La notizia è trapelata la scorsa settimana grazie a Variety e solo conseguentemente confermata dalla Biennale di Venezia: ad aprire il 30 agosto la 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia sarà la dark comedy Downsizing.
Downsizing, diretto da Alexander Payne e interpretato da Matt Damon, Kristen Wiig, Christoph Waltz e Hong Chau, promette di essere una sorta di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi in chiave adulta, ricco di spunti comici ma a quanto pare anche forte di una profonda critica all’economia contemporanea.
Il film, che sarà presentato in concorso, segue le avventure di Paul Safranek (Matt Damon), un uomo ordinario di Omaha che, insieme alla moglie Audrey (Kristen Wiig), sogna una vita migliore. Per rispondere alla crisi mondiale causata dalla sovrappopolazione, gli scienziati hanno sviluppato una soluzione radicale che permette di rimpicciolire gli essere umani a pochi centimetri d’altezza. Le persone presto scoprono che i loro risparmi valgono di più in un mondo più piccolo e, con la promessa di uno stile di vita lussuoso oltre ogni loro aspettativa, Paul e Audrey decidono di correre il rischio di sottoporsi a questa pratica controversa, imbarcandosi in un’avventura che cambierà le loro vite per sempre.
VENEZIA LAVORA PER ‘SORPASSARE’ CANNES
Dopo la scelta dell’attrice statunitense Annette Bening come presidentessa della giuria di Venezia 74 e l’annuncio del Leone d’Oro alla Carriera alle star americane Jane Fonda e Robert Redford, la selezione della pellicola di apertura conferma il legame a doppio filo che ormai collega la direzione della kermesse di Alberto Barbera al circuito Hollywoodiano, facendone un festival di importanza sempre più primaria, la cui crescita sembra inarrestabile nonostante la crescente importanza di realtà del continente americano (primo su tutti il Toronto Film Festival) e proprio mentre Cannes vive un forte momento di stanca (complici un compiaciuto elitismo e la scelta autolesionista di schierarsi contro Netflix) e Berlino è in caduta libera.
LA STRADA PER GLI OSCAR PASSA DA VENEZIA
Se nel 2012 l’era Barbera si era aperta all’insegna di The Master di Paul Thomas Anderson, poi candidato a tre Premi Oscar, è dalla 70° edizione in poi che la scelta di una pellicola per l’apertura della Mostra sembra essere prodromica a un inarrestabile successo per la stagione dei premi, primo tra tutti quello assegnato dall’Academy: scegliendo in apertura Gravity di Alfonso Cuarón (dieci nomination agli Oscar e 7 statuette vinte tra cui miglior regia), Birdman di Alejandro González Iñárritu (nove candidature e quattro premi, tra cui miglior film e miglior regia) e La La Land di Damien Chazelle (quattordici nomination e sei statuette, tra cui miglior regia), Barbera ha fatto di Venezia l’interlocutore europeo preferenziale della Mecca del Cinema, nonché forse il più influente player del circuito festivaliero internazionale. Senza scordare che Il Caso Spotlight, (giustamente) fuori concorso in Venezia 72 e non presentato in apertura, si è poi guadagnato sei candidature e due statuette, tra le quali miglior film.
E ORA UN REGISTA CHE AGLI ACADEMY AWARDS È DI CASA
È ovviamente ancora presto per sapere cosa aspettarci da Downsizing, ma se le esperienze passate hanno un loro peso, possiamo prevedere che la scelta del film di apertura sia molto ben ponderata. Le aspettative per grandi autori internazionali in concorso sono molto alte (la riserva sui film della Mostra verrà sciolta il 27 luglio, con la conferenza stampa ufficiale che copriremo per voi), ma questa selezione un po’ inaspettata del lavoro di Payne delinea comunque un panorama decisamente interessante.
Il nome di Alexander Payne infatti, nonostante non goda di particolare popolarità con il grande pubblico, è sinonimo di opere di altissimo livello e con un costante riconoscimento da parte della critica e dell’industria; una tipologia di profilo coerente con la lunga scia di scelte felici di Barbera.
Payne in passato non solo ha dimostrato di saper eccellere nell’arte cinematografica (nella sua accezione più pura) ma anche di sapersi guadagnare i favori dell’Academy: Election è stato nominato per la miglior sceneggiatura, Sideways e Paradiso Amaro hanno ricevuto cinque nomination e una statuetta ciascuno e Nebraska si è guadagnato sei candidature. Inutile sottolineare che le aspettative per Downsizing siano altissime. Legittimo aspettarsi che la carriera di Alexander Payne non subisca un tracollo proprio ora.
BARBERA E LA SUA IDEA DI CINEMA ALTO MA SENZA SNOBISMI
Gli Oscar di certo non sono sempre stati sinonimo di qualità cinematografica, e la Fabbrica dei Sogni propone un’idea di cinema spesso noiosa o decisamente meno ispirata rispetto a quella delle produzioni autoriali o indipendenti. Detto questo, è però innegabile che se Barbera ha saputo intercettare i gusti dell’Academy, lo ha fatto trovando come comune denominatore un’idea di cinema spettacolare ma sempre di grandissimo spessore e ricchezza artistica. In questo senso sembra quindi che la sua ricetta per la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia possa essere un mix perfetto per inquadrare il meglio del cinema contemporaneo, tanto selezionando grandi produzioni Hollywoodiane di quelle che coniugano un’idea ambiziosa di cinema con la capacità di intercettare i gusti del pubblico, quanto proponendo anche opere provenienti da cinematografie più periferiche, che probabilmente non arriveranno mai a una distribuzione in sala (o, in certi casi, in home video) ma che hanno molto da dire a chi riconosce nella settima arte una forma espressiva straordinariamente ricca e complessa.
Quando avremo la lista completa delle pellicole in concorso e fuori concorso a Venezia 74 ci potremo fare un’idea più precisa della direzione intrapresa dall’edizione 2017 del festival, ma per ora ci sentiamo di scommettere che ancora una volta Alberto Barbera incarnerà l’idea di cinema che ci piace: un’idea che si fa forte delle produzioni autoriali minori ma che non ha snobismi (e anzi, prova gratitudine) verso quella Hollywood che è la vera anima del cinema contemporaneo, a livello di industria quanto a livello di immaginario collettivo.