Dopo una buonissima prima stagione torna su Netflix la serie Flaked, che vede l’attore comico canadese Will Arnett (famoso per la divertentissima comedy Arrested Development e, soprattutto, per essere la voce del cavallo antropomorfo BoJack Horseman) nel duplice ruolo di protagonista e showrunner.
Lo show racconta le disavventure di Chip, un ex alcolista di mezz’età alla ricerca di se stesso.
Chip (Will Arnett), dopo la decisione di appoggiare la costruzione di un albergo di lusso a Venice, fa attorno a sé terra bruciata: i suoi amici, Dennis (David Sullivan) e Cooler (George Basil) non si fidano più di lui e anche con la fidanzata London (Ruth Kearney) le cose non vanno nel migliore dei modi. Lui prova a raddrizzare (anche per interesse personale) la situazione ma incappa negli stessi errori commessi in passato, che lo costringono ad un serio, anche se tardivo, mea culpa.
Come lo scorso anno, sono i toni drama che prevalgono su quelli comici.
La creatura di Will Arnett e Mark Chappell si conferma, anche nel 2017, un prodotto seriale molto interessante: pur essendo etichettata come una commedia, in realtà Flaked è una dramedy pura incentrata su un uomo con tendenze autodistruttive che, con la sua negatività, danneggia seriamente anche le persone che gli stanno accanto (in primis la fidanzata e il suo migliore amico, le maggiori vittime sacrificali); nonostante ciò, lui continua imperterrito a considerare gli individui come “oggetti” da poter usare per i propri scopi, tale da rendere il suo personaggio non particolarmente amabile agli occhi del pubblico. Il pregio maggiore dello show è quello di non lasciarsi andare a soluzioni narrative ruffiane e conciliatorie, sia per quanto riguarda il lato comedy (la comicità non è mai triviale o grossolana qui) che, in misura maggiore, nelle parti più drammatiche (in questa stagione nettamente prevalenti); anche nella scrittura degli altri characters non c’è alcuna banalità, perché è vero che Chip è in assoluto l’antieroe della serie ma anche chi lo circonda, tra segreti inconfessabili e vizi difficili da estirpare, ha i propri scheletri nell’armadio (tutti hanno un passato burrascoso da lasciarsi alle spalle). Parlando di Flaked è difficile non fare il paragone con uno dei fiori all’occhiello di Netflix, quel BoJack Horseman che ha inevitabilmente (e pesantemente) influenzato lo show di Arnett: se proprio vogliamo trovare dei difetti, ad ogni puntata si ha sempre una strana sensazione di déjà-vu dovuta sostanzialmente al fatto che ricorda troppo il cartoon creato da Raphael Bob-Waksberg (sembra davvero, a volte, di vedere una sorta di live-action) senza però averne né la profondità né il grande valore artistico (l’universo di BoJack è uno dei più originali degli ultimi anni). Quest’anno inoltre, avendo a disposizione solo sei episodi, Flaked ha avuto qualche problema nella gestione, troppo affrettata, degli eventi clou e una sottotrama in particolare, quella di Cooler (l’unico personaggio comico al 100%), è stata sviluppata in maniera eccessivamente surreale (troppo poco credibile la sua love story con la bella signora benestante).
Nell’ultima puntata Arnett e Chappell hanno scelto saggiamente di chiudere tutte le storylines, lasciando aperto solo qualche piccolo spiraglio nel caso Netflix avesse intenzione di rinnovare lo show per una terza annata; ancora non sappiamo se la piattaforma streaming darà un’ulteriore chance a Flaked (soprattutto considerando la nuova politica dell’azienda di Los Gatos sulle produzioni originali) ma, se i vertici dovessero decidere di sospendere definitivamente la serie, i fan possono comunque ritenersi soddisfatti da un epilogo che potrebbe essere a tutti gli effetti un series finale.