Netflix, ormai lo sappiamo, ha il pregio di non cadere quasi mai negli stereotipi di genere che facilmente si trovano nei film appartenenti ai classici canali di distribuzione cinematografica: un esempio è To The Bone – Fino all’Osso, opera che affronta i disturbi alimentari in modo originale e senza retorica. Ellen (Lily Collins) è una disegnatrice di talento, tuttavia si trova stretta tra una famiglia non convenzionale, profonde delusioni personali e l’anoressia con la quale convive da qualche anno. I ricoveri in varie cliniche sparse nel paese sembrano inutili, fino a quando la matrigna Susan (Carrie Preston) decide di condurla dal Dottor Beckham (Keanu Reeves), il quale proverà con i suoi metodi alternativi a convincere Ellen che vale la pena vivere.
La pellicola presentata al Sundance Film Festival di quest’anno scritta e diretta da Marti Noxon, ai più conosciuta per essere stata la sceneggiatrice delle serie cult Buffy – L’Ammazzavampiri, si affaccia al grande pubblico con il coraggio di affrontare un tema molto delicato, senza ricalcare le strade già battute di argomentazioni ovvie e che ormai hanno il sapore di cliché. Il film infatti si apre in una delle tante cliniche che Ellen ha visitato dove, durante una seduta di gruppo, una ragazza affetta anch’essa da disturbi alimentari si lamenta delle riviste piene di immagini di donne perfette e di pubblicità di diete dimagranti, quando immediatamente la voce e il volto di una Lily Collins guastata dalla magrezza decidono di mettere immediatamente in chiaro le cose: “Non serve incolpare tutti quanti”. Da qui parte il film, lasciandosi alle spalle motivazioni già analizzate al cinema: qui non verranno mostrate mai quelle immagini alle quali alcune delle ragazze che soffrono di questi disturbi cercano di somigliare, né verrà ostentata l’eccessiva magrezza della protagonista, che farà il suo ingresso in scena solo e unicamente quando la comprensione e l’evoluzione della storia lo riterrà necessario. L’intenzione della regista è stata invece quella di mettere in chiaro, solo e unicamente tramite i dialoghi dei protagonisti, i vari espedienti che i malati di questo tipo utilizzano per perdere peso: vomitare, usare lassativi, contare le calorie, digiunare ad oltranza, fare addominali fino a spaccarsi la schiena, salire e scendere ossessivamente le scale; non abbiamo bisogno di vedere scene di questo tipo, come non abbiamo bisogno di sapere il peso di Ellen che continuerà inesorabilmente a scendere. In questo modo Marti Noxon ci conduce alla conoscenza dei disturbi alimentari mostrandoli a misura d’uomo, per ciò che sono. Al contrario di quanto si possa pensare, normalizzare argomenti di questo tipo non significa affatto banalizzarli, significa semmai riportarli ad una comprensione che possa essere accessibile a tutti. Se l’origine delle dinamiche psicofisiche che portano una persona – Ellen ma anche gli altri ragazzi “ricoverati” insieme a lei nella casa del dottor Beckham – a soffrire di tali disturbi sono stati poco affrontati dallo script, è perché To The Bone vuole essere una dimostrazione di quello che accade dopo, una riflessione di quanto al giorno d’oggi sia facile perdere di vista la vita, rinunciare a combattere, volersi male davvero. Forse è anche per questo che il personaggio del dottore interpretato da Keanu Reeves non è così presente come ci si può aspettare dal trailer: c’è molto poco di clinico in questa sceneggiatura ben organizzata, pulita, a volte ironica, sostenuta dai giusti attori, profondi e acuti nelle loro parti. Quello che To The Bone vuole dirci è che nella vita ci vuole coraggio: “tutto qui?”, direbbe Ellen. Sì, davvero tutto qui.
Fino all’osso: il film Netflix con Keanu Reeves e Lily Collins sull’anoressia (recensione)
Di Elena Pisa
Il film Netflix con protagonista Lily Collins tratta il tema dell'anoressia in modo originale e senza retorica.