Quando parliamo di action non possiamo non considerare l’enorme impatto che ha avuto il cinema asiatico all’interno di questo genere: dalla Cina al Giappone passando per la Corea, i cineasti orientali sono stati nel corso dei decenni dei grandissimi innovatori, influenzando notevolmente anche Hollywood. Negli ultimi anni si stanno mettendo sempre più in mostra validissime pellicole provenienti da un paese emergente come l’Indonesia; tra queste segnaliamo Headshot, film del 2016 diretto da Kimo Stamboel e Timo Tjahjanto (conosciuti col nome d’arte di Mo Brothers) disponibile in home video grazie a Koch Media.
Il protagonista di Headshot è un giovane uomo che rinnega il proprio passato per amore.
Un individuo senza identità (Iko Uwais) viene ritrovato in fin di vita su una spiaggia; quando si risveglia, si accorge di aver perso la memoria ma grazie alle cure della dottoressa Ailin (Chelsea Islan) il nostro eroe, ribattezzato Ishmael, scopre di essere legato ad un clan criminale capeggiato dallo spietato Lee (Sunny Pang), evaso di prigione in maniera rocambolesca e pronto a vendicarsi del ragazzo, reo di aver tradito la sua vecchia “famiglia”.
Nonostante non sia un film perfetto, Headshot garantisce un intrattenimento di alta qualità.
Al loro terzo film i Mo Brothers, dopo l’horror Macabre e il crime-thriller Killers, virano decisi verso il cinema d’azione seguendo le orme di The Raid e The Raid 2; con le due pellicole di Gareth Evans, che hanno riscritto le regole del genere, Headshot ha in comune il protagonista, quell’Iko Uwais che sta diventando sempre di più una star internazionale grazie al suo grande talento come action hero (Uwais ha fatto anche un cameo in Star Wars: Il Risveglio della Forza). Facciamo subito una considerazione: The Raid è ad un livello superiore rispetto ad Headshot ma quest’ultimo compie egregiamente il suo dovere, quello di tenere lo spettatore incollato davanti allo schermo per tutta la durata del lungometraggio. A livello di script, il film funziona bene ma la presenza di alcuni cliché (come la storia d’amore tra i due protagonisti e la voglia di riscatto da parte di Ishmael) ne abbassano leggermente il livello qualitativo; però, a difesa di Headshot, bisogna dire che chi vuole recuperarlo lo fa per un motivo ben preciso: vedere un action adrenalinico con combattimenti grandiosi. I Mo Brothers sono dei registi tecnicamente molto bravi e questo si vede benissimo nelle scene di lotta, chiaramente il vero punto di forza dell’opera; il modo in cui i due autori mettono in scena il tutto, grazie anche all’ottimo montaggio, ci permette di godere appieno dell’inventiva e della maestria di Iko Uwais e dei suoi sodali (l’Uwais Team) nelle meravigliose coreografie, davvero incredibili. Inoltre la violenza, a dispetto di molti blockbuster americani più famosi, qui viene mostrata in tutta la sua forza, allontanandosi dagli standard fin troppo edulcorati delle pellicole occidentali: il sangue non manca di certo e il nostro Ishmael deve letteralmente fare gli straordinari per avere la meglio contro i suoi avversari.
Non si tratta certo di un capolavoro ma Headshot è un film superiore rispetto a tanti action ingiustamente più pubblicizzati e sopravvalutati; se siete dei fan sfegatati del cinema di genere orientale, non potete assolutamente farvelo sfuggire.