Un tempo l’estate era sinonimo di repliche. Si accendeva la tv consapevoli che i palinsesti avrebbero riproposto i programmi della stagione appena terminata, o quelli dell’estate precedente e di quella prima ancora, che se da un lato permettono di lasciarsi distrarre e intrattenere, dall’altro non tengono di certo il pubblico incollato al divano in attesa di quello che verrà.
Tutto questo è solo un bel ricordo e nell’epoca dei web service gli appassionati di serie tv lo sanno. E lo sa bene anche Netflix, che in questi mesi ha sfornato un prodotto originale dietro l’altro, ampliando la scelta già ricca di contenuti adatti ad ogni gusto. Così, dopo l’uscita di Glow a giugno e di Ozark a luglio, ad agosto il turno è di Atypical.
Sam Gardner (il Keir Gilchrist di It Follows) ha diciotto anni, frequenta l’ultimo anno di liceo, la sua materia preferita è biologia ed è ossessionato dall’Antartide e dai pinguini. Ha una sorella più giovane appassionata di sport, dei genitori che lo amano e lavora in un negozio di elettronica insieme all’amico Zahid.
Sam si definisce ‘strano’, si sente solo ed è affetto da disturbi dello spettro autistico. Parla della sua vita e delle sue sensazioni con la sua analista Julia, la quale gli suggerisce di provare ad uscire dal guscio e tentare un approccio con le ragazze. Sam non se lo fa ripetere due volte ed inizia così la sua avventura alla ricerca di una fidanzata: indagini sul web, domande ad amici e familiari e osservazione dei modi di fare dei suoi coetanei lo aiuteranno a stilare una lista dei comportamenti da tenere o da evitare e a capire il significato dell’amore.
Creata da Robia Rashid – co-autrice e produttrice di How I met your mother – la nuova serie di Netflix ha il pregio di colpire con una scrittura semplice e fresca, mai appesantita dalla drammaticità nonostante il delicato tema trattato.
Già il pilot diretto da Seth Gordon (Baywatch, Come ammazzare il capo… e vivere felici) permette di identificare subito il punto di forza dello show, cioè quello di creare un legame con tutti i personaggi le cui vicende, seppur possano sembrare non molto originali, danno vita a subplots interessanti che ben si incastrano tra loro e con la trama principale.
Sam viene presentato senza maschere e senza alcun intento di impietosire il pubblico, anzi: negli episodi successivi capiamo subito come e cosa pensa – grazie anche all’impiego del voice over – e risulta essere un ragazzo che si sente un pesce fuor d’acqua nel mondo che lo circonda, perfettamente consapevole della sua malattia e delle conseguenze che questa comporta non solo nella sua vita ma anche in quella degli altri.
Elsa (Jennifer Jason Leigh, candidata all’Oscar per The Hatetful Eight) è una madre apprensiva, che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita al figlio aiutandolo ad affrontare al meglio la sua malattia, tanto da ritenersi l’unica persona in grado di comprenderlo, ed entrerà in crisi quando capirà che il figlio sta crescendo e con lui anche il suo bisogno di indipendenza. Il padre Doug (Michael Rapaport, The War at Home) invece ha sempre avuto difficoltà ad affrontare l’autismo e perciò si ritrova piacevolmente sorpreso quando il figlio gli chiederà consigli su come conquistare le ragazze. Infine Casey (Brigette Lundy-Paine) è la sorella minore nonché colonna portante di Sam a scuola, e sembra l’unica ad accettare il fratello per quello che è e a trattarlo come una persona normale.
Ed è proprio questo il focus di Atypical: evidenziare la linea sottile che separa la normalità da ciò che è considerato anormale. La malattia è presente, ma non viene descritta clinicamente nel dettaglio, piuttosto è vista come un approccio alternativo ai problemi e agli eventi tipici dell’adolescenza, che quindi colpiscono anche Sam. Anche lui come tutti vuole comportarsi nel modo giusto, vuole piacere e cerca di districarsi tra le tattiche di seduzione più assurde, e quando alla fine una ragazza la trova davvero, compie gesti bizzarri ma allo stesso tempo dolcissimi, sfatando come lui stesso afferma il mito che gli autistici non provano empatia.
Noi lo accompagniamo nel suo originale percorso di comprensione della natura umana, lungo il quale Sam paragona i comportamenti degli uomini a quelli degli animali e dà vita a situazioni spassose alternate però anche da momenti più riflessivi e toccanti, perché con le sue domande schiette e senza filtri aiuta anche gli altri ad aprirsi e a fare i conti con sé stessi, interrogandosi sul significato di crescita, cambiamento e amore.
Considerando l’importanza della tematica trattata, siamo sicuri che anche questo nuovo show targato Netflix attirerà l’attenzione degli spettatori più critici, come già successo nei mesi precedenti con 13 Reason Why e Fino all’osso. D’altronde l’attore Mickey Rowe, affetto da autismo, si è già scagliato contro la serie accusandola di voler creare ilarità intorno a comportamenti patologici, ma è pur vero che altri hanno bollato la presa di posizione di Rowe come una mossa mediatica e che il Centro per la Ricerca e il Trattamento dell’Autismo dell’ateneo losangelino UCLA ha invece lodato l’opera di divulgazione e sensibilizzazione condotta dalla serie. Noi possiamo solo far notare che la produzione è stata affiancata per l’intero ciclo di lavorazione dalla Dott.ssa Michelle Dean, impiegata proprio presso la University of California, Los Angeles, e che seppur la UCLA sia parte in causa, di certo una tale scelta dimostra la volontà dei produttori di trattare con il maggior tatto e scientificità possibile una tematica tanto complessa. Atypical in soli otto episodi riesce a divertire e a commuovere, creando un perfetto equilibrio tra lo humor e il cuore. Non ci resta che attendere il rinnovo per la seconda stagione!
Atypical: la nuova serie Netflix che racconta la normalità dell’autismo (recensione)
Creata dall'autrice di How I Met Your Mother, la serie con Jennifer Jason Leigh sfida i pregiudizi e racconta la vita di un teenager fuori dal comune.