, 1994 potrebbe tornare ai fasti della prima stagione ed essere il miglior capitolo della serie, quello in cui, finalmente, si cambia.
La vicenda di Notte, che sembrava la più interessante, ha confermato le buone speranze dei primi due episodi: il bolognese è cinico, meschino, egoista, scellerato e privo di una qualunque forma di lealtà se non verso il denaro e il successo; Veronica Castello completa il suo percorso secondo una regola non scritta che infiamma l’Italia da diversi anni: “se hai un bel corpo, puoi far parte della politica”. Pastore si confronta in modo intimo con Di Pietro (per la prima volta vediamo il magistrato fuori dall’ufficio); Bosco fa il doppio gioco e Zeno e Bibi cercano l’espiazione
I personaggi secondari sono molti e spesso non indimenticabili: giornalisti, politici, la ragazza di Pastore, l’orrendo Massimo D’Alema interpretato da Vinicio Marchioni (recitato bene ma scritto male), poi ancora gli avvocati, gli uomini di potere sparsi, lo scrittore/giornalista/intellettuale che flirta con Miriam Leone, le ballerine colleghe della Castello, ma anche il professore della Lega, il politico della DC che dispensa massime, i criminali che orbitano attorno alla famiglia Mainaghi e infine gli stessi ereditieri. Questa folla, più che essere composta da veri e propri personaggi, è gremita di archetipi o alle volte stereotipi di una determinata classe sociale. Stereotipi di intellettuali, di politici, di criminali. Un’enorme tela nelle quale sono state dipinte le più canoniche rappresentazioni di una determinata idea (il giovane ben vestito ed intellettuale che vorrebbe mollare il lavoro da giornalista per fare lo scrittore, il “cattivo” che vive in un appartamento splendido mangiando cibo raffinato, un giovane rampollo dandy e tossicodipendente, la showgirl invecchiata e decaduta, i salotti coi nobili romani etc.).
La poca fantasia e la poca caratterizzazione dei personaggi secondari – messi lì più per far avanzare la trama che altro – è forse l’unico vero grande difetto di questa seconda stagione. L’incapacità di inserire personaggi secondari divertenti, dinamici, a tutto tondo, capaci magari anche di togliere spazio ai cinque protagonisti classici, alla lunga, ha fatto sì che la serie apparisse quasi stanca di se stessa. Basti a pensare a un personaggio come Rocco Venturi, fondamentale nella prima stagione perché in grado di mantenere alta la suspense nel suo “duello” con Notte. Bosco aveva a che fare con “Borto”, un omosessuale nel partito più conservatore italiano: una pericolosa contraddizione. La Castello era alla disperata ricerca di “cosa fare da grande” e Pastore e la Mainaghi si affrontavano e attiravano al contempo. Tutto questo ci è mancato, tremendamente.
Dall’altra parte, però, la serie diretta da Giuseppe Gagliardi rimane una delle produzioni italiane di livello più alto. È soprattutto la serie più “nazionale” tra le grandi produzioni, data la sua scarsa esportabili all’estero. Infine 1992-1993 sono il “palcoscenico” sul quale si esibiscono dei grandi interpreti italiani, su tutti Miriam Leone (che ormai non è più una sorpresa) e Guido Caprino ( il “suo” Bosco è fenomenale). Il finale ci ha promesso che saranno loro due i protagonisti di 1994 , dove le cose, finalmente, cambieranno.
1993: grandi personaggi ma comprimari stereotipati (recensione)
La serie Sky Atlantic con Stefano Accorsi chiude il ciclo narrativo incentrato sul 1993, tra luci e ombre.