Pola X è sicuramente il film più “classico” di Leos Carax. Il titolo, apparentemente incomprensibile, è in realtà l’acronimo di Pierre Ou Les Ambiguïtés (in italiano Pierre o delle ambiguità), romanzo “maledetto” di Herman Melville edito per la prima volta nel 1852 (in Italia uscì nel 1942) subito dopo il grande successo di Moby Dick, mentre la “x” sta ad indicare il numero di riscritture del copione. L’opera dell’autore americano fu accolta malissimo dai contemporanei, poiché in essa si esplorano temi come l’incesto, la vita da vagabondo senza una dimora fissa (Like a Rolling Stone direbbe Dylan), il fascino dell’esperienza dello scrittore bohémien pronto a trovare ispirazione nei bassifondi dell’umanità e, soprattutto, il concetto di famiglia relativa.
Carax infatti pone l’accento su un “problema” squisitamente novecentesco, ampiamente raccontato da registi come Bertolucci, Bellocchio, da Malle in Soffio al cuore o da scrittori come Alberto Moravia: il problema del “riconoscersi” in una famiglia, nei suoi valori e nei precetti, nelle sue restrizioni e nelle sue idee; da qui, dunque, l’idea di una famiglia relativa, ovvero un gruppo a cui si sceglie di appartenere e di aderire nel quale si condividono idee, pensieri e modus vivendi.
Pierre (Guillaume Depardieu) vive con la madre Marie in un grande castello in Normandia. Sono ricchi, senza preoccupazioni e legati da un rapporto che va al di là del semplice affetto madre-figlio. Pierre ogni mattina va in moto a trovare la fidanzata Lucie: i due si amano molto. Una notte Marie annuncia a Pierre di aver fissato la data delle sue nozze con Lucie e il giovane vuole subito andare a dare la notizia alla fidanzata. Mentre costeggia un bosco oscuro, i fari illuminano una ragazza malconcia che parla con accento dell’Est Europeo. Dice di chiamarsi Isabelle e di essere sua sorella, frutto di una relazione occasionale del padre morto da tempo; Pierre sente di dover salvare questa donna, anche per rimediare alle colpe del padre. Ma la strada che sceglie è senza ritorno.
Ne Gli amanti di Pont Neuf, il flop commerciale diretto da Carax una decina di anni prima, il regista francese aveva già avuto modo di raccontare un mondo a lui estremamente caro, quello dei “fuggitivi”, degli zingari e dei giovani disperati senza una casa. In quel caso erano due adolescenti, una ragazza e un ragazzo: la prima stava perdendo la vista mentre il secondo aveva un problema di dipendenza dall’alcol. In Pola X invece il protagonista subisce una lunga trasformazione e degradazione che il cineasta rappresenta con una scelta stilistica semplice che vede in primissimo piano i colori e gli ambienti.
Pierre, sua madre e la sua fidanzata vengono inquadrati, nella prima parte, sempre in lussuose stanze chiare o in prati verdi come il giardino della loro enorme tenuta in Normandia, vestiti di un bianco chiarissimo, con i capelli ordinati e in abiti eleganti. A metà del film poi, quando avviene l’incontro con Isabelle, il prato verde si trasforma in una foresta notturna, dove tutto diviene improvvisamente scurissimo e il sole sparisce. La sorellastra di Pierre è vestita con abiti da zingara, visibilmente sporca e malconcia, denutrita, apparentemente malata; parla con un accento non francese, masticando le parole ed esprimendosi in un lessico elementare. La vita di Pierre, da quel momento, non potrà essere più la stessa, per lui quello è il primo incontro con l’oscurità.
I temi centrali della pellicola sono il “richiamo” della vita libera povera, difficile e amara ma al contempo dolce per il desiderio ardente di appartenenza ad un gruppo a cui ci si sente più vicini ma, soprattutto, l’affrancamento dalla tentacolare famiglia borghese rappresentata dalla madre di Pierre (una grandissima Catherine Deneuve); il rapporto madre-figlio è improprio, carico di sessualità ed erotismo, che sembra sempre pronto a tramutarsi in amore carnale (i due, oltretutto, si chiamano tra di loro “fratello e sorella”).
Il personaggio della Deneuve ricorda le arcigne, dure e imponenti matrone romane che Moravia ha descritto in romanzi come La vita interiore o La noia. La figura genitoriale si impone e interviene nella vita del figlio, vuole prendere le decisioni per lui e per la sua fidanzata, obbligandolo a sposarsi giovane e ad amare una donna di cui forse non è poi così innamorato.
Carax dunque, fuori da ogni forma di sperimentalismo, divide drasticamente i due mondi: i borghesi sono di un bianco candido, chiusi nella loro reggia in campagna scevra dai mali e dalle preoccupazioni che invece assalgono i vagabondi della città, sporchi, poveri e alla perenne ricerca di denaro, cibo, un tetto dove stare e un fuoco per scaldarsi in inverno.
Pola X è un grumo di generi cinematografici che si intrecciano fra loro, è un dramma da camera nelle sue prime battute, un trattato esistenziale, un thriller, un romanzo di formazione, un film drammatico che diventa addirittura melodramma verso il finale; questa è l’opera da cui partire per conoscere il mondo cinematografico di Leos Carax, critico cinematografico e cineasta poco prolifico in termini di quantità ma indubbiamente fondamentale. Pola X è ora disponibile in home video Minerva Pictures – CG Entertainment.
Pola X – In DVD il melodramma secondo Leos Carax (recensione)
Il film diretto dal geniale regista francese, ispirato ad un'opera di Herman Melville, racconta la disgregazione di una famiglia borghese disfunzionale.