Le ultime volontà di una donna fuggita dal focolare molti anni prima costringono due famiglie a una breve convivenza. Ne risulta un dramma misurato, borghese e di buongusto, che non si risparmia guizzi di ottimo stile cinematografico e la cui ambizione ne fa una sarabanda di talenti quasi ingestibile, con un equilibrio sempre dosato tra dramma e ironia.
Alabama, 1969. Jim (Robert Duvall) è un vegliardo scorbutico che ha cresciuto da solo quattro figli: la moglie Naomi (Tippi Hedren, la musa Hitchcockiana di Gli Uccelli e Marnie) è fuggita anni prima e ha costruito un secondo nucleo familiare in Inghilterra. Alla notizia della sua morte, Jim e i figli si apprestano a ricevere la visita dei parenti acquisiti per una nostalgica veglia funebre in cui i difficili rapporti tra le due famiglie si intrecceranno con la difficoltà di accettare la morte, le implicazioni di un rapporto padre-figlio piuttosto complicato – e un po’ retorico – e il tormento della guerra.
Billy Bob Thornton, qui alla quarta prova da regista, mette dunque molta carne al fuoco (forse troppa) ma sotto alla patina mondana di un’America godereccia e decadente ha il merito di costruire delle fondamenta drammatiche intessute sul tema della guerra, a tal punto da portarci a definire questo Jayne Mansfield’s Car come un film sulle conseguenze dei conflitti bellici, vestito poi sapientemente da dramma familiare.
Il Robert Duvall pater familias polarizza, assieme ai figli che in un modo o nell’altro hanno trovato la maniera di deluderlo. Un’intenzione tematica che articola diverse categorie: patriottismo contro propaganda anti-americana, idealizzazione del passato contro ritmi di vita moderni, costumi a stelle e strisce contro cultura europea. Una tale stratificazione di livelli semantici riesce a rimanere incollata dal trauma del conflitto armato, tragedia che marchia a vita le coscienze di ogni generazione alla stregua di uno shock cui tutti i personaggi devono assoggettarsi. Ecco che le opposizioni sopra riportate trovano uno sbocco comune che possa legare la grossa mole di tipi umani che Thornton mostra: lo spettro bellico, che sia della Grande Guerra o del Vietnam, accomuna tanto il capo clan Jim quanto il suo omologo Inglese (interpretato da John Hurt), passando per le giovani leve di famiglia che ora si oppongono al conflitto (Carroll, un Kevin Bacon che si carica sulle spalle buona parte della pellicola), ora si vedono costretti a parteciparvi.
È proprio il carattere composito, dal punto di vista anagrafico, di tutta la famiglia protagonista a creare le premesse per alleggerimenti che strappano un sorriso e mostrano l’abilità di Thornton alla scrittura, capace anche di utilizzare il contrasto U.S.A-UK per la costruzione di gag comiche. Sul versante tecnico la prima parte offre spunti piacevoli (campi lunghi, rallenty, lenti e costanti movimenti di macchina) che vanno via via annacquandosi in una seconda che si fa più dialogica e macchinosa. Quando si ha a che fare con narrazioni corali risulta complesso caratterizzare ogni figura, e l’impressione è proprio che Jayne Mansfield’s Car, nel suo intento di affresco in cui coesistono nazionalità, generazioni e visioni del mondo eterogenee, finisca per raccontare personaggi a volte bidimensionali o stereotipati, i cui limiti in fase di scrittura vengono però ben ammortizzati da interpretazioni notevoli e che giustificano il tono ambizioso di tutta la pellicola.
«L’educazione sta scomparendo, prego il dio di non esserci quando scomparirà del tutto.» Lo sguardo idealizzante e nostalgico di Jim impregna ogni suo intervento, qualunque sua esternazione o pensiero. Il feticismo per gli incidenti stradali, di cui ha notizia grazie alle comunicazioni radio della stazione di polizia, lo accomuna ai coetanei del paese offrendosi come unico appiglio a una vita comunitaria, di condivisione, che non secondariamente lo rimanda a quella violenza della guerra lontana nel tempo ma sempre presente nei discorsi dei personaggi. È forse lui il protagonista di un lungometraggio che trabocca di potenziali prime donne e non sa scegliere su quale focalizzarsi. In Jayne Mansfield’s Car c’è così tanto potenziale artistico e narrativo che viene da pensare che Thornton abbia peccato di poco decisionismo in sala di montaggio, ma nonostante il risultato sia perfettibile il livello del cast e molti degli spunti narrativi sono così interessanti da portarci a consigliarvi senza debbio il recupero in home video del film, edito in blu-ray e DVD da Koch Media.
Jayne Mansfield’s Car: in home video una dramedy all-star (recensione)
Arriva in blu-ray il quarto lavoro da regista di Billy Bob Thornton, con Robert Duvall, Kevin Bacon, John Hurt, Tippi Hedren e lo stesso Thornton.