Netflix, negli ultimi anni, ha allargato a dismisura la sua offerta di produzioni originali puntando non solo sui drama ma anche sulle comedy, da The Ranch a Fuller House passando per Grace and Frankie e Santa Clarita Diet (solo per citarne qualcuna); uno degli show comici più popolari della piattaforma streaming di Los Gatos è sicuramente Unbreakable Kimmy Schmidt, la serie creata da Robert Farlock e Tina Fey (famosa da noi per 30 Rock) arrivata alla sua terza stagione.
Quest’anno i due showrunner hanno voluto sviluppare una narrazione più corale.
Oltre allo spazio riservato alle vicende di Kimmy Schmidt (Ellie Kemper), una donna dall’inesauribile entusiasmo imprigionata in un bunker per ben 15 anni ma vogliosa di recuperare tutto il tempo perduto, procedono in maniera parallela le storylines degli altri tre personaggi chiave della comedy: Titus (Tituss Burgess), l’amico omosessuale di Kimmy che vuole diventare una star, Lilian (Carol Kane), la padrona di casa pazzoide della nostra protagonista, e infine Jacqueline (Jane Krakowski), ricca signora di Manhattan per cui Kimmy aveva lavorato come tata.
Unbreakable Kimmy Schmidt comincia, dopo tre stagioni, a mostrare un pò la corda.
Dopo il finale dello scorso anno, sembrava che la serie nel 2017 ritornasse ad avere una trama di natura più orizzontale come all’esordio, scelta che avrebbe portato grandi benefici al prodotto di casa Netflix (certamente sarebbe stata molto più interessante): la diatriba legale tra Kimmy e il suo carceriere, il reverendo Wayne (un carismatico Jon Hamm), sarebbe stato un escamotage narrativo dal grande potenziale. Probabilmente gli impegni lavorativi della star di Mad Men avranno inciso, fatto sta che dopo appena due puntate Unbreakable Kimmy Schmidt ha subito abbandonato quella storyline per riproporre lo stesso pattern utilizzato nella seconda stagione: la nostra protagonista si ritrova a fronteggiare situazioni bizzarre che, in un modo o nell’altro, finiscono per darle un’opportunità (come ad esempio l’iscrizione al college o il corso per diventare vigilessa). Sia chiaro, il messaggio di positività e di gioia di vita che lo show continua a trasmettere, andando controcorrente al trend dominante della serialità di oggi, è ammirevole e (a volte) liberatorio ma questo canovaccio comincia ad essere, agli occhi dello spettatore più esigente, sempre più monotono e privo di guizzi, nonostante la presenza scenica della brillante Ellie Kemper. Ben più interessanti invece sono le peripezie che vedono coinvolti i characters di Jacqueline e, soprattutto, di Titus, il vero mattatore di Unbreakable Kimmy Schmidt; il personaggio impersonato dal talentuosissimo Burgess è il più sfaccettato della serie, non per niente i momenti più divertenti dell’annata appena trascorsa lo vedono spesso e volentieri protagonista indiscusso (dopo Peeno Noir, un altro tormentone trash invaderà i vostri schermi). Lo show si diverte a prendere di mira quest’anno soprattutto il sistema universitario americano, la NFL e il movimento femminista (qui arrivano le stoccate più dissacranti), anche se non riesce sempre a centrare il punto; inoltre, come ormai è consuetudine, anche in questa stagione non mancano le guest star (oltre al già citato Hamm, ci sono le gradite presenze di Josh Charles, Laura Dern e Ray Liotta) che, con il loro contributo, alzano il livello della comedy.
La serie avrà una quarta stagione? Dopo le due cancellazioni eccellenti nelle ultime settimane da parte dell’azienda capitanata da Reed Hastings (The Get Down e, soprattutto, Sense8), nessuno show originale Netflix (eccetto qualche prestigiosa eccezione) oggi può sentirsi davvero al sicuro ma, se ci basiamo sui numeri dello scorso anno riportati nello studio di Symphony Advanced Media (che posizionano la creatura di Tina Fey nella top 10 dei prodotti più visti dagli abbonati del web service), le possibilità di un rinnovo sembrano essere concrete, sperando che in futuro Unbreakable Kimmy Schmidt possa finalmente cambiare marcia.